Si chiamava Maria Plozner Mentil.

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Era una delle portatrici carniche.

Donne di grande robustezza fisica, si erano adattate alla guerra, la Grande Guerra, accettando di portare pesanti carichi militari fin sotto le linee italiane, per assicurare i rifornimenti e non sottrarre uomini combattenti dalla prima linea.

Maria era nata il 17 novembre 1884 a Borgo Ponars di Timau, una frazione montana del Comune di Paluzza, in provincia di Udine.

Quota 830 metri sul livello del mare, Carnia pura, la montagna nel sangue e nelle gambe.

Viene descritta come “simile in tutto e per tutto alle altre donne della sua terra; capelli neri lisci, statura non alta, ma armoniosa, costituzione robusta, viso ovale, lineamenti forti e dolci”.

Abituata fin da piccola a salire in montagna portando nelle gerle i carichi necessari per la vita nelle baite, assieme a altre 1000 donne della zona, aveva accettato l’invito del Generale Lequio, di essere impiegate come “ausiliarie” per trasportare i pesanti carichi logistici (munizioni e viveri) fino alle prime linee.

Dovevano essere tra i 15 ai 60 anni di età, disponibili sempre, in grado di rispondere alle chiamate in qualsiasi ora del giorno e della notte, in base alle esigenze operative.

Non furono però mai “militarizzate”, come ad esempio le crocerossine, in quanto la loro posizione era di fatto “volontarie”, anche se retribuite minimamente con la paga giornaliera di 1,5 lire. Furono però munite di libretto di lavoro e di un bracciale di riconoscimento per facilitare l’indirizzamento verso i vari depositi al fronte.

Compivano marce da 2 a 5 ore al giorno, con carichi di oltre 30 kg. nelle gerle, superando dislivelli da 600 a 1200 metri.

Maria si era sposata giovane nel 1906, con Giuseppe Mentil, sempre di Timau. Quattro figli, poi la guerra e il marito Giuseppe era andato al fronte.

Il 15 febbraio 1916, Maria Polzer Mentil giunse alle 11 insieme ad altre amiche a Malpasso, quota 1619 mt. dove dovevano scaricare le loro gerle. Si fermarono a riposare e a ristorarsi, mangiando un boccone prima di ripartire.

Un cecchino austriaco posizionato sul Koeder Alm gli sparò dalla distanza di 300 mt. iI colpo la ferì al fianco destro, in alto.

Venne subito soccorsa dalla amica Rosalia Primus Bellina, che era con lei e dagli alpini poco distanti che avevano assistito alla scena.

Fu trasportata al vicino Posto di Medicazione.

La ferita alla spalla destra fu curata sommariamente e le fu somministrato del cognac e caffellatte; dopo fu trasportata a valle all’ospedale da campo di Paluzza che era stato arrangiato nelle scuole elementari.

Purtroppo nella notte l’infezione divorò il corpo di Maria che morì nella nottata.

Fu tumulata nella fossa 17 del Cimitero di San Daniele di Paluzza.

Successivamente fu traslata nel Tempio ossario di Timau, dove ancora riposa, unica donna tra i 1763 soldati caduti sul fronte carnico.

Il Presidente della Repubblica Scalfaro ha conferito “motu proprio” la Medaglia d’Oro al Valor Militare nel 1997 alla memoria di Maria Plozner Mentil quale ideale rappresentante di tutte le Portatrici.

A lei, il 24 maggio 1956 era stata intitolata la caserma italiana degli alpini di Paluzza Tolmezzo.

Unica caserma italiana dedicata a una donna!

oggi è in disuso e in stato di vergognoso abbandono.

A Timau è stato eretto un monumento dedicato a lei e alle portatrici carniche:

Anche il Comune di Sabaudia ha eretto un monumento alla sua memoria.

Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare

«Madre di quattro figli in tenera età e sposa di combattente sul fronte carsico, non esitava ad aderire, con encomiabile spirito patriottico, alla drammatica richiesta rivolta alla popolazione civile per assicurare i rifornimenti ai combattenti in prima linea. Conscia degli immanenti e gravi pericoli del fuoco nemico, Maria PLOZNER MENTIL svolgeva il suo servizio con ferma determinazione e grande spirito di sacrificio ponendosi subito quale sicuro punto di riferimento ed esempio per tutte le “portatrici carniche”, incoraggiate e sostenute dal suo eroico comportamento. Curva sotto il peso della “gerla”, veniva colpita mortalmente da un cecchino austriaco il 15 febbraio 1916, a quota 1619 di Casera Malpasso, nel settore ALTO BUT ed immolava la sua vita per la Patria. Ideale rappresentante delle “portatrici carniche”, tutte esempio di abnegazione, di forza morale, di eroismo, testimoni umili e silenziose di amore di Patria. Il popolo italiano Le ricorda con profonda ammirata riconoscenza». — 29 aprile 1997 D.P.R.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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