PRENDI, INCARTA E PORTA A CASA: riste epilogo di Lucca capitale della cultura

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A intender bene le parole di Vittorio Sgarbi c’era da aspettarselo. Venuto a Lucca a presentare la sua mostra, ospitata per quasi un anno alla Cavallerizza, il sottosegretario Sgarbi si era lanciato in una affermazione che negava il valore del titolo di capitale della cultura al quale Lucca concorreva.

Dopo quelle parole, conoscendo le attitudini del personaggio, c’era poco da sperare: evidentemente il pirotecnico Vittorio sapeva bene come sarebbero andate le cose in sede di valutazione dei progetti ed era a conoscenza della bocciatura di Lucca. E così dava una mano agli amministratori lucchesi, indorando la pillola della loro disfatta.

Il sospetto che le cose siano andate così è più che legittimo. Fatto sta che da stamani gira in città la notizia che Lucca è stata esclusa dalla selezione delle dieci città ammesse a concorrere al titolo di capitale della cultura.

Il progetto della nostra città non è stato considerato all’altezza dei requisiti necessari. Meglio di noi sono riusciti a fare realtà sconosciute come Arnone, cittadina della provincia di Isernia, e addirittura l’Unione dei Comuni della Val di Chiana.

Se ripensiamo alla trombonesca enfasi con la quale i nostri governanti avevano annunciato la presentazione di Lucca al concorso per Miss Cultura (rulli tamburi, suoni di gran casse, conferenze stampa, roboanti dichiarazioni, chiamata a raccolta dei “sapienti” lucchesi in San Romano) il triste epilogo in cui è finita la faccenda non fa che risaltare il pernicioso dilettantismo che alberga in Palazzo Orsetti.

Addirittura per dare smalto alla candidatura di Lucca si erano inventati la sinergia con Viareggio e Pescaglia, che sarebbe bastata da sola a battere ogni concorrenza.

Insomma Lucca ha rimediato una figuretta da farci ridere dietro. E forse sarebbe il caso di avviare una seria autocritica che abbia la capacità di far venire alla luce i meccanismi che governano le cose nella nostra città.

Di questa riflessione c’è necessità e urgenza. Prima che, come si annunciano all’orizzonte, si materializzino altre meschine figure.

Ne ricordiamo una, che dovrebbe bruciare come un’onta: la triste sorte del Caffe Caselli Di Simo, uno dei pochi luoghi di Grande Cultura che Lucca abbia avuto. È davvero troppo pretendere dagli attuali reggitori della cosa pubblica una parola chiara che faccia capire quali siano le loro effettive intenzioni per il suo recupero e la sua valorizzazione?

Prima di andare a Milano come hanno annunciato di voler fare, si impegnino a dotare Lucca di uno spazio culturale che da solo varrebbe più di tanta paccottiglia riciclata per l’occasione: la sagra della Trota Unta, il raduno dei mangiatori di ballocciori, il convegno degli assaggiatori di pinoli e la fiera del croccante.

Intanto mandiamo a memoria che Arnone (provincia di Isernia) ha stracciato Lucca.

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3 Commenti

  1. Bravo! Bella analisi, specialmente nella parte finale. Mi fa piacere leggere che qualcuno la pensa come me. A parte la Fondazione Ragghianti non mi viene in mente qualcosa di attinente con la cultura. Forse perchè troppo distratto dalle tarantelle e dal trash del nostro assessorato alla cultura e al turismo.

  2. Come era pensabile, che con questa amministrazione Lucca, potesse diventare
    la capitale della cultura, nonostante ne avesse tutte le potenzialità!
    Certo avranno pensato che la sagra della Trota Unta, sarebbe stata un’iniziativa
    più che sufficiente per guadagnare il titolo! Affidarsi poi ad un traffichino come
    Sgarbi, significa non avere minimante la percezione della realtà.

  3. Professore, sul caffè Di Simo bisogna insistere perché sia riaperto e diventi uno dei centri culturali più importanti per la città, visto che si trova nella via più frequentata della città.

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