Se non ora quando? – Spunti e suggerimenti per onorare il Centenario Pucciniano #StateSereni

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Almeno questa volta da Roma è arrivata una buona notizia. Presso la Presidenza del Consiglio (Palazzo Chigi) è stato insediato il Comitato per le celebrazioni del primo centenario della morte di Giacomo Puccini. Del Comitato fanno parte i rappresentanti delle istituzioni locali e degli enti che sono legati alla storia del Maestro: La presidenza del Comitato, per delega espressa del presidente del Consiglio, è stata affidato al maestro Alberto Veronesi: Al Comitato sono stati assegnati consistenti fondi, già disponibili nel corrente, che devono servire a svolgere il programma celebrativo, che ha la missione di promuovere e valorizzare la conoscenza della vita e delle opere di Puccini.

E questa è una buona notizia, perché ci dice che si sono poste le basi per realizzare un programma di iniziative e di manifestazioni che potranno fare del 1924 un anno pucciniano degno dell’importanza dell’appuntamento.

Fino a qui, dunque, tutto bene, Il resto, se il Comitato si dimostrerà all’altezza del compito, lo vedremo quando si metterà all’opera e comincerà a formulare programmi, a fissare obiettivi, a stabilire la linea d’azione che intende seguire.

Se sono rose fioriranno! Intanto mi pare più che opportuno avanzare qualche suggerimento che possa servire al Comitato impegnato a definire il suo programma.

Procediamo per ordine. Intanto cercando di fornire un orientamento operativo che non può prescindere dalla messa in guardia circa la necessità dell’oculatezza con la quale si decidono le spese: è vero il Comitato dispone di una buona scorta di fondi (per i primi due anni circa 10 milioni di euro), ma è altresì vero che deve difendersi dall’immaginabile assalto alla diligenza che non tarderà a scatenarsi: se già non è partita.

Un ‘occasione così ghiotta l’assortita compagnia delle sirene non se la lascia certo sfuggire. Quindi sarà bene che il Comitato proceda avendo in mente obiettivi di sicura realizzabilità, di effettiva aderenza alla sua missione e di sicura capacità di intervento su situazioni e problematiche che da anni si trascinano in attesa di soluzione.

La dimensione dei suoi interventi deve tenero conto di questo quadro di riferimento all’interno del quale si possono, e si devono individuare, le azioni che qualificheranno l’iniziativa del Comitato.

Questo non significa che il Comitato non possa maturare anche l’idea di mettere in cantiere grande operazioni, quale potrebbe essere un auditorium-cittadella per la musica, da realizzare  procedendo al recupero di strutture oggi inutilizzate (per esempio: Molino Pardini a San Piero a Vico, Cartiera Pasquini sui Borghi) ma se intende muoversi in quella direzione è quantomeno opportuno che avvii da subito uno stretto concerto con l’Amministrazione Comunale per concordare la validità di quegli interventi che abbisognano di adeguata normativa urbanistica, da mettere in cantiere immediatamente. Di seguito Comitato e Comune di Lucca dovrebbero definire il carattere degli interventi, prefigurando il progetto operativo che, data la loro complessità e l’onerosità, non può prescindere dalla ricerca di un coinvolgimento di Istituzioni e di soggetti privati. In questo senso, evitando così l’opacità del pasticcio Manifattura, si deve agire con la più assoluta trasparenza, magari ricorrendo ad un Concorso di idee che garantisca la qualità e la serietà degli interventi.

L’intesa e la collaborazione fra Comitato, Comune, e Istituzioni, come le Fondazione Bancarie, può fornire anche l’adeguato quadro di riferimento finanziario-amministrativo anche per risanare quella che la città percepisce come una intollerabile ferita.

Mi riferisco all’attuale condizione del caffe Caselli Di Simo di via Fillungo che ormai da anni è chiuso privando così Lucca di un luogo pucciniano di eccellenza.

Se c’è un intervento che più di ogni altro può qualificare il Comitato del Centenario questo è sicuramente il recupero del Caffe Caselli – DI Simo che accrediterebbe l’identità di Lucca città di Puccini e rafforzerebbe il percorso pucciniano stabilendo un virtuoso collegamento con la Casa Museo di piazza Cittadella.

Inutile stare a decantare quale impulso turistico-culturale recherebbe la riapertura in via Fillungo del Caselli-Di Simo, trasformato in museo di ultima generazione: luogo di socialità, leggere consumazioni, divani, lettura di giornali, sosta, conferenze, musica, esposizioni. Chi più ne ha più ne metta. E se le goda.

Qui mi fermo, perché sento già il borbottio delle prefiche e dei malpancisti, quelli che se la menano con il ritornello “è inutile: a Lucca non si può fare nulla”.
Avendo per la mia esperienza adottato una formula messa nel circuito culturale. politico da un grande pensatore italiano del Novecento: “Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà” sono al riparo dal terribile contagio del COVID lucchese del lamento perpetuo, ed anzi proprio in vista dell’appuntamento del 2024 sento che più consistenti sono le possibilità per ridare a Lucca quel luogo magico di cultura e di arte che Giacomo Puccini frequentò sapendo di trovarvi un ospitale rifugio.

L’importante, anzi, essenziale è sapersi muovere, stabilendo un’intesa con la proprietà che veda tutelate le sue legittime aspettative ed abbia la garanzia della serietà culturale e della solidità dell’operazione che restituisce a Lucca il caffè Caselli Di Simo, dove si è svolta la migliore storia della città.

Per dirla chiara, a beneficio di chi ci crede, e sono molti, chiudo con altro motto, anche questo di provenienza illustre: “se non ora, quando?“

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2 Commenti

  1. Bellissima e intelligente proposta!
    Assolutamente condivisibile, trasversale, realizzabile e affascinante per la città.
    Una idea che migliora e innalza l’offerta culturale e turistica di Lucca, nel momento migliore che riguarda le celebrazioni Pucciniane!
    Bravo Umberto, finalmente una voce fuori dal coro, che pensa al concreto!
    Risolvere l’angosciosa e umiliante vista del Caffè Caselli desolatamente vuoto, associandolo ad un Auditorium multiuso, che contemporaneamente rimuove e risolve quel mostro di bruttissima archeologia industriale del Molino Pardini, è una bellissima iniziativa!
    Se non ora, quando?!

  2. Chiaro come sempre, come nello stile del professor Sereni. Proposte che condivido in pieno: ridare vita al caffè Di Simo vuol dire ridare storia e cultura alla città dopo anni di abbandono. Questo è il momento giusto per intervenire sul caffè Caselli ( Di Simo) approfittando dei fondi per il centenario di Puccini.

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