110%: la bandiera dei 5 Stelle si è sgonfiata. E non è un male.

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Giuseppe Conte ha detto il vero: i bonus non sono costati 2’000 € a ciascuno di noi, bambini compresi, perché alla fine saranno assai di più.

Ma non è certo questo il problema principale. In fondo tutte le agevolazioni fiscali ci costano qualche cosa. E, più in generale, ogni spesa è per definizione qualche cosa che ci costa. Il problema non è non spendere ma spendere bene. Cioè chiederci se a fronte di questa spesa abbiamo fatto qualche cosa di buono.

Tipo: abbiamo fatto un’opera di equità sociale? O abbiamo attivato settore economico in modo stabile così che possa costituire un vantaggio per tutti? O almeno per una fetta importante di popolazione?

In effetti, la prima domanda da darsi sarebbe se abbiamo rispettato quello che ogni medico sa essere il suo dogma: «primum non nocere», prima di tutto non fare danno, che è una massima latina attribuita a Ippocrate, il medico per antonomasia.

Nel caso dei superbonus della stagione Conte-5-Stelle si è riusciti a fallire su tutto.

Innanzitutto, si è fatto un danno importante: oggi abbiamo una evidente bolla speculativa legata all’edilizia. Dubito che a qualcuno possa essere sfuggita la pericolosa rincorsa dei prezzi che, complice un meccanismo che sembrava non far pagare nessuno, ha consentito che un finestra oggi costi oltre il doppio di tre anni fa. O come sia diventato difficile trovare un muratore o un idraulico per un piccolo intervento. Con riflessi evidenti sul costo della vita.

Ma se tutto questo avesse portato ad un aumento permanente di un settore produttivo importante sarebbe anche potuto andare bene. Il problema è che così non è: siamo tutti altrettanto certi che il settore dovrà fortemente sgonfiarsi. Si è quindi trattato di una «bolla speculativa» ossia si una fase temporanea e fuori controllo in cui un settore economico cresce in modo non proporzionale al proprio valore di mercato e alla capacità di questo di assorbire ciò che produce. E questa crescita porta poi a squilibri che, inevitabilmente, portano a perdite di aziende (che falliscono) e posti di lavoro. Quindi, misurata su un tempo più lungo, il sistema complessivamente ne esce impoverito sia economicamente che in termini di posti di lavoro rispetto alle fasi di crescita ordinata.

Fin qui è ordinaria bassa politica: quella che guarda al consenso immediato e se ne frega di cosa accadrà nel lungo. Se poi lo fa per cinismo o per incapacità di vedere le cose per quello che sono, non è che faccia poi tanta differenza.

Il vero fallimento dei bonus non è però tanto nei danni che hanno prodotto e produrranno prima che si riassorbano. Il vero danno è che è stata una gigantesca operazione che ha messo una enorme quantità di soldi pubblici nelle tasche di una fetta di popolazione almeno benestante. È stata cioè una gigantesca operazione anti-redistributiva. Una specie di Robin-Hood all’incontrario: prendiamo ai poveri e diamo ai ricchi.

Vediamo un po’ di numeri: la spesa finora impegnata è di 120 miliardi. Il che già merita una riflessione. Si tratta di ben un ventesimo del debito pubblico complessivo, una cifra imponente. Di questi sono stati spesi al nord (tra Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli e Emilia Romagna) il 52%, al centro (Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo) il 22% e al sud (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) il 26%. Anche correggendo il dato con la differenza di popolazione tra nord centro e sud abbiamo che il sud risulta penalizzato con uno spostamento di denaro pubblico verso il nord per almeno il 6% (pari a 7 miliardi di euro). Con una spesa pro-capite, rispetto alla media nazionale di questo investimento, del 115% al nord, 97% al centro e 84% al sud.

Area GeograficaRip. Spesa %Rip. Pop. %Var %Spesa pro capiteSpesa procapite %
Nord52%46%6%             1.376,23 €115%
Centro22%22%0%             1.162,88 €97%
Sud26%32%-6%             1.006,07 €84%

Ma più che tra nord e sud la differenza è stata tra chi ha di più e chi ha di meno. In questo le differenze sono state più marcate.

