Donne nelle nomine pubbliche: una piacevole novità. Ma c’è comunque un problema?

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Tra le nomine del governo Meloni ci sono state due che hanno fatto un po’ di scalpore: si tratta della nomina di Giuseppina Di Foggia e di Silvia Rovere. La prima è stata nominata CEO (ossia amministratore delegato) in Terna ed è anche la prima amministratrice donna di una grande società italiana. La seconda è stata nominata presidente di Poste Italiane.

Silvia Rovere, in occasione della sua nomina, pare abbia manifestato ad alcuni amici il suo disappunto per il fatto che “quando una donna fa carriera si ricordino subito gli uomini importanti che ha intorno – fratelli, padri e madri – come a giustificare il percorso professionale della signora”. Il riferimento pare che sia al marito che è Andrea Munari presidente di BNL.

Va subito detto che il curriculum di Silvia Rovere è di quelli veramente notevoli: AD in Morgan Stanley sgr, DG in Ream sgr, AD in Euroemiliano spa, esperienze estere e via e via. Fino a quando non era direttrice finanziaria di di Patrimonio delle Stato spa in cui si trova a lavorare con Matteo Del Fante che oggi è il CEO di Poste Italiane (dove ora è chiamata a fare da presidente). Sarebbe bello che tutti i posti nelle aziende di stato fossero stati dati, negli anni, a persone altrettanto competenti.

Però, sì è vero. C’è quella osservazione del fatto che spesso, troppo spesso, cercando nelle parentele e nelle amicizie strette dei nominati si trovano nomi eccellenti. E questo, sia detto con molta chiarezza, non ha a che fare con le donne. La cosa si dimostra vera anche (e soprattutto) per molti uomini nominati ai vertici di partecipate dello stato o in incarichi importanti.

Il fatto è questo: c’è (è indubbio) un tetto di cristallo che limita le possibilità delle donne di raggiungere alcuni traguardi. Ma, seppure lentamente, si sta rompendo. Ma ce n’è un altro che limita a familiarismoe relazioni gran parte di politica e affari. Se non sei nei circoli giusti non arrivi al traguardo anche se sei bravo. E se non nasci dalle famiglie giuste, difficilmente entri in quei circoli.

Il problema della mancanza di meritocrazia è quindi assai evidente in Italia. E riguarda tutti i nostri giovani. Che proprio per questo non ritengono un gran che utile studiare e farsi una preparazione adeguata. Anzi, tendono a confondere le difficoltà con l’ineluttabilità e a reagire con scetticismo, inerzia e rassegnazione. A questo problema si aggiunge poi la scarsa preparazione che le nostre scuole, sia secondarie che universitarie, danno ai ragazzi per definire i contorni di una tempesta perfetta.

In tutto il mondo è vero che per avere opportunità un po’ di relazioni sono necessarie. Che per salire di livello ci vuole che qualcuno di apra una porta. Solo che questa porta dovrebbe aprirsi perché, in quello che fai, ti sei dimostrato bravo, non perché sei figlio, fratello o marito/moglie di qualcuno che conta. Il gran numero di nominati che hanno relazioni familiari importanti testimonia che l’ascensore sociale non funziona; che se nasci in povero non hai significative possibilità di cambiare il tuo destino; che se non sei nato con certe relazioni molto probabilmente non farai molta strada.

Questo ragionamento riguarda anche chi, il suo risultato lo ha ottenuto non in forza di quelle parentele ma di duro lavoro. Questo problema è una pietra che portiamo sulle spalle tutti noi.

Foto di Sergey Makashin

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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1 commento

  1. Come darle torto? Ahimè nel nostro paese funziona così : non sempre si valorizzano le persone in ossequio al principio meritocratico, in quanto prevalgono altre logiche. In altri Paesi, soprattutto dell’area germanica e/o anglosassone, la meritocrazia rappresenta un valore importante ed imprescindibile. Questo spiega perchè alcuni nostri valenti giovani emigrano in questi paesi e lì intraprendono carriere di grandissimo rispetto in tutti i campi. Una mia parente, neuropsichiatra infantile, destinata ad una carriera di scarso rilievo in Italia, ( nall’ombra di qualche barone della medicina..) , è andata a lavorare nel Regno Unito e a quarant’anni è diventata Primario presso il reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Liverpool. Qui ha alle sue dopendenze un equipe composta da giovani medici di molte nazionalità. Altra dimensione!!!! Il merito , quindi, conta .

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