Liste d’attesa: un anno per una mammografia, due per una visita alla tiroide. La storia di Lina

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Un anno di attesa per un esame che potrebbe salvarle la vita: è questa la storia di Lina Serafini, una donna lucchese che, con grande stupore, ha tristemente scoperto che l’appuntamento per una mammografia, prenotata presso l’Ospedale San Lucca di Lucca, è datato ottobre 2021.
Più di un anno di attesa, un’attesa che potrebbe valere la vita di tante donne come Lina e di tutti coloro che si affidano a quel sistema sanitario traballante. Si parla tanto di prevenzione ma, se a parole suona benissimo, i fatti non combaciano esattamente con la realtà. Il sistema sanitario italiano ha indubbiamente delle importanti falle che, con l’arrivo del Covid, sono esplose come mine addosso ai cittadini: una di queste è la questione delle liste d’attesa. Per una visita alla tiroide si aspettano due anni e per una gastroscopia un anno. Ed è così che i cittadini, tutti color che non possono rivolgersi a laboratori privati, sono costretti ad aspettare, facendo i conti troppo spesso con malattie che, invece, non aspettano nessuno tanto meno i tempi burocratici. Abbiamo parlato con Lina che ci ha raccontato, con sincerità e dispiacere, questa problematica essenziale ma che, troppo spesso, resta in secondo piano.

Un anno di attesa per una mammografia, cosa ne pensa?
Un anno è un tempo esageratamente eccessivo, tanto che inizialmente non avevo nemmeno realizzato che si trattasse di aspettare 12 mesi, motivo per cui, appena mi sono resa conto della data effettiva, ho subito cancellato l’appuntamento e anche la farmacista era incredula. 

Che giustificazioni le hanno dato?
Nessuno si è giustificato in nessun modo, ho scritto anche alla URP al Sindaco di Capannori, comune dove vivo, e al Dottor Sirio Del Grande ma anche in questo caso non ho avuto nessuna risposta. L’unica cosa che mi è stata detta è che eseguono le mammografie solo il giovedì mattina, credo che sia un po’ riduttivo dedicare una sola mattina a un esame che, se fatto per tempo, può salvarti la vita.

Lei aveva anche un accesso prioritario?
Si, i medici di famiglia hanno un ruolo importante in questo e cioè nella prescrizione dell’esame: devono mettere una certa priorità a seconda delle condizioni come la grandezza del seno, l’obesità, il fumo e la predisposizione genetica. L’appuntamento che avevo richiesto era per una persona potenzialmente a rischio, visto i casi di tumore al seno in famiglia, motivo per cui avrebbe dovuto avere un accesso prioritario, ma nonostante questo l’appuntamento è stato fissato a ottobre 2021.

Pensa che la problematica delle liste d’attesa sia legata al Covid?
Sicuramente il Covid ha rallentato ancora di più le liste d’attesa anche se, il problema c’era anche prima. E’ comprensibile che con la pandemia il sistema sanitario sia stato in difficoltà ma, allo stesso tempo, è inammissibile dover rischiare la vita per la mancanza di disponibilità a fare più esami. Si parla tanto di prevenzione, ottobre è il mese della lotto al cancro al seno e poi siamo costretti ad aspettare un anno. Ma questa problematica è estesa anche ad altre categorie, lo sa che anche per una colonscopia si aspettano 13 mesi? Lo stesso per una gastroscopia e per una visita alla tiroide addirittura due anni.

Cosa succede a tutti coloro che non possono permettersi di rivolgersi ai laboratori privati?
Siamo costretti a sperare nella fortuna. C’è chi si rassegna e spera di poter agire in tempo lo stesso, mentre sappiamo tutti che in medicina la tempistica è fondamentale e soprattutto lo è per il tumore killer delle donne e cioè quello al seno che, se preso in tempo, è curabile al 90%. La sanità probabilmente preferisce intervenire dopo, attraverso trattamenti di chemioterapia o radioterapia mentre fondamentale sarebbe agire prima. 

Che siano “vittime indirette” del Covid, tutti coloro costretti ad aspettare un anno per compiere un esame medico? Sicuramente la pandemia ci ha messo del suo ma, come ormai siamo costretti a constatare in quasi tutti i frangenti, il Covid ha solo messo in luce una problematica già esistente. Il sistema sanitario, come quello scolastico, rientra – o dovrebbe rientrare –  nelle priorità di un Governo che protegge e tutela i cittadini. In realtà, nonostante le difficoltà siano evidenti e possano portare a conseguenze davvero importanti e dannose, gli investimenti in questo settore non sono sufficienti e soprattutto non sono risolutivi. Fare una mammografia, una gastroscopia o un qualsiasi altro esame medico è un diritto e aspettare un anno, oltre che estremamente rischioso, è a tutti gli effetti una grande presa in giro.

A questo proposito si è pronunciato anche il consigliere comunale Daniele Bianucci che, senza tanti giri di parole, ha invitato l’amministrazione ad agire in questo senso nel minor tempo possibile: “raccomando al sindaco e alla giunta, di attivarsi presso la Regione Toscana e la Asl Toscana Nord Ovest, per ottenere una ricognizione completa delle liste di attesa in essere per gli esami diagnostici sul nostro territorio; e per segnalare loro la necessità di addivenire, nel mio breve tempo possibile, ad uno snellimento strutturale delle liste di attesa, al fine di garantire tutti gli esami medici in tempi congrui alle necessità dei cittadini“.

Un anno è un tempo inaccettabile per vedersi riconosciuto il diritto ad un esame diagnostico, prescritto dal medico” ha concluso il consigliere.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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