C’è un tesoretto nascosto nel nostro territorio: facciamo un “tavolo” per parlarne?

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Il 23 maggio si è tenuto a Lucca un incontro, presso la sala Convegni di Via San Micheletto,  in occasione della presentazione del Rapporto Labsus 2022 dedicato al tema delle “Scuole da beni pubblici a beni comuni” (https://www.labsus.org/rapporto-labsus-2022/). All’iniziativa, che si è svolta col patrocinio della Regione Toscana e del Centro di ricerche Maria Eletta Martini, hanno portato i loro saluti iniziali, in rappresentanza del Comune di Lucca,  l’Ass, Minniti e Testaferrata, la dirigente scolastica D. Buonriposi, la dott. L. Puliti, presidente della Fondazione Coesione sociale. Il Vescovo in particolare ha richiamato nel suo saluto l’insegnamento di Don Milani di cui ricorre in questi giorni il centenario della nascita e di Papa Francesco evidenziando lo stretto rapporto necessario tra scuola e comunità e la necessità talora di rafforzarlo anche con specifici patti di collaborazione. 

Come il rapporto dimostra infatti vi sono ormai in Italia moltissimi esempi di scuole aperte,  partecipate e condivise: in realtà la scuola è un bene pubblico, ma quando i genitori o gruppi di cittadini si assumono la responsabilità, insieme anche all’ente locale, di  curare uno spazio della scuola (per es:  spazi verdi) o di organizzarvi  incontri di tipo culturale e formativo, insieme all’ente locale e organizzazioni del terzo settore,  sottoscrivendo uno specifico patto in tal senso, allora quei beni diventano beni comuni.  Si condividono cioè obiettivi e responsabilità, ci se ne prende cura facendo attività insieme: la scuola diventa così, in base a quel “patto”, aperta al territorio ed i cittadini, singoli o organizzati, che ne fanno talora un polo di sviluppo di socialità, di cultura, aperto a tutti i cittadini/e.

Ma questo capita oggi non solo con le scuole, bensì con molti beni comuni, ossia con molti spazi di cui si prendono cura direttamente i cittadini per offrire iniziative ed attività aperte al contributo di tutti/e. Perché il presupposto di partenza di queste esperienze è che le istituzioni (innanzitutto scuole ed enti locali) ritengono i cittadini non solo portatori di bisogni, ma anche di grandi risorse che possono essere valorizzate per dare risposte ai bisogni stessi, offrendo opportunità e spazi di espressione e di socializzazione. In sintesi: facendo comunità.

E’ stata così questa anche l’occasione per far conoscere la realtà di quasi 20 patti che esistono anche a Lucca e non solo nelle scuole. Al Bucaneve nell’Oltreserchio, sull’Ozzeri a Pontetetto, al Piaggione o  alla scuolina “Raggi di sole”, come anche all’Istituto superiore S. Pertini  (ove è stato firmato un patto di corresponsabilità con i genitori) quotidianamente sono offerte anche sui nostri territori iniziative gratuite di incontri per presentazione di libri, attività di dopo scuola, sala studio per studenti, ludoteca, corsi di lingue, di yoga, ginnastica, feste, gite, escursioni, sono curati e ripuliti spazi verdi, argini del fiume Serchio, o promosse iniziative di cura dell’ambiente. Ognuno di questi  patti di collaborazione registra mediamente circa 1000-1200 presenze frequenze di cittadini di ogni età all’anno e complessivamente sono almeno  20.000 le presenze (circa 800.000 in toscana). Durante il convegno sono state illustrate alcune di queste realtà (https://www.facebook.com/centrocittadinanzaoltreserchio/?locale=it_IT e https://www.facebook.com/scuolinaraggidisole/) che sono anche spazi di inclusione sociale per famiglie con figli disabili, per giovani che cercano propri spazi di studio e dibattito, talora anche nelle forme di co-working, come ha raccontato lo studente  L. Bianchini presso il Bucaneve.

Ne emerge uno stretto legame tra le comunità locali, le scuole e tutti coloro, cittadini/e singoli o organizzati, che contribuiscono alla realizzazione di quanto viene concordato con l’ente e svolto gratuitamente. Indubbiamente questi patti costituiscono un nuovo tipo di volontariato, come ha sottolineato F. Severi (Cesvot) e che si possono realizzare oggi grazie ad un nuovo quadro giuridico che promuove la sussidiarietà.  

Il Prof E. Rossi, cuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha evidenziato come queste realtà siano espressione del principio di sussidiarietà previsto all’art 118 della nostra Costituzione e come gli enti debbano quindi “favorire” queste forme di autonoma iniziativa dei cittadini. E G. Arena, prof di diritto amministrativo e presidente Labsus, ha anche sottolineato come questi patti non abbiano quindi niente a che fare con convenzioni e appalti, ma siano un nuovo e diverso strumento amministrativo con cui si stabiliscono rapporti di collaborazione alla pari tra cittadini/e ed istituzioni ed in cui i cittadini sono protagonisti anche nel “fare” e gestire attività che vengono concordate con l’ente attraverso appositi “patti di collaborazione”.   

