Covid e spettacolo: 340mila lavoratori fermi

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Teatri, festival, concerti, manifestazioni culturali: tutto bloccato.
Cantanti, attori, sarte, musicisti, orchestre, manager, fotografi e tutta quella filiera di addetti ai lavori “dietro le quinte”: immobili.

Il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento è stato il primo a doversi confrontare con il Covid, che non gli ha lasciato scampo e che già dalla fine di febbraio ha costretto l’intero settore a fare un passo indietro cancellando spettacoli, perdendo cachet, bloccando interamente il mondo della cultura in Italia.

Ad oggi, la Fondazione Centro Studi Doc, la più grande cooperativa nel settore dello spettacolo in Italia, conta 340mila lavoratori fermi e stima una perdita di 8 miliardi in un solo mese di fermo.

Dai dati della Fondazione si scopre che, dall’emanazione dell’ultimo decreto, circa l’80% dei lavoratori nel settore dell’eventistica live è fermo e quindi tutti coloro che operano nelle fiere, nei teatri, nei concerti, nei convegni e in tutte quelle attività relative all’intrattenimento e alla cultura.

È un dato spaventoso e inimmaginabile e non è tutto perché se si guarda in prospettiva, non c’è ancora una data di ripartenza, la maggior parte degli eventi sono fermi a “data da destinarsi” ma senza una certezza che possa aprire un bagliore di speranza.

Gli effetti economici del Covid sul mondo dello spettacolo sono tragici e, nell’incertezza e terrore di quello che stiamo vivendo, spesso tutti quei lavoratori restano invisibili.

Si potrebbe pensare che la cultura non è un bene essenziale, molti sostengono che di “arte non si mangia” ma in realtà in Italia la filiera creativa e culturale vale, secondo lo studio di “Italia Creativa” realizzato da Ernst&Young con il supporto delle associazioni di categoria guidate da MICBAT e Siae, ben 48miliardi e si colloca al terzo posto da un punto di vista occupazionale, preceduta solo dal settore edile e da quello della ristorazione e alberghiero.

Secondo il Decreto Cura Italia, i lavoratori dello spettacolo possono richiedere un bonus di 600euro per far fronte alla crisi che stanno attraversando anche se ci sono dei precisi requisiti da adempiere per riceverlo e si conta che almeno 200mila tra essi resteranno esclusi: si tratta di tutti quei lavoratori intermittenti del settore che hanno sempre versato i contributi per il Fondo di Integrazione Salariale ma che si trovano concretamente esclusi dalle misure di sostegno.

Il decreto parla chiaro: sono ammessi alla percezione del sostegno economico quelli che hanno lavorato almeno 30 giornate in gestione Ex-Enpals e con un reddito inferiore a 50mila euro nel 2019, ma esplicita chiaramente che non devono avere avuto un trattamento pensionistico né un rapporto di lavoro dipendente alla data del 17 marzo. Ciò presuppone che i lavoratori intermittenti che erano dipendenti anche senza lavoro a quella data non possono avere accesso all’indennità.

Delusione, incertezza, rabbia e paura: sono questi i sentimenti che attraversano i lavoratori dello spettacolo in questo periodo di piena emergenza e il Covid, purtroppo, è solo la punta dell’iceberg di una situazione esistente da sempre ma mai approfondita fino in fondo. Il settore arte e spettacolo è oggettivamente uno di quelli, se non il più svantaggiato in Italia, non è regolato da uno status giuridico specifico che preveda il riconoscimento dei diritti previdenziali per scongiurare l’abbandono della professione in caso di malattia e di disoccupazione per dirne una fra le tane e inoltre non è garantito quasi mai un contratto scritto e un pagamento certo.

La mentalità italiana è abbastanza retrograda sull’argomento, nonostante la nostra nazione sia la culla della cultura per eccellenza, facciamo ancora fatica a riconoscere l’arte come un vero mestiere. Quante volte i nostri genitori dopo un “sono un musicista” rispondono “si ok, ma che lavoro fai?”. Gli addetti ai lavori dello spettacolo sono ancora così sottovalutati, da una parte ci sono tutti coloro che stanno dietro le quinte e che la maggior parte delle persone non ne conosce l’esistenza, dall’altra ci sono tutti quelli sul palco che però ancora non guadagnano quella stima e quella professionalità che meritano. Per la gran parte degli italiani l’arte è ancora un hobby ed è per questo che, anche in una situazione estrema come questa, il settore artistico resta in quella bolla di incertezza e di non curanza da parte delle istituzioni.

Che il Coronavirus possa portare qualcosa di positivo mettendo luce su una situazione già esistente ma ormai all’esasperazione?

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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