Gli investimenti verso le tipologie unifamiliari (tipicamente ville) e autonome (tipicamente villette a schiera) è marcata: il 53% della spesa è andato a tipologie di abitazioni autonome contro il 46% a condomini. E l’avanzamento, cioè il numero di lavori fatti davvero ad ora, è ancora più sbilanciato: il 43% delle autonome è stato fatto contro il 13% appena dei condomini. Che infatti sono in gran parte dei cantieri aperti e, spesso, fermi.

Tipologia edificioSpesa %Media completamento edifici
Autonome53,37%43,15%
Condomini46,63%13,80%

Quindi facendo una sintesi dell’equità dell’investimento abbiamo che si è speso più per i cittadini del nord che del sud e più per la fascia di popolazione che dispone di maggiori risorse finanziarie che per quella che ha meno.

Il risultato è quindi che un investimento colossale: ha creato una bolla speculativa di cui hanno approfittato alcuni, anche con truffe che si aggirano attorno al 8-10% del totale della spesa; ha creato una esplosione dei costi; ha messo a rischio la sopravvivenza di molte aziende che sono cresciute troppo in fretta e che non potranno sostenere il ridimensionamento; ha aumentato in modo sensibile il debito pubblico; ha aumentato la disparità tra nord e sud; e ha aumentato la disparità tra ricchi e poveri. In compenso ha arricchito gli imprenditori più economicamente solidi e stra-premiato un settore noto per la sua non sempre assoluta fedeltà fiscale. Peraltro, trasferendo una buona parte di questo aumento della ricchezza ai fornitori di materie prime che sono agenti esteri.

Davvero non si poteva fare meglio?

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Immagine di Photomat da Pixabay

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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3 Commenti

  1. Ancora una volta sono pienamente d’accordo con lei: il bonus 110% ha contribuito, con soldi pubblici, a drogare un settore econo,ico sia pure importante come l’edilizia. E non solo, i beneficiari sono stati in grande maggioranza i ceti più abbienti, cioè i proprietari di ville e villette singole. Oggi i rappresentanti dei 5 stelle che lo vollero fortemente ( ricordate le parole di Conte sulle case ristrutturate gratuitamente oer tutti?) insistono nel dire che la misura ha trainato l’economia e portato soldi alle casse dello stato, cosa non vera perchè il ritorno per le casse dello sato è stato solo intorno al 30% delle somme ( soldi pubblici!) erogate. Bene ha fatto quindi il governo attuale a porre fine a questa sciagurata iniziativa che rischiava di portare nello sprofondo i già disastrati conti pubblici. E anche la parte più responsabile dell’opposizione come il terzo polo e lo stesso esponente del PD Cottarelli, che forse qualcosa di economia capisce, si sono detti d’accordo. E pensare quante cose si si sarebbero potute fare con i 120 miliardi che è costata questa misura ( ad esempio un abbassamento calibrato delle aliquote irpef)!

