18 luglio 1945. la strage della ex casa del fascio di Viareggio

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Viareggio 18 luglio 1945 ore 15,45.

Questa storia esce oggi 18 luglio alle ore 15,45; una data e un orario ricordo.

Leggendo capirete perché.

Taluni mi han fatto osservare molto delicatamente (ho un bruttissimo carattere e sono anche permaloso) che talvolta i miei articoli sono un tantino… lunghetti.

È vero. Ma io non sono un giornalista, non scrivo articoli, e non devo fare la sintesi. Scrivo alcune pagine di storia militare, e cerco di spiegarla, almeno nei tecnicismi militari, affinché tutti possano comprenderla. E un pochino di tempo ci vuole, se si fan le cose bene. Spero che questa, un po’ lunghetta un vero, vi piaccia.

Viareggio, 18 luglio 1945. La guerra in Italia è finita da un paio di mesi.

Viareggio è una città della guerra, semidistrutta dai bombardamenti, vicinissima alla Linea Gotica, che partiva dal fosso del Cinquale grosso modo.

Il Comando Divisionale Alleato è dislocato presso il Principino, un edificio stile “Impero” davanti Piazza Puccini. Sulla grande vasca circolare all’ingresso (c’è ancora) i soldati americani del Comando, hanno steso delle tavole in legno con sopra le carte geografiche operative. Una recinzione di filo spinato impedisce l’accesso. Lì il Generale M. Clark tiene la riunione decisiva per lo sfondamento del fronte il 5 aprile del ‘45. I locali dell’antistante hotel “Principe di Piemonte” erano stati requisiti dagli Alleati e usati per il Circolo Ufficiali. Una orchestrina di soldati afroamericani suonava blues e boogie-woogie a tutto spiano. Gli ufficiali tedeschi prigionieri potevano accedervi. Gli ufficiali afroamericani che li avevano catturati no, perché erano di colore! La 92° Divisione Buffalo di stanza a Viareggio, era una unità segregata, vigeva un fortissimo razzismo. Per loro c’erano i locali in pineta, il Gatto Nero.

Molte ragazze italiane, disperate e schiantate da una guerra terribile, arrivavano a frotte, attirate dalla copiosa disponibilità di uomini e denaro. Che gli uomini fossero soldati di colore poco importava. L’importante che avessero le tasche piene di dollari, frutto delle ultime paghe, e offrissero la possibilità di una nuova vita, di sfuggire dalla disperazione, dalla miseria e dalla fame.

Un film tremendo, “Tombolo Paradiso nero” del ’47 con Aldo Fabrizi, ci racconta la drammatica storia di queste “Segnorine”.

Alcuni intraprendenti sottufficiali americani, presso il vicino Hotel Hesplanade, addirittura avevano dato vita ad una scuola per “war bride”, le spose di guerra. Le ragazze in cerca di marito, (pagando…) frequentavano alcune lezioni di stile di vita americana, come cucinare il tacchino, gli hamburger, come pettinarsi bionde, vestirsi negli abiti americani, la conoscenza di un poco di lingua inglese ecc.; poi venivano fatte “incontrare” con i soldati e spesso questi “incontri” convolavano a nozze; le ragazze acquisivano così la nazionalità americana, passaporto e un viaggio diretto assieme al consorte. Una volta giunti in America, questi matrimoni di guerra duravano poco, …della serie “finiti i soldi finito l’amore”, ma ormai lo scopo era raggiunto. Una nuova possibilità di vita! Come cantava Guccini, “l’America era il sogno…”

Comunque di donne giovani in Versilia, nel 1945 ne giravano tantissime. Era uno dei pegni di una guerra disgraziata, inutile, e straziante. Persa.

Tra le tante ragazze, ad esempio, accompagnata da mamma e sorella, c’era anche una giovanissima Lili Greco, la cui prorompente “esuberanza” faceva spesso girare la testa agli ufficiali americani, tanto che una volta, a causa della sua bellezza, si scatenò una gigantesca rissa tra americani che distrusse il Kursaal.

Dopo qualche anno la Lilli Greco si farà cambiare il nome in Sandra Milo. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a Viareggio, estate del 1945, guerra finita da due mesi…

La sensazione di vitalità, il morale altissimo dei vincitori, l’euforia, aiutata dalla grappa di pessima qualità contrabbandata dalle vicine colline camaioresi, provoca non pochi “inconvenienti” di carattere ruberesco-sessuale.