In Toscana queste esperienze sono presenti in 48 comuni, con una crescita costante nel corso degli anni ed i patti siglati sino ad oggi sono circa 700. Ma di queste esperienze di cittadini e di questi “patti” si sa molto poco: “si fa, ma non si dice”, come diceva il motivetto di un’antica canzone!  In 3 Comuni su 4  che hanno promosso i patti di collaborazione in Toscana, (ma la situazione non è molto diversa a livello nazionale)  non ce n’è notizia sul sito istituzionale o nella rete civica, spesso neppure nella stampa locale. E solo in 5 dei 48 Comuni toscani cha promuovono questi tipi di “patti” vi è un ufficio, un personale specifico o preposto. Questo è quanto emerso dall’indagine svolta da Labsus in Toscana ed esposta da R. Caselli. Sono esperienze innovative e che come tali sono ancora poco strutturate all’interno del funzionamento di enti pubblici e scuole, ma che producono varie forme di benessere sui territori.

Lo ha testimoniato anche L. Fazzi, lucchese ed ex assessore al Comune di Siena, il Comune toscano che per primo ha adottato nel 2014 il Regolamento dei beni comuni: ha illustrato una grande varietà di patti siglati dal Comune di Siena con i cittadini che si prendono cura di vari beni comuni, che vanno dalle stesse mura urbane agli spazi verdi urbani o ulivete abbandonate o sottoutilizzate. Ed anche nelle Scuole, come ha evidenziato R. Bartolini di INDIRE (….) le “comunità educanti” attraverso specifici patti, si sono ormai diffuse su tutto il territorio nazionale.

Tutte queste realtà costituiscono indubbiamente un “tesoretto” nascosto  questi territori. Un tesoretto perché innanzitutto c’è chi si cura dei beni comuni abbandonati e/o in degrado: si tratta talora di spazi verdi (per es: giardini ex-nidiaci di Firenze), di scuole elementari in disuso (come la stessa sede del Bucaneve di Maggiano) o di immobili, pievi o addirittura ville pubbliche in stato di abbandono. Basti ricordare il caso emblematico delle terme del Corallo di Livorno: una villa in cui oltre 100 anni fa si creò una struttura per la salute (oggi si direbbe una spa) con acque particolarmente benefiche e che è stata poi distrutta da un incendio e dall’incuria. Ma che i cittadini hanno ripulito e “curata” tanto che il direttore degli Uffizi ha affermato, dopo una visita con la guida Pino Pera di Reset, che sarà la sede degli Uffizi a mare (https://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/regione/toscana/2023/03/17/uffizi-al-mare-piano-di-rilancio-per-terme-corallo-di-livorno_e6377bd8-2227-4aba-ab4a-d3ee7d59197d.html). Ma queste esperienze sono un vero “tesoretto” anche perché creano benessere per le comunità tutte: producono “beni relazionali”, momenti di socializzazione e di inclusione sociale, di espressione di quella  cultura ed identità dei luoghi che costituisce anche l’humus su cui si sono sviluppate le esperienze dei “distretti”, compresi quelli di economia civile e le filiere del cibo, come quelle presenti sul territorio provinciale lucchese.  

Ma tutta questa ricchezza, questo “tesoretto” è oggi nascosto: poco conosciuto, poco comunicato. Sembra esservi sono il “passaparola” a scapito talora di quella trasparenza che dovrebbe essere alla base dei “patti” intesi come un ponte tra la “piazza ed il palazzo”. Proprio per poterle far conoscere meglio e diffonderle maggiormente sui territori queste esperienze, è stato anche chiesto, in occasione del convegno,  da parte dei firmatari di patti esistenti nel comune di Lucca, un incontro con l’amministrazione comunale: l’obiettivo è creare un tavolo per poter collaborare a nuovi sviluppi futuri, non solo con il rinnovo dei patti previsti per l’anno prossimo, ma anche per la possibile apertura a nuovi patti con i cittadini facendo conoscere a tutti questa opportunità. Si tratta quindi non solo di “favorire” i patti con i supporti che normalmente sono presenti già adesso nei patti stessi  (per es: utenze, assicurazioni, ecc), ma anche di farli conoscere perché siano sempre più “facili” per i cittadini che volessero aderire o proporne di nuovi. E i firmatari dei patti di collaborazione attendono quindi fiduciosi la convocazione in Comune, in risposta alla loro domanda e disponibilità.  Per chi volesse vedere la registrazione dell’incontro del 23 maggio: https://www.youtube.com/watch?v=KbT1-k_z8Ts  e per chi volesse saperne di più può scrivere a [email protected] o [email protected]

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2 Commenti

  1. I patti territoriali mi sembrano buoni strumenti amministrativi che in effetti danno attuazione al principio di sussidiarietà previsto all’art 118 della Costituzionema e rappresentano un nuovo e diverso modo per stabilire rapporti di collaborazione alla pari tra cittadini ed istituzioni ed in cui i cittadini sono responsabilizzati nel gestire attività che vengono concordate con l’Ente, soprattutto Comune, attraverso appositi “patti di collaborazione”. Ciò comporta un dialogo più efficace con le istituzioni e una migliore allocazione delle risorse ( in genere sempre scarse) per meglio rispondere alle esigenze pressanti di una società complessa e in continua evoluzione.

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