Il grande caldo e le scelte da fare oggi.

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Ogni anno, all’arrivo del caldo, si scatenano i giornali per stigmatizzare il cambiamento climatico. Come anche avviene ogni volta che fa freddo (il refrain è che i cambiamenti produrrebbero una specie di effetto amplificazione: più caldo, più freddo, più pioggia, più siccità, più gravi temporali, più…, più…).

Ma è davvero vero?

Proviamo a fare qualche semplice osservazione. Cercando di dividere le certezze dalle ipotesi. Poi ciascuno trarrà le conseguenze che ritiene più giuste.

È vero che la temperatura globale sta aumentando?

Sì. Questo è indubbio. L’aumento delle temperature medie della Terra è un dato misurabile e incontrovertibile. E i numeri che circolano sono piuttosto corretti.

È la prima volta nella storia che ciò avviene?

No. Ci sono evidenze che la Terra ha più volte avuto variazioni intense di temperature sia in alto che in basso. Ci sono evidenze di periodi di caldo e di freddo molto superiori a quelli a cui stiamo assistendo. Non abbiamo certezze del motivo di queste variazioni che hanno avuto anche durate importanti. In epoche “recenti” si sa che ci sono state fluttuazioni di temperatura di circa 400 anni: prima il Periodo Caldo Medioevale (da circa 800 al 1300) seguito poi dalla così detta Piccola Era Glaciale (dalla metà del 1300 alla metà del 1800). Va però tenuto conto che, se sul fatto che queste variazioni ci siano state c’è uniforme accettazione da parte della comunità scientifica, la loro misura, anche per la scarsità di strumenti e la limitazione geografica di fonti per i periodi in oggetto, è assai problematica. E le variazioni che supponiamo possano essere rilevanti sono dell’ordine di qualche grado che è un livello di dettaglio di difficilissima determinazione con indagini del passato.

Esiste una correlazione provata tra gli “eventi estremi” e il global warming?

No, non esiste una correlazione provata. Neppure è provato che stiamo assistendo ad un significativo aumento del numero degli eventi estremi. Su questa carenza di certezze pesa la scarsa conoscenza che abbiamo per quanto riguarda il sistema climatico nel suo complesso e quello che regola l’insieme dei “fenomeni estremi” in particolare (particolari concentrazioni di pioggia, vento, neve).

Abbiamo un modello previsionale ampiamente accettato dalla comunità scientifica per i mutamenti climatici?

No. Al momento non esiste nessuno modello valido per previsioni di medio termine (mesi) quindi meno che mai per sistemi di lungo e lunghissimo termine (anni o secoli). L’esperienza che tutti abbiamo è che le previsioni del tempo sono piuttosto affidabili sul brevissimo termine (una settimana o meno) ma già sulle 2 – 3 settimane sono scarsamente affidabili. Oltre non lo sono per nulla. La mancanza di un modello previsionale è una lacuna grave per il ragionamento sul cambiamento climatico ma è anche una sfida di complessità inaudita. Su quello che genericamente chiamiamo clima (ma che è la sovrapposizione di una enorme quantità di eventi diversi) agiscono sia fattori esterni alla vita sulla Terra (come le variazioni di attività del Sole e le variazioni del campo magnetico terrestre, variazioni dello strato di ozono  o “incidenti” come meteoriti che nei millenni sono caduti sul pianeta, talvolta con sconvolgimenti epocali, ecc.) che fattori interni (come le variazioni di popolazione animale e vegetale, modifiche di correnti oceaniche, eruzioni ed esplosioni geotermiche sia marine che aeree). Anche il ruolo della anidride carbonica nel global warning è solo supposto (anche se con delle indicazioni provvisorie che vanno in quella direzione).

In assenza di un modello come sappiamo il valore massimo di anidride carbonica che può essere immesso in atmosfera senza rischi?