  2. Al riguardo della legge in questione che anche io avrei abrogato, metto in risalto alcuni altri meccanismi della stessa, salvo errori, che a me hanno assolutamente fatto arrabbiare.
    Quando i miei condomini hanno chiesto un’assemblea per sfruttare l’occasione “tutto gratis e ci guadagni”, anche l’evidentemente, perlomeno per quanto nello specifico del mio caso particolare potrei argomentare come inutile “se non dannoso”, sono andato a documentarmi, essendo contrario ad usufruire della legge per evitare eventuali danni alla proprietà comune ed alla mia privata, in merito alla stessa e, quanto appreso, e poi confermato durante l’assemblea, salvo errori era che:
    si poteva approvare la delibera per lavori sulla proprietà comune non,
    data l’inutilità degli stessi nello specifico in quanto si andava ad operare su un terrazzo calpestabile relativamente recentemente e costosamente ristrutturato ad opera d’arte ed ancora in ottime condizioni,
    ripeto, non con la maggioranza dei millesimi, non con l’unanimità dei millesimi (a seconda dei casi) ma, per la legge in questione CON SOLO UN TERZO DEI MILLESIMI DEI PROPRIETARI!
    Inoltre, sempre per la legge in questione, salvo errori, SI CONSIDERAVANO “A FAVORE” DELLA DELIBERA PER I LAVORI, SIA GLI ASSENTI (salvo ricorso entro trenta giorni dalla ricezione del verbale), SIA I PRESENTI ASTENUTI!
    Tali regole particolari non potevano forse far pensare, o quasi far sembrare, che la legge fosse, volendo o meno, concepita in maniera che la delibera a favore potesse essere facilitata nel senso del compiere i lavori?
    Nello specifico, abitando all’ultimo piano, ero molto timoroso che eventuali lavori non eseguiti perfettamente (si parlava di smantellare le mattonelle del terrazzo calpestabile per mettere il materiale coibentante), come potrebbe capitare per mancanza di controllo su eventuali lavori considerati gratuiti nel caso si incappasse in ditta eventualmente poco seria, o l’eventuale interruzione per un certo tempo degli stessi per vari motivi dopo aver smantellato la copertura, avrebbe potuto eventualmente portare a seri danni nel mio sottostante appartamento in caso di infiltrazioni per eventuali piogge; tutto questo per un terrazzo recentemente ristrutturato con lavoro straordinario!
    Pensavo che, lavori considerati gratis e, quindi, forse, possibilmente, con scarso controllo sulla qualità degli stessi, si potevano tradurre, in caso di eventuali ditte poco serie, senza voler criminalizzare tutta la categoria di numerosi onestissimi professionisti, addirittura a portare a danni; come mi sembra, da alcuni media, riportato per persone che hanno dovuto lasciare il loro appartamento scoperchiato per lavori lasciati a metà per mesi e trasferitisi in appartamento in affitto!
    Quanto scritto per dimostrare che, forse, secondo la mia esperienza, per fortuna finita poi nel nulla – lavori non fatti – indipendentemente dal fatto se la legge andasse ad “aiutare” i meno abbienti, od i più abbienti, CIO’ CHE A ME NON PIACEVA, ERA IL NUMERO MINIMO DI MILLESIMI PREVISTI PER APPROVARE I LAVORI, CHE POTEVA TRADURSI NELL’IMPOSIZIONE DEI LAVORI DA PARTE DI UNA MINORANZA ANCHE A, CHI, ESSENDO ANZIANO E CON POCA ASPETTATIVA DI VITA E SENZA EREDI, NON INTERESSAVA PASSARE GLI ULTIMI ANNI DELLA SUA VITA CONVIVENDO PER MESI CON OPERAI CHE PASSAVANO DENTRO IL PROPRIO APPARTAMENTO PER ACCEDERE AI BALCONI PRIVATI PER LAVORARE ALLE FACCIATE (su internet ho appreso che in caso di delibera dei lavori, impedirne l’ingresso nella propria proprietà privata era penale, non so se sia vero) SALVO, POTENDO, TRASFERIRSI IN ALBERGO MAGARI FINO ALLA PROPRIA MORTE, SE AVVENGA PRIMA DELLA FINEDEI LAVORI!
    DOMANDA, CHE VALE ANCHE PER LA DIRETTIVA UE PER L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO: MA SE IL PROPRIETARIO DELL’APPARTAMENTO E’ PERSONA ANZIANA E SENZA EREDI, QUANDO MAI POTRA’ AMMORTIZZARE, CON L’EVENTUALE RISPARMIO ENERGETICO CONSEGUITO, LE SPESE SOSTENUTE (ammesso che abbia il denaro per eseguirle)? DOPOLA SUA MORTE?
    Io capisco essere altruisti, io capisco essere sensibili al non inquinare, ma non si può pretendere da un giorno all’altro che ci si immoli come Santi!
    E, poi, perché ristrutturare per non inquinare? Cosa è che inquina? La caldaia? Va bene, io invece di eseguire i lavori elimino la caldaia e mi copro bene; cosa altro inquina? Ditemelo e lo eliminerò, senza dover sottostare a lavori comuni!
    Non sarebbe più semplice imporre la normativa agli edifici di nuova costruzione?

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