La situazione dell’ordine pubblico a Viareggio è incandescente. Parte della città è dichiarata “Off Limits”; le rapine e i furti nelle case incustodite della Versilia sono all’ordine del giorno, così come gli episodi di violenza e di stupro. La sera i soldati in preda all’alcool esagerano…Il clima si fa pesante, intollerabile. Gli scontri con i civili sono all’ordine del giorno.

Il Governatore americano Gordon West, per evitare ulteriori problematiche, in accordo con le autorità civili locali, dispone il trasferimento della 92° Buffalo da Viareggio alla “Peninsular Base Section n.10″ di “Leghorn” (nome arabo di Livorno) precisamente nella “Staging area” di “Tombolo”, una località immediatamente a nord della città labronica, praticamente al termine dell’attuale Camp Darby (che all’epoca NON esisteva, nascerà infatti nel 1948).

Per salutare quindi la partenza dei soldati americani da Viareggio, la Red Cross, organizza una festa danzante dalle ore 16 del 18 luglio 1945, presso la monumentale ex Casa del Fascio, una costruzione stile impero anni ‘40, in piazza Mazzini davanti al Fappani. La ex Casa del Fascio, viene recuperata dagli Alleati come locale-svago per la Croce Rossa Americana. Si tratta di una struttura imponente, un telaio in cemento armato e tamponature, realizzata dall’Ing. Gemignani, un importante costruttore; è quasi identica alla “Casa della Milizia” a Lucca, in Borgo Giannotti, dove oggi c’è la caserma Muzzi della Polizia di Stato.

Facciamo adesso un passo indietro, Viareggio 1943.

La Kommandantur tedesca da ordine di minare tutta la spiaggia a nord del molo fino a Fossa Abate per il sospetto di uno sbarco alleato alle spalle delle linee tedesche.

Vengono posizionate mine anticarro Teller, tedesche, ACS 42′ italiane, mine S, ecc.

Lo schieramento é fatto con metodo e cura, le mine vengono interrate in profondità, con andamento irregolare. Inoltre vengono realizzati ostacoli fissi con filo spinato, bunker, camminamenti, piazzole di tiro, vengono interrati dei carri in funzione di cannone fisso, ecc.

Lo sbarco poi non avverrà; tutta la faccenda era frutto di un piano di inganno alleato ben riuscito. Ma tutte le mine rimangono sulla spiaggia!

Pertanto il primo Sindaco di Viareggio nominato dal Comando Americano, l’Avvocato Corrado Ciompi, che ha preso il posto alla guida della Amministrazione Comunale del ragionier Sandro Petri, “Sandrino”, designato dal CLN ma non gradito dagli americani perché comunista, intuisce che per far rinascere Viareggio occorre far ripartire prima possibile la sua naturale vocazione turistica. Mette subito in opera cinque interventi straordinari: una nuova strada fino a Torre del Lago, i lavori di dragaggio e pulizia del porto dagli scafi distrutti, la riparazione dei moli e della ferrovia danneggiati dalle bombe, l’apertura di un casinò presso il Principino, e quindi la bonifica dalle mine della spiaggia per permettere la riapertura della stagione balneare! Per far ciò viene richiesto al Comando Sottozona B.C.M. (Bonifica Campi Minati) di Pisa, in corso Bonanno, necessario intervento tecnico. La B.C.M. invia quindi degli operatori a sminare.

Il Comune, per accelerare le operazioni, assume a sua volta degli ex partigiani incaricati di rastrellare anche loro la spiaggia. È un lavoro immane, ma fruttuoso! Tutta la sabbia viene spalata a mano fino a 2 metri di profondità per garantire la massima sicurezza e al 17 luglio tutta la spiaggia fino alla Fossa Abate ē sminata; le mine trovate vengono disinnescate e stoccate presso un deposito di fortuna; gli scantinati del villino Montauti, adiacente alla ex casa del fascio, in via D’Annunzio.

Questo villino, con una bellissima torretta rotondeggiante, era stato costruito dall’Ing. Orzali di Lucca. Di proprietà iniziale della famiglia lucchese Fanucchi, era passato alla famiglia Montauti, anch’essa lucchese, il cui padre ingegnere aveva partecipato ai lavori di edificazione del porto di Viareggio.

Nel 1945 era disabitato (vi aleggiava una storia triste e paurosa di una ragazza che si era impiccata negli scantinati per un amore con un marinaio, non tollerato dalla famiglia…), e per questo furono scelte le cantine come deposito temporaneo per lo stoccaggio delle mine in attesa di essere portate al punto di brillamento di Foce Serchio, dove il personale della BCM le avrebbe fatte brillare.