In effetti non lo sappiamo. Le stime sono fatte su delle ipotesi di semplificazione e su modelli non verificati. Le verifiche richiederebbero o una teoria unificata del clima (che non abbiamo) o una verifica sperimentale (che, ovviamente, non è possibile fare). Sappiamo che il clima ha accelerato il suo riscaldamento in concomitanza con la crescita dell’azione antropica sul clima stesso. Non sappiamo se sarebbe successo lo stesso o meno né se una variazione squisitamente antropica abbia o meno dei caratteri irreversibili. Neppure sappiamo se le variazioni di qualche grado possano innescare dei fenomeni “a valanga” o delle “contromisure” della natura (interessante in questo senso la scoperta recente che il riscaldamento ha fatto aumentare il fitoplancton negli oceani che è considerato uno dei più importanti antagonisti dell’anidride carbonica).

Quindi, se non sappiamo che succederò possiamo rimandare tutto a quando avremo le idee più chiare?

Teoricamente sarebbe come considerare che abbiamo una pistola alla tempia e potrebbe, o no, avere un proiettile nel tamburo e tira il grilletto ogni tot tempo. Non parrebbe saggio fare solo considerazioni sul fatto che potrebbe non esserci mai un proiettile ma non pare neppure saggio fare cose che possono danneggiarti gravemente per toglierti dalla linea di tiro.

Le scelte dell’unione Europea sono quindi sbagliate?

Risposta soggettiva. Dobbiamo considerare che un problema globale come questo non è risolvibile sono con lo sforzo di una sola nazione o di poche (come potrebbe essere tutta l’Europa). Così come non possiamo dimenticare l’importanza della testimonianza: è indubbio che se l’Europa farà delle scelte un impatto lo potrebbe (condizionale d’obbligo) avere anche sul resto del mondo. Camminiamo su un’asse di equilibrio e non è facile capire quale sia il prossimo passo.

Va infine tenuto conto che gli investimenti in nuove tecnologie, quali sarebbero quelle per la conversione energetica, nella storia hanno sempre premiato chi le ha fatte: da sempre, infatti, le grandi ricerche e i precorsi di innovazione hanno portato enormi benefici in termini di capacità di creazione di nuovi prodotti e di dominio di nuovi mercati nel medio e lungo termine. Come sempre, il problema è la dose di futuro che si vuole far assorbite al sistema rispetto al tempo che viviamo. Troppo o troppo poco possono essere letali.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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10 Commenti

  1. In base a?
    Studi? Citazioni?
    E’ un “sentito dire”? Un’opinione -legittima, ma infondata- dell’Editore?

    Perché, per dire, qua https://www.facebook.com/NextSolarStorm/photos/a.244202209017088/4084870934950177/?type=3 una pagina divulgativa scientifica, con citazioni di studi e numeri, già faceva chiarezza nel 2021:

    “Uno studio appena pubblicato su Environmental Research Letters [1] ha analizzato oltre 88000 articoli scientifici relativi allo studio del clima terrestre effettuati tra il 2012 e il 2020 ed è giunto alla conclusione che oltre il 99% di questi studi supporti il fatto che i gas serra emessi dall’uomo siano i principali responsabili del cambiamento climatico in atto.”

    Lei pone le sue considerazioni in base ad una smentita o di nuovi studi, più recenti e largamente approvati dalla comunità scientifica, che ribaltino lo studio precedente?

    • Per prima cosa va evidenziato che lo studio a cui fa riferimento (se uno si prende la briga di leggerlo) è un po’ diverso da quanto da lei sottolineato: in primo luogo lo studio, partendo da 88’125 paper ne seleziona (casualmente e quindi ipotizza la coerenza statistica) 3’000. In secondo luogo non dice affatto che che i gas serra sono i principali responsabili del cambiamento climatico ma che c’è il 99% di consenso su questi paper sul fatto che il cambiamento climatico abbia una componente antropica. Fatto che non contesto e sul quale anche io mi sono detto d’accordo sottolineando che il cambiamento climatico ha un parallelismo con l’aumento delle attività umane. Il punto è che non sappiamo affatto quanta parte di questo cambiamento sia direttamente imputabile alle suddette attività e quanta parte sarebbe avvenuta comunque. Come non abbiamo un modello globale di previsione climatica (sono indubbiamente interessato a vedere paper che ne presentano se ne conosce). Quindi non sappiamo che effetto avrà sul nostro mondo quello che accade, non sappiamo se sarà reversibile e se l’ecosistema ha delle “sicurezze” che riportano le temperature verso un livello di equilibrio.
      La nostra conoscenza è limitata sull’argomento e questo problema è alla base dell’indeterminazione nei valori di soglia.
      L’articolo non vuole proporre scelte sui cambiamento climatico ma solo delle risposte a domande sulla base delle quelli ognuno possa farsi la sua propria opinione.

