Chi soffrirà di più per la morte di Berlusconi? Il centrodestra o il centrosinistra?

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La domanda è legittima.

Proviamo a indagare le situazioni nei due schieramenti.

Il Centrodestra

Il centrodestra perde un elemento di collante. Di fatto uno stabilizzatore dei rapporti. Perché, perso da tempo il peso elettorale, e con esso la centralità politica di Forza Italia, resta il punto che la presenza di Berlusconi rendeva più facile, per la Lega e per Salvini, essere il numero due: alla fine essere davanti a Berlusconi era comunque una medaglia di merito. Essere davanti ad una FI senza il suo leader no. Vale poco. Perché la storia pesa e l’uomo, con tutte le sue contraddizioni, era comunque un peso massimo.

Ora che non c’è più, la Lega deve misurarsi con il dinamismo e il successo di FdI e della loro leader. E il confronto non è facile da reggere per la Lega che quindi potrebbe essere spinta a cercare un’affermazione nella distinzione. Il che genererebbe inevitabilmente delle tensioni interne al governo.

Ma il problema più grande per il centrodestra è lo scenario internazionale. Non tanto per il peso di Berlusconi, assai scarso in questo contesto come ha platealmente dimostrato la quasi totale assenza di leader esteri ai suoi funerali. Ma per il fatto che Berlusconi garantiva la sopravvivenza della sua creatura politica e, con essa, una ragionevole rappresentanza del PPE in Italia.

Con la sua scomparsa questa rappresentanza è messa in discussione. E la mancanza di una presenza in Italia è un serio pregiudizio per la tenuta del PPE in Europa. Tutto lo schema internazionale della Meloni si basa sull’accordo di PPE e Conservatori (di cui lei e la leader).

Se il PPE si ridimensionasse troppo l’alleanza meloniana potrebbe non bastare. O potrebbe prevalere il desiderio di fuga su lidi noti in chiave difensiva (alleanza con i socialisti).

La soluzione sarebbe a portata di mano: se la Lega aderisse al PPE gli garantirebbe un pacchetto di voti e stabilizzerebbe anche il rapporto interno al governo.

L’uovo di Colombo? Non proprio.

Salvini non è rispettato sullo scacchiere europeo: lo sa e ne soffre e non sembra disponibile a trovare un accordo in tal senso.

Il risultato finale è che l’instabilità del governo diventa uno scenario possibile nel prossimo autunno-inverno.

Il Centrosinistra

Ma i problemi più gravi li ha già il centrosinistra.

Questo ha prosperato grazie allo «spauracchio» Berlusconi. Vi ha trovato unità. Vi ha trovato una causa. È stato il leitmotiv delle comunicazioni di quella parte politica per circa trenta anni. E, ora che non c’è più, manca il collante.

E si vede: la sinistra è divisa come non mai. Manca di un progetto. Che mancava anche prima ma l’avversione a Berlusconi compensava. La comunicazione ha sterzato «sull’opposizione alle destre», declinata la plurale per dare una maggiore sensazione di grandezza; per dare una maggior enfasi allo scontro.

Ma l’appeal della lotta «contro tutte le destre» è scarso; ha il sapore della nostalgia di un passato che fu e che non tornerà, non della gloriosa battaglia.

Oggi, con la Meloni in chiave social e Salvini depotenziato, la destra non allarma nessuno davvero. E la chiamata alle armi non incanta. Il risultato è la corsa alla radicalizzazione del PD di Schlein che insegue un M5S anch’esso in chiave ultra-sinistra populista. Mentre il (o i?) centro-sinistra di Renzi e Calenda viaggiano in solitudine sulla via andreottiana dei due forni.

È un percorso di battaglia che perde i contenuti a favore delle polemiche: come quelle sul decreto lavoro che toglie sì le giustificazioni per le assunzioni a tempo determinato (ma solo per il primo anno) ma toglie anche un 7% di cuneo fiscale. E lo fa a favore dei redditi più bassi, non dei ricchi stipendi di manager. Di fatto il PD di Schlein si sta facendo superare a dalla Meloni nella protezione dei ceti deboli.

O come nella battaglia, tutta ideologica, sull’abuso di ufficio: riuscire ad isolarsi dalla stragrande maggioranza dei propri amministratori (sindaci, assessori e presidenti PD) è un risultato rimarchevole per la Schlein.

La morte di Berlusconi ha innescato un riassetto politico che è ancora presto per capire come si riassorbirà. Di sicuro ha cambiato lo scenario e solo chi saprà capire rapidamente come riposizionarsi potrà sopravvivergli.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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