Ma il viaggio di mine, su autocarri americani da 3 assi, pianificato e concordato per il successivo 18 luglio 1945, non ebbe successo.

Il Centro Bonifica di Pisa era pieno di mine arrivate da Orbetello e da Venturina, che avevano praticamente “ingolfato” tutto il piazzale del Comando Sottozona, per cui non era possibile riceverne altre per motivi di sicurezza. L’operazione di distruzione doveva essere rimandata.

Fu quindi ordinato ai camion Tre Assi americani carichi di mine, di tornare a Viareggio; forse il giorno dopo si sarebbe potuto andare al centro bonifica di Massa… Le mine vennero quindi scaricate di nuovo negli scantinati del Villino Montauti, esattamente dietro la Ex-Casa del Fascio…

Ore 15 del 18 luglio 1945.

Il personale della Red Cross sta iniziando la festa di saluto; sono stati arruolati dei musicanti locali, tra i quali il Valleroni che diventerà poi un famoso giornalista locale.

Le “segnorine” si son messe l’abito migliore, fatti i capelli biondi all’americana, e son pronte all’assalto… i liquori già scorrono a fiumi.

Il clima generale è di festa, di caldo, di euforia.

Un Vigile Urbano di Viareggio, Ilio Ghilarducci fa servizio di piantone davanti il Villino Montauti. A Viareggio i vigili vengon chiamati “grascini” .

Il villino è esattamente adiacente alla ex-Casa del Fascio, proprio dietro.

Lo separa uno stretto viottolo. Praticamente confinano quasi a contatto.

Nello stretto corridoio, dalle finestre della Ex-Casa del Fascio, il personale della Red Cross getta tutti gli imballaggi dei liquori e dei cibi nel cortile sottostante, carta, cartoni, legno, tutto materiale ben asciutto, secco, infiammabile.

Il 18 luglio 1945 alle ore 15 a Viareggio faceva un caldo bestiale.

La musica, suonata da orchestrali locali è altissima. Boogie-woogie e alcool. A volontà. Alle 15, 30 circa, il nostro “grascino” Ilio Ghilarducci, vede uscire del fumo nero dalle cantine del villino Montauti dove sono state riposte le mine!

Ogni mina anticarro contiene circa con 5 kg di alto esplosivo TNT; in totale circa 2 tonn. di esplosivo. Il fumo nero, denso e oleoso è tipico della combustione del tritolo, che normalmente brucia senza esplodere. Ma se la temperatura sale e raggiunge livelli alti – 400° c/a-, il tritolo detona!

Il Vigile Ghilarducci urla, dà l’allarme, entra ed esce dai locali della Red Cross, riesce a far allontanare qualcuno, ma ormai il livello alcoolico e la musica altissima impediscono a tutti di ragionare. Non gli danno retta.

Il Villino Montauti salta in aria alle 15,45!

Una esplosione terrificante, devastante, potentissima scuote Viareggio e tutta la Versilia. Una enorme quantità di energia si libera in un istante, distruggendo completamente il Villino Montauti, sbriciolandolo. Scompare semplicemente.

L’esplosione investe da dietro la Ex Casa del Fascio, dove è in atto nel pieno la festa danzante. L’onda esplosiva diretta entra immediatamente dentro il grande fabbricato, lo investe violentemente, devastandolo, sventrandolo, abbattendo i tamponamenti che schiacciano le persone all’interno.

La violenza della esplosione è così forte che l’intero fabbricato, un enorme telaio in cemento armato rivestito di travertino romano e mattoncini a faccia vista, edificato su una precedente fondazione con interposto uno strato di asfalto, viene “traslato” di 2 cm in avanti! L’Ing. Gemignani per risparmiare, aveva trovato una fondazione di un vecchio edificio sanitario per bambini e li sopra aveva edificato in semplice appoggio. Questo è il motivo per cui la struttura non collassa ma semplicemente… si sposta in avanti, trasla verso sud! Tutti i vetri del quartiere vanno in frantumi.

La struttura in telaio rimane in piedi, scheletrica. Verrà demolita negli anni ’60.

Le abitazioni ed i tetti più vicini vengono danneggiati gravemente, il caffè Fappani, dall’altra parte della passeggiata viene travolto e distrutto.

La fortissima esplosione viene udita fino a La Spezia, a Lucca, a Livorno.

Il bilancio è drammatico.16 viareggini identificati, più di 30 tra soldati completamente smembrati, e altrettante “signorine”. Moltissimi i feriti. Si sfiora la cifra di 60 deceduti. (l’ultima bambina morta verrà trovata sotto le macerie due giorni dopo).