      • “… In assenza di un modello come sappiamo il valore massimo di anidride carbonica che può essere immesso in atmosfera senza rischi?…”
        Risponderei: il minore possibile.

        “… gli investimenti in nuove tecnologie, quali sarebbero quelle per la conversione energetica, nella storia hanno sempre premiato chi le ha fatte: da sempre, infatti, le grandi ricerche e i precorsi di innovazione hanno portato enormi benefici in termini di capacità di creazione di nuovi prodotti e di dominio di nuovi mercati nel medio e lungo termine. Come sempre, il problema è la dose di futuro che si vuole far assorbite al sistema rispetto al tempo che viviamo. Troppo o troppo poco possono essere letali….”.

        Questo mi sembra un ragionamento contestabile in quanto esamina solo il punto di vista economico.
        Non riesco a capire la frase “… gli investimenti in nuove tecnologie, quali sarebbero quelle per la conversione energetica, nella storia hanno sempre premiato chi le ha fatte…” .
        Non mi sembra verosimile che le scelte energetiche finora fatte si possa dire che abbiano premiato. Se poi ci si riferisce alla eco conversione green, mi chiedo quando mai sia stata attuata nella storia.
        I benefici portati spesso sono stati economici ma, d’altro canto, fatti pagare caro dal punto di vista dei problemi causati, quelli di cui stiamo parlando, e delle guerre che, per la cupidigia a loro relativa, si scatenano.
        Vediamo il progresso medico: in passato non c’erano cure per molte malattie gravi, come per esempio i tumori ma, allora, i tumori erano probabilmente molto minori percentualmente, essendo stati portati dall’inquinamento, da ciò che respiriamo, beviamo, mangiamo, addirittura pensiamo, per colpa del “progresso”.
        Si tratta di punti di vista.
        Quale prendiamo in esame?
        Quello economico?
        Ovvero quello che ti dice “si, ti ammalerai per il progresso ma, grazie a questo, troveremo cure per curarti la malattia che il progresso ti ha provocato?”. Oltre ad arricchirci pecuniariamente.
        Oppure quello del dire “io non mi voglio ammalare, non prima ammalarmi e poi essere curato della mia salute prima danneggiata e poi curata”,

        Oppure, il migliore, quel punto di vista intermedio mai provato per la cupidigia economica, che ti dice che si potrebbe riuscire a progredire senza farti ammalare?

        • Lo scopo dell’articolo era e resta fornire a ciascuno alcuni elementi per farsi la sua propria opinione: quindi non commento mai quelle dei lettori. Mi limito a precisare che nella frase che dice di non capire, con un fraseggio forse un po’ complesso, dico solo che l’adozione delle ventilate proposte comunitarie per il green deal necessiteranno, per essere applicate, di forti innovazioni tecnologiche, in parte ancora da inventare.
          Conseguentemente ci sarà necessità di fare ricerche e avanzamenti in vari campi. L’affermazione alla base è che, nella storia, tutti i momenti che hanno spinto una nazione a fare forti investimenti in tecnologie e innovazione (in qualsiasi campo) hanno avuto una controparte di crescita di lungo periodo.

