“GENITORI SOCIALI”: come nascono e chi sono i tutori volontari dei minori stranieri.

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Presso ogni tribunale per i minorenni è istituito un elenco dei tutori volontari, a cui possono essere iscritti i privati cittadini, selezionati e adeguatamente formati disponibili ad assumere la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più minori, quando la tutela riguarda fratelli o sorelle.

È quanto stabilisce la cosiddetta “legge Zampa” (l. 47/17), che nel 2017 un po’ in sordina ha regolato questa forma di volontariato individuale: già poco tempo dopo fece notizia il fatto che qualche migliaio di cittadini avesse spontaneamente dato la propria disponibilità.

In realtà il tutore volontario nasce prima della legge. Forse avrete visto il film, ispirato alla storia dell’allora assessore alle attività sociali di Palermo Agnese Ciulla: quando nel 2014 il porto della città accoglie migliaia di migranti (ogni riferimento all’attualità è casualmente opportuno) tra cui tantissimi “minori stranieri non accompagnati”(MSNA), è Agnese ad accettarne la tutela legale che per legge deve essere garantita a qualsiasi minore che si trovi in Italia senza i genitori. Grazie al suo esempio la città si mobilita, il Comune istituisce un elenco di cittadini disponibili a fare il tutore volontario e tutti insieme scrivono una ordinaria storia di solidarietà italiana, più fedelmente raccontata nel libro La grande madre.

In Toscana per diventare tutore volontario MSNA si deve partecipare ad un corso di formazione che il Garante regionale per l’infanzia organizza periodicamente. Nella nostra città sono poco più di una ventina i tutori volontari formati e attivi, incaricati dal Tribunale per i Minori di Firenze di curare il “superiore interesse” di uno o più minori. Pochi, rispetto alle necessità del territorio, perché a Lucca i minori stranieri sono tanti e spesso attendono molti mesi prima della nomina del tutore.

Ma dove sono i MSNA? A Lucca operano alcune importanti realtà: il Villaggio del Fanciullo, il Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati, il rifugio Carlo del Prete gestito dall’omonima Azienda Servizi alla Persona e operato dalla cooperativa L’Impronta, che ha anche aperto una propria comunità chiamata “Palazzo” a San Concordio. A Capannori – e non solo – opera la cooperativa Odissea, in Garfagnana la cooperativa Radius gestisce la comunità “Il sole dentro” di Gallicano. Ci sono poi molteplici strutture a minore intensità: i cosiddetti “gruppi appartamento” sparsi un po’ per tutto il territorio.

Tanti ragazzi, dunque. Ma chi sono? Sono quasi tutti maschi, e adolescenti. Spesso sono vicini alla maggiore età, e questo è già un problema: se infatti il tutore non viene nominato rapidamente, perderanno molte opportunità e per loro sarà più difficile integrarsi. Perché il giorno del loro diciottesimo compleanno il mondo cambia improvvisamente: per lo Stato sono automaticamente adulti, escono dal sistema di protezione dei minori e rischiano di non poter proseguire il loro percorso verso l’indipendenza. Anche per questo è importante avere il tutore, un adulto di riferimento che ha il compito di affiancare il minore e valutare il grado di maturazione del suo percorso. Ed eventualmente chiedere al Tribunale un prosieguo dell’accoglienza anche oltre i 18 anni, per dargli il tempo di rendersi indipendente – ma la richiesta va fatta prima della maggiore età.

Il tutore non serve solo per le carte: è un volontario che dedica il proprio impegno ad uno specifico minore (si possono aver al massimo tre tutele contemporaneamente) prima di tutto costruendo una relazione. Collabora con i Servizi Sociali e gli operatori delle strutture di accoglienza e si relaziona direttamente con il Tribunale dei Minori. Ha il dovere di verificare che il minore sia adeguatamente accolto e seguito dalle strutture, spesso si prodiga personalmente per aumentare le chances dei propri ragazzi. Con i diciotto anni, cessa la funzione di tutore legale ma non la relazione e la dedizione. Tutti i tutori hanno una o più storie di legami che sono continuati dopo la maggiore età, perché i ragazzi continuano ad avere bisogno di supporto ed il commitment non segue il calendario. Per questo oggi si parla di “tutori sociali”: ci sono diversi progetti in corso finalizzati a dare una definizione ed uno sviluppo anche a questa seconda fase della relazione, quando il rapporto tra “genitore sociale” e minore e evolve progressivamente in quello tra un mentore ed un giovane adulto sulla via dell’indipendenza.

Per info: www.tutorivolontaritoscana.it

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