Non si saprà mai il numero esatto, tra soldati, e donne non identificate, è impossibile.

I soldati e i vigili del fuoco intervenuti anche da Lucca e da Pisa, posizionano dei teli a scivolo dalle finestre dei piani alti e rotolano sui camion direttamente, membra umane, busti, teste parti di corpi… Verranno tumulati ai Falciani di Firenze.

Le indagini, svolte dalle Autorità Militari Alleate e dal Commissario Mazzaglia del Regio Commissariato di P.S. indagheranno varie cause: autocombustione (complice il gran caldo, e la presenza di materiale combustibile secco nelle vicinanze), incendio accidentale causato da una cicca di sigaretta gettata dalle finestre sul retro, e la causa dolosa; in effetti alcuni giorni prima alcuni soldati ubriachi avevano violentato in pineta una cameriera che rientrava a casa; questa era la sorella di un ex partigiano che aveva gridato di voler fare vendetta… Ma le indagini non porteranno oltre la causa accidentale.

Il “grascino” Ilio Ghilarducci rimarrà ferito, e per il suo gesto di coraggio, nel rimanere sul posto e dare l’allarme, riceverà un Attestato di Benemerenza dal Ministero degli Interni.

Nel luglio 2015 sono stato incaricato dalla Amministrazione Comunale di Viareggio di ricordare questa circostanza in Sala Comunale; per questa occasione sono riuscito (sono un crostino, lo so…) a rintracciare l’ultimo degli sminatori, il Sig. Mario Grasselli di Pisa, che è intervenuto alla serata ed è stato così ringraziato e premiato per il suo silente lavoro.

Questo pezzo è per ricordare questa tremenda strage, silente ma presente nella nostra memoria, e per ringraziare tutti i colleghi artificieri, che prima di me, hanno contribuito al difficile e pericoloso lavoro di sminamento e bonifica dai residui della guerra, la nostra patria, consentendo così lo sviluppo e la ripresa in sicurezza.

Scriverò ancora su di loro.

Intanto GRAZIE!

Potrebbe essere un bel gesto porre una piccola memoria, una targa ricordo, su questa bellissima e recuperata piazza, dove è avvenuta la tragedia.

Vittorio Lino Biondi

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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9 Commenti

  1. Bella e particolareggiata ricostruzione storica, impreziosita da documenti fotografici. Curiosa bizzarria conoscere pure le origini di Sandra Milo. Complimenti! In questi casi, la lunghezza è d’obbilgo e ampiamente giustificata.

  2. una pagina di storia ai più sconosciuta , Viareggio non ricorda e solo grazie alla passione di persone come Vittorio si riesce almeno nella ricorrenza a riportare alla memoria uno dei tanti fatti accaduti nel nostro territorio in quel 44/45 che tanto hanno segnato i nostri nonni e genitori.
    Dalla foce del Serchio fino alle porte di Viareggio in quello che rimase del Balipedio ( altro fatto dimenticato ) le pinete e le macchie per la maggior parte del Duca Salviati furono utilizzate da decine di migliaia di soldati alleati come campi base ..questa è la storia dei nostri luoghi

  3. Al solito un bel lavoro di recupero della memoria di un fatto tragico sconosciuto ai più. Personalmente conoscevo la situazione di Viareggio relativa a quel periodo post ostilità belliche. Brutte pagine che descrivono un clima di decadimento dei valori etici , di fame , disperazione e colonizzazione americana. Non si preoccupi per la lunghezza dell’articolo: chi è interessato all’argomento lo legge con piacere.

  4. L’ho letto un paio di volte, perché quando la narrazione ti tiene lì non si può definirla troppo lunga.
    A me è parso molto affascinante questo pezzo di storia. L’articolo combina molto bene dettagli storici con una narrazione coinvolgente e fornisce una panoramica dettagliata dei giorni post-bellici a Viareggio, mettendo in luce sia la tensione che l’euforia del momento. Personalmente ho apprezzato la profondità dei dettagli e la delicatezza con cui vengono affrontati temi difficili. Nonostante l’estensione, l’articolo ha tenuto la mia attenzione dall’inizio alla fine, offrendomi una prospettiva che non conoscevo su un periodo storico tumultuoso e affascinante.

  5. Concordo con Gianluca e, nel rispetto delle vittime, penso che il racconto potrebbe benissimo essere la trama di un bel film drammatico, anche per rammentare l’episodio a chi non lo conosca.
    Salvo errori, il regista Salvatores è un vostro concittadino: perché non farci un pensierino?

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