Grandi Manovre

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Ore contate per il maximanifesto che dalla facciata del teatro del Giglio annuncia le Celebrazioni del Centenario Pucciniano. Il solito uccellino bene informato mi sussurra in un orecchio che sarebbe già stata disposta la sua rimozione. Unico problema rimasto quello di stabilire a chi toccano le spese dell’intervento: al teatro del Giglio o al Comitato delle Celebrazioni? Risolta la questione si procederà a liberare la facciata del Giglio da quel maximanifesto che ricordava ai lucchesi l’appuntamento con il 2024, anno del Centenario Pucciniano.

I lettori de “Lo Schermo” mi daranno atto che sin dalla mattina in cui il maximanifesto venne collocato azzardai la previsione che nel giro di poco tempo avremmo assistito alla sua rimozione. Ero stato facile profeta, ma vorrei smentire Silvio (vedere il suo commento all’ultimo intervento) e precisare che avrei preferito, una volta tanto, che la mia previsione non si avverasse.

Ma, purtroppo non mi sbagliavo a prefigurarmi uno scenario di questo tipo: la collocazione del maximanifesto sulla facciata del Giglio è stata vissuta come un intollerabile intromissione, di più come una provocatoria violazione di quel “sancta sanctorum” che è considerato al pari di una proprietà privata.

Stando così le cose facile immaginare quali sono stati i passaggi successivi che si sono svolti secondo una catena conclusa con la decisione di rimuovere il maximanifesto. Proviamo a individuarli procedendo per ordine. Le grandi manovre sono state condotte secondo un collaudato schema: atto primo: mugugni diffusi e risentimenti rumorosi del personale addetto al teatro. Atto secondo riunioni informali e conciliaboli tra un ufficio e l’altro alla ricerca del grimaldello utile a far saltare l’operazione maximanifesto. Atto terzo: per queste occorrenze il grimaldello è sempre a portata di mano e si chiama tutela della salute. Traduzione: il maximanifesto impedisce la circolazione dell’aria all’interno degli uffici con possibili gravi conseguenze per le vie respiratorie. E, per sovrappiù, collocato come è sulle finestre che danno all’esterno riduce sensibilmente la luminosità delle stanze e degli uffici. Con pericoli per la sicurezza ed un aggravio per chi soffra di qualche patologia oculistica. Si troverà sempre un medico pronto a sottoscrivere un certificato in tal senso. Atto quarto: qui entrano in gioco i tutori del personale, le rappresentanze aziendali e le istanze sindacali che, aduse alle fiere battaglie ingaggiate sugli agri marmiferi dove i cavatori sono a rischio quotidiano della vita, non potevano certo abbandonare il personale che soffriva per la carenza d’aria e per la diminuita luminosità degli ambulacri del nostro teatro. Atto quinto. È scontato: l’apparato sindacale mette alle strette la presidenza del teatro alla quale presenta l’istanza delle rimozione. Messo di fronte all’inoppugnabile documentazione esibita, al presidente (che non deve essere un Cuor di Leone) non resta che aderire all’istanza e avviare le pratiche della rimozione.

Se le grandi manovre sono andate così lo vedremo nelle prossime ore guardando la facciata del Giglio.

Il maestro Puccini non ce ne voglia: questa è la minestra che passa il convento: il Caselli Di Simo di via Fillungo è ormai ridotto a discarica ed il resto della città lo segue a ruota.

Non ci resta che affidarci alla protezione della Madonna abbinandola a quella che da secoli il Volto Santo ha steso sulla nostra città: “Lucca tra cento ti scelse il Signore!”

Stiamo Sereni

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