Taglio dei posti di Servizio Civile: così si impoveriscono i territori

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Molti progetti di Servizio Civile non saranno finanziati quest’anno. Nella nostra provincia, considerando anche solo i progetti approvati e non finanziati di Cnv (pur avendo ricevuto una valutazione di 83,4 punti su 100!) si perderanno quest’anno oltre 200 opportunità per i giovani: si tratta di 240.000 ore di impegno e solidarietà che mancheranno nelle associazioni e negli enti del territorio, oltre 22.000 ore di formazione che non saranno erogate ai giovani, 1 milione e 200 mila euro di contributi che i giovani non potranno ricevere.

A livello nazionale non va meglio. Come dimostrano i dati dell’Unione Nazionale Servizio Civile, a cui aderiscono un sesto di tutti gli enti accreditati in Italia: “Sono 52.236 le posizioni di Servizio Civile Universale a bando nel 2023, in calo rispetto alle 71.550 del 2022 e alle 63.077 del 2021. Si confermano così inattive circa 30.000 potenziali posizioni offerte dagli Enti SCU, come denunciano diversi amministratori dell’Irpinia, poi ripresi in un’interrogazione parlamentare dell’On. Ricciardi, i sindaci di Pisticci e Policoro in una lettera a Mattarella e ancora dei comuni del Lazio e della Sicilia che hanno incontrato il Ministro in questi giorni per chiedere un’integrazione al bando, appello a cui come Unione ci associamo. 

Sebbene il bando non risulti particolarmente ridotto rispetto agli anni precedenti il PNRR e nonostante l’apprezzabile sforzo politico nell’individuare circa 10 milioni di euro aggiuntivi da diversi Dipartimento della Presidenza del Consiglio, questi appelli testimoniano la necessità non solo di dedicare maggiore risorse al Servizio Civile – considerando che ad oggi in Legge di bilancio per il 2024 sono previsti fondi per appena 20.000 posizioni – ma anche ripensare il meccanismo di distribuzione di queste risorse all’interno del sistema. Gli appelli dei sindaci nascono infatti dall’attuale paradosso di avere da un lato territori che da anni offrono (e avviano) posizioni di Servizio Civile e che invece oggi, pur ripresentando le stesse attività degli anni passati, si trovano totalmente scoperti con un danno sostanziale ai giovani e a chi beneficia del loro servizio; dall’altro Enti di Servizio Civile che, pur richiedendo migliaia di volontari, tutti gli anni presentano tassi di avvio molto inferiori rispetto a chi non è stato finanziato, con centinaia o migliaia di posizioni scoperte. 

Giustamente questo anno ci si è posti il dubbio se avesse o meno senso finanziare un numero di posizioni di molto superiore a quello degli anni passati considerato che il numero di volontari effettivamente avviati con i bandi 2021 e 2022, nonostante l’aumento del contingente a bando, sia rimasto intorno ai 50.000 avvii. 

Il dato così preso rischia di dare però una visione troppo semplicistica del Servizio Civile, visto lo squilibrio esistente tra enti, territori e ambiti di impiego. 

I mancati avvii, a nostro avviso, hanno spesso cause comuni che, se trattate correttamente, andrebbero ad aumentare notevolmente il tasso di avvio in servizio. 

In primis, ad oggi non è assicurata un’adeguata distribuzione territoriale e settoriale delle posizioni. Stando a quelle attualmente a bando risultano esservi province confinanti con differenze profonde, avendo un giovane anche 10 volte meno opportunità di un pari nella provincia confinante, spesso senza un’equa distribuzione tra settori. Questo avviene nonostante esista un meccanismo di garanzia regionale, di fatto inefficace non tenendo conto dei settori ed essendo stato utilizzato negli ultimi anni solo una volta per la Valle d’Aosta. 

In secundis, non tutti gli enti hanno gli stessi tassi di avvio: pur non essendoci dati esatti pubblicati in questo senso, da una nostra stima risultano esservi enti che, anche con migliaia di volontari a bando, mantengono tassi di avvio oltre il 90%, laddove altri avviano appena metà delle posizioni bandite, e questo a prescindere dal settore o dall’area geografica. D’altronde, i tassi di avvio ad oggi non hanno alcun impatto sulla valutazione dei programmi e progetti. 

In tertiis, le tempistiche di domanda e di avvio purtroppo non favoriscono la partecipazione: un sondaggio che abbiamo condotto su circa 1000 volontari rileva che il periodo di avvio preferito è quello di settembre o inizio anno, mentre ad oggi la maggior parte dei volontari viene avviato all’inizio dell’estate, quando molti giovani stanno svolgendo gli esami di maturità o si accingono ad iniziare un lavoro stagionale. 

Infine, vale la pena evidenziare come, sebbene il numero di posizioni a bando possa rimanere in termini assoluti stabile negli anni, molti progetti, seppur simili nei contenuti a quelli di anni precedenti valutati con punteggi molti alti, non vengono finanziati, provocando una strutturale instabilità che l’Ente di fatto non può prevenire. Questo sfavorisce la capacità da parte dello stesso di investire nel lungo periodo e di ottenere un riconoscimento stabile nella comunità in cui opera, favorendo la partecipazione. 

In sintesi, una causa sostanziale del tasso di avvio è il modo in cui le posizioni vengono distribuite tra gli Enti SCU che le richiedono: siamo convinti che una distribuzione geografica più equa, una più forte responsabilizzazione degli Enti legata alle reali capacità di avvio e una maggiore stabilità nel tempo per gli Enti virtuosi possano influenzare molto positivamente l’attrattività del Servizio Civile. 

Non ci limitiamo quindi semplicemente a richiedere più risorse, ma ci impegniamo  a massimizzare la nostra capacità di realizzare i progetti e di avviare i volontari richiesti. 

Unione Nazionale Servizio Civile

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