Enrico Giovannetti

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Nelle scorse puntate abbiamo incontrato il colonnello Giuseppe Giovannetti, importante figura di soldato risorgimentale, deceduto tragicamente al rientro dalla battaglia di Montanara nel 1848. Un drammatico alterco con un sergente pistoiese a Castelnuovo ne Monti concluse la sua vita.

Ma suo figlio Enrico Giovannetti proseguì la sua missione:

Enrico era nato a Lucca il 5 gennaio 1833. Figlio di Giuseppe, e di Anna Maria Crump, a 15 anni entrò nell’Accademia militare di Torino che concluse a pieni voti, proseguendo nel 1855, nel Corpo dell’Artiglieria.

Sebbene la rigida disciplina mettesse a dura prova il suo temperamento – come appare da una lettera scritta il 13 ott. 1852 a C. Paganini di Lucca al quale confidava: “la vita dell’Accademia non ha nulla cambiato, son 4 anni che la gusto, può immaginarsi se son contento: ho ancora 10 mesi da stare qua dentro e mi sembrano 10 secoli” -, già il 5 ag. 1853 il G. veniva licenziato a pieni voti dall’Accademia e ammesso alla Scuola d’applicazione col grado di luogotenente di artiglieria. Due anni dopo veniva nominato Sottotenente di Artiglieria.

“Ascritto per pochi mesi nel reggimento da piazza, passò nel settembre del 1855 nella X Batteria del Reggimento d’artiglieria da campagna, in quella batteria che, guidata dal valoroso capitano Luigi Quaglia, doveva, nell’epica giornata di San Martino e San Martino, il 24 giugno 1859, …si distinse particolarmente; “…scrivere col sangue de’suoi cannonieri una splendida pagina nella storia dell’artiglieria italiana.” (Rivista artiglieria e genio).

Per il fatto d’armi di Madonna della Scoperta, il 24 giugno 1859 meritò la Medaglia d’Argento al valor Militare “per l’intelligenza ed intrepidità dimostrata.”

Nel settembre 1859 il Giovannetti, promosso capitano, fu chiamato dal tenente colonnello Paolo di San Robert a Fossano, in provincia di Cuneo, a collaborare alle attività di ricerca che si stavano compiendo per migliorare l’efficienza dell’esercito sardo. Nel 1860 divenne docente dell’Accademia militare di Torino e mostrò di possedere ottime capacità soprattutto nel settore della fabbricazione delle polveri da sparo e le riversò nella realizzazione di un nuovo polverificio che nelle intenzioni dei promotori avrebbe dovuto essere informato ai più moderni criteri scientifici e militari.

Gli anni che seguirono rappresentarono per il brillante ufficiale un periodo denso di soddisfazioni. Nel 1860 entrò come docente effettivo all’Accademia militare di Torino e alla Scuola di applicazione della stessa città. Nel 1862, promosso maggiore, entrò a far parte del comitato di artiglieria; fu anche chiamato presso la casa Savoia a svolgere le funzioni di precettore del principe Umberto, futuro re d’Italia, e del principe Amedeo. Intanto i suoi studi trovavano applicazione soprattutto nel settore dei proiettili sferici di cui egli intendeva aumentare l’efficienza e l’uso. Numerosi sono infatti gli articoli da lui dedicati all’argomento, pubblicati spesso anonimi sulle più autorevoli riviste del settore e principalmente sul Giornale d’artiglieria e genio. Nel 1864 vide la luce un libro (Della costruzione delle batterie, Torino), poi ristampato nel 1867, in cui il Giovannetti condensava una parte dei risultati dei suoi studi e che divenne subito testo fondamentale per l’organizzazione delle truppe nonché essenziale riferimento per la formazione delle future generazioni di ufficiali d’artiglieria.

Nel 1864 il Giovannetti fu inviato in Danimarca a studiare lo scenario della guerra che aveva opposto l’esercito prussiano-austriaco a quello danese. In quello stesso periodo prendeva parte, in qualità di maggiore addetto al comitato di artiglieria, ai numerosi esperimenti volti a perfezionare l’applicazione del sistema delle canne rigate ai vari mezzi di artiglieria a disposizione dell’esercito. Questa attività di studio e ricerca si interruppe quando, con lo scoppio della guerra del 1866, nel luglio il Giovannetti, che un mese prima era stato insignito della croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, entrò a far parte del comando generale presso le truppe mobilitate sul fronte e ottenne il comando di una sezione di 4 batterie d’artiglieria impegnate nell’assedio della cittadella di Borgoforte nei pressi di Mantova. Come già in precedenza, si distinse per intelligenza e acume tattico svolgendo efficacemente l’opera a cui era stato chiamato. Terminato il conflitto con la liberazione del Veneto, riprese l’attività scientifica assumendo anche l’incarico di professore di artiglieria presso la Scuola superiore di guerra di Torino, ruolo, questo, che ricoprì fino al 1872, quando, promosso tenente colonnello fu nuovamente aggregato al comitato d’artiglieria. Tra il 1874 e il 1875 fu incaricato di recarsi a Essen, in Germania, presso la fabbrica Krupp, per trattare l’acquisto di alcuni cannoni d’acciaio. Grazie anche alle sue specifiche conoscenze tecniche e scientifiche, nel 1875 ricevette dal ministro della Guerra C. Ricotti-Magnani l’incarico, svolto con lusinghieri risultati fino al 1883, di dirigere la fonderia di Torino. Nel 1883, infatti, ottenuta la promozione a colonnello passò come membro effettivo nel comitato d’artiglieria e genio. Promosso tenente generale nel 1888, in quello stesso anno divenne anche ispettore delle prove di artiglieria e comandante della Scuola centrale di tiro, cariche, queste, che conservò fino alla morte distinguendosi, come sempre aveva fatto nelle sue numerose esperienze operative e scientifiche, per disciplina e rettitudine morale.

I suoi alti meriti scientifici e militari universalmente riconosciuti furono compensati con una carriera rapida e con decorazioni nazionali ed estere insigni.

Alto di statura, aspetto avvenente e tratto gentile, affabile con tutti. Vigoroso di corpo, gran camminatore e cavaliere ardito. Di carattere lealissimo, franco ed inflessibile, si era sposato nel 1871.

Il Giovannetti morì a Torino, dove si era recato, insieme con la moglie e i tre figli, per trascorrere il Capodanno, il 30 dic. 1889.

Alcuni mesi dopo la morte, la salma fu trasferita a Lucca ove, su iniziativa dell’assessore S. Bongi, il Consiglio comunale stabilì che “i resti mortali di lui […] [fossero] collocati nella Cappella dei Benemeriti, ed a spese del comune [venisse scolpita] in marmo la sua effige e posta nel medagliere della cappella medesima” (S. Bongi, Onoranze al generale E. Giovannetti. Relazione…, Lucca 1890).

Oltre alle medaglie commemorative italiana e francese egli era fregiato: della medaglia d’argento al valor militare, della croce di cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro e della croce dell’Ordine militare di Savoia, della croce di cavaliere della Corona d’Italia. (…) Fu decorato della croce di cavaliere di Sant’Olaus di Svezia nel 1861, della croce di cavaliere dell’Ordine di Leopoldo d’Austria nel 1867 e della croce d’ufficiale della Legion d’onore nel 1878.”

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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