          • Sono d’accordo con lei che le proposte di Bruxelles per il green necessiteranno di forti innovazioni tecnologiche in parte da inventare.
            Lo penso perché, quelle proposte, e così come proposte, mi sembrano poco attuabili, soprattutto nei tempi richiesti e, tra l’altro, insufficienti e, probabilmente, anche controproducenti.
            Come si capirà dagli altri miei articoli occorrerà una rivoluzione straordinaria e, se non saranno coinvolti gli altri Paesi , Usa, Cina, India e altri emergenti nelle stessa, probabilmente si otterrà ben poco.
            Purtroppo tutti i momenti in cui l’umanità ha deciso di intraprendere nuove vie, finora, come già scritto, a fronte di evidenti risultati in alcuni campi ci sono stati disastri in altri; anche perché, purtroppo, da un miliardo di abitanti della Terra siamo passati a sei miliardi e, per fare una metafora, se noi mettiamo in un acquario un numero di pesci non congruo alla capacità necessaria allo stesso per l’equilibrio biologico, tutti i pesci moriranno per mancanza d’ossigeno.
            Forse, più che campagne per la natività, parlando in riferimento alla globalizzazione, occorrerebbe fare campagne per il controllo delle nascita; anche se questo, forse, avrebbe riflessi, all’inizio, negativi per lo stato sociale.

          • Mi è partito l’invio prima che rileggessi il mio commento precedente.
            Aggiungerei, laddove scrivo:
            “Purtroppo tutti i momenti in cui l’umanità ha deciso di intraprendere nuove vie, finora, come già scritto, a fronte di evidenti risultati in alcuni campi ci sono stati disastri in altri”,
            che, la motivazione per cui lo penso è che l’uomo, perlomeno finora, in generale, nel cercare nuove via, non mi sembra aver mai mirato a verificare pro e contro delle scelte effettuate ma, solo, i pro e, soprattutto, solo dal punto di vista del tornaconto economico immediato, senza curarsi delle controindicazioni della scelta effettuata in altri ambiti, morali, etici…
            Come esempio si potrebbero portare la scelta nucleare e i relativi disastri già purtroppo effettuati, sia dal punto di vista militare che dal punto di vista civile, ancor prima le corse ai minerali preziosi, nonché a carbone, petrolio e gas e terre rare che arricchendo immediatamente inquinavano il territorio in maniera disastrosa. Anche l’uso dei pesticidi in agricoltura ha determinato non pochi disastri nella sterilizzazione e salificazione dei terreni, nonché per i riflessi sulla salute…
            L’elenco delle lucrose economicamente attività dannose è talmente lungo che ci sarebbe da scrivere un libro.
            Ma che vogliamo aspettarci da una società che legifera ritenendo un legittimo gioco, uno sport, un divertimento, uno svago, la caccia? Lo sparare ad esseri senzienti non certo per bisogno di alimentarsi?
            C’è anche, inoltre, il mito delle proteine da alimentazione animale, già da me commentato in merito agli allevamenti intensivi (e non)… e, purtroppo: ecc.
            Cosa vogliamo aspettarci di buono e, soprattutto, di nuovo, partendo da tali premesse, per il futuro, per le scelte che saranno effettuate, partendo da tali premesse?

  2. Premetto che a me fanno un po’ ridere coloro che dicono che ci sono scienziati che negano il nesso tra l’operato dell’uomo ed il cambiamento climatico, e che costoro vengono sottaciuti rispetto a quegli scienziati che avvalorano tale tesi.
    Mi viene un po’ da ridere perché se uno scienziato su tot milioni di scienziati ha una sua teoria (pubblicata sulle riviste scientifiche?) mi sembrerebbe strano anche se la sua posizione fosse fatta esporre nel dibattito come se la diversa opinione fosse opponibile nella proporzione uno a uno e non uno a tot milioni di scienziati.
    Detto questo ritengo che la colpa sia dell’operato dell’uomo ma, in generale, delle classi dirigenti, della politica e degli imprenditori che abbiano, dall’avvento della macchina a vapore, operato per interesse economico trascinandosi dietro, di conseguenza, tutti gli altri comuni mortali, volenti o nolenti, consenzienti o meno.
    Va da sé che i costi della riconversione in eventuali energie meno dannose e nel divieto di alcune attività, non si dovrà far pagare ai comuni mortali, innocenti, ma alle classi dirigenti e imprenditoriali che il problema abbiano causato.
    Sono d’accordo che il problema è globale, non conoscendo l’inquinamento frontiere, e che sarà difficile convincere i Paesi emergenti a non comportarsi come noi ci siamo comportati: cosa che vanificherà abbastanza l’eventuale operato dei Paesi europei, anche perché, nei rimedi trovati, sinceramente, io vedo spesso incongruenze e errori.
    Se devo dire una cosa macroscopica che osservo è quella, in questi giorni di caldo al limite della vita, dell’uso dei condizionatori che, a mio parere, proprio in questo momento andrebbero vietati; anche, in generale, vietata la loro costruzione e vendita per uso privato, salvo l’uso lasciato per poche vitali cose, come ospedali, case di riposo, case farmaceutiche, ecc.
    Perché?
    Avete mai provato a passare davanti al motore di un condizionatore acceso? Provate e vi accorgerete quanta aria calda immetta nell’ambiente, ottenendo per risultato il contrario di ciò che promette. Il proprietario si rinfresca ma, milioni di condizionatori che immettono aria calda nell’ambiente non potrebbero già, forse, solo loro, far aumentare la temperatura globale?
    Negli anni ’50 e ’60 il problema attuale non si rilevava; infatti pochi avevano il condizionatore.

