La storia di Giulia contro lo stigma sui disagi mentali’: “Possiamo fare tutto. Superiamo i pregiudizi”

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Scriverlo sembra scontato, ma come si ammalano il cuore, il fegato e i polmoni, può ammalarsi anche la mente. E i pensieri, proprio come ogni altro organo, quando provocano dolore, richiedono di essere ‘trattati’ e curati. Curati prima di tutto dalla ‘paura’, dal pregiudizio e dall’idea ormai troppo radicata di ‘non essere considerati abbastanza’ solo perché più fragili: “La malattia non deve fermavi, essere malati non significa essere diversi. Si può fare tutto”, sono queste le parole pronunciate da Giulia in una video-testimonianza pubblicata sui Social per dire a tutti che la sofferenza esiste e non bisogna vergognarsene perché se affrontata nel giusto modo può essere tutt’altro che un disagio. Che non c’è confronto che regga perché ogni persona è solo se stessa.

Scriviamolo di nuovo: anche la mente si ammala e in tanti modi. Dai disturbi di personalità, all’ansia, ai vari disagi dovuti al passato, ai momenti più difficili. Su Google si legge di tutto, ma forse solo chi ha provato quel dolore e ha trovato la chiave giusta per gestirlo sa realmente cosa significa. Un argomento tabù, di cui si parla troppo poco a causa dello stigma che accompagna questo tipo di malattia legato a concetti di inefficienza, mediocrità e vergogna, la cui conseguenza prima è l’isolamento, il non sentirsi all’altezza. Basta pensare al sistema sanitario che ancora oggi, se pur siano stati fatti dei passi avanti, non prevede investimenti adeguati per la salute mentale e non considera ancora la psichiatria come un ramo della medicina al pari degli altri.

Giulia ha 23 anni, è una studentessa di Psicologia clinica, ha degli obiettivi e come molti altri durante il suo percorso di studi quotidiano ha dovuto far fronte ad alcune difficoltà, al confronto con una sorta di ‘perfezione’ altrui, ai voti, ai giudizi, a momenti bui. Fino al limite. E una volta raggiunto vi ha guardato oltre scegliendo di accettare quello che c’era dall’altra parte e di superarlo lanciando un messaggio a tutti quelli che almeno una volta hanno sofferto: “La malattia non è anormalità, non bisogna in nessun modo sentirsi diversi. Bisogna andare oltre questo stigma sociale che purtroppo nella realtà di oggi pervade ancora. Non bisogna per forza laurearsi in tempo, avere il massimo dei voti ed essere perfetti. Ogni persona necessita del proprio tempo, di concedersi la propria lentezza, il proprio spazio. Ma anche quelli come noi possono farlo e io ne sono l’esempio. Studio Psicologia clinica, sono al terzo anno e mi sto laureando. Sicuramente non mi laureerò con il 110 e lode perché nel mio percorso ho avuto dei momenti ‘no’ dato che soffro di alcuni disturbi, ma conosco persone, oltre a me, che ce l’hanno fatta e adesso sono felici. Possiamo fare tutto”.

Siamo tutti ‘potenzialmente malati’, si legge in un famoso libro, perché tutti umani e quindi potenzialmente indisposti di fronte al disagio e all’imprevedibilità delle circostanze. Disagio che però nel 2021 fortunatamente si può trattare, attraversare. Giulia rappresenta un passo avanti verso il superamento di questo ‘marchio’ ormai radicato. E per vincerlo serve di insegnare che la vita può comprendere anche la malattia mentale e la difficoltà emotiva. Entrambe vanno accettate e vissute con coerenza, senza insistere nel giudizio: “Lo dico soprattutto per chi sta soffrendo perché viene etichettato e stigmatizzato per un disagio mentale, perché non si senta di meno a nessuno. Non è una cosa giusta: ognuno di noi è tante altre cose. Apriamo la mente”.

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