  3. Il problema è costituito dalla plastica e dagli allevamenti intensivi.
    Leggo che analizzando il sangue umano vi si riscontrano tracce di plastica.
    Mi permetto di esporre, per quel che contano, alcune mie riflessioni.
    La mia impressione è che, a parte ciò che accade in Paesi non europei, anche le politiche europee stanno, è la mia impressione che può essere sbagliata, effettuando una costosissima rivoluzione ecologica relativamente utile ma, contemporaneamente, ignorando il problema generale: una mentina per curare la TBC.
    Le auto elettriche, come le convenzionali, sono costruite con molta plastica, gomme comprese; le coibentazioni per la cosiddetta casa green per il risparmio energetico sono eseguite con materiali convenzionali plastici e probabilmente inquinanti, non con ecoballe di scarti di riso o grano; col risultato che saremo chiusi sotto pressurizzazione in case con esalazioni probabilmente non perfettamente salutari.

    Senza contare il problema del gas naturale cancerogeno radon, che è presente in molte zone d’Italia e che entra negli appartamenti anche dai WC, motivo per cui, in passato, gli ecologisti ci avvisavano di aerare molto le case; il contrario del risparmio energetico che, sempre in nome dell’ecologia, ci dice di eliminare ogni spiffero e sigillarci dentro casa sotto polistirene.
    Il tema da affrontare è quello della plastica e altri materiali dannosi: pesticidi, materiali edilizi convenzionali, vernici, trattamenti delle stoffe e vari industriali…

    Soprattutto ritengo che, a parte peraltro il non sottovalutabile, da vari punti di vista di influenza, problema etico, una parte rilevantissima di inquinamento è dovuta alla nostra alimentazione carnivora: gli allevamenti intensivi, in tutto il mondo, emanano nell’atmosfera metri cubi di gas metano. Per non parlare della eventuale possibilità, già in passato avvenuta, dello sviluppo, probabilmente per la concentrazione di troppi animali in poco spazio, di epidemie; per non parlare degli antibiotici somministrati agli animali allevati, che potrebbero passare nel corpo di chi poi ne consumi le carni, rendendolo, in caso di bisogno, resistente all’azione degli antibiotici, sempre più, ormai, potenti.

    Tornando alla plastica, questa non si dovrebbe né riciclare, né riusare, perché comunque continuerà sempre ad accumularsi nell’ambiente – e nei corpi dei viventi -; deve esserne vietata l’ulteriore produzione; fino agli anni ‘50, quando in Italia si iniziò ad usare la plastica che già a fine ottocento veniva “inventata” in fase embrionale, riuscivamo a vivere senza di essa. Vorrà dire che produrremo cose più costose e che, probabilmente, però, saranno più durature.
    Fare tutto questo cozza contro l’ideologia della società dei consumi, dell’usa e getta; ed è forse ritenuto pericoloso, a voler essere sospettosi, puntare l’obiettivo su tali altri problemi macroscopici, a paragone con altri relativamente, paragonandoli, marginali?

    • “… There’s none so blind as those who will not see…”.
      Kind Miss Slater, I agree with the quote, but I’m not sure who you’re responding to.
      Excuse my english.

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