Ci sono Berlusconi e tre donne… 

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Tre donne e Berlusconi sono al centro della politica di questi giorni. Sembra l’inizio di una barzelletta ma no, non lo è. 

Allora facciamo tre ritratti rosa di altrettante donne che si muovono attorno alle ultime (sia nel senso di recenti che, per ragioni anagrafiche, probabilmente, anche di ultime) vicende del Berlusconi leader.

Diciamolo, Berlusconi è sempre stato dalla parte delle donne. A modo suo: sono il più bel soprammobile del creato da osservare e, magari anche, da adorare. Eppure, proprio una donna lo ha messo sotto scacco. E una donna lo ha salvato.

Ma andiamo con ordine. E partiamo da Berlusconi e ila sua più recente “perla”: Licia Ronzulli.

Vuoi vedere che ora il vecchio leader cambia il nome del partito in Forza Ronzulli?

Del resto, ha messo a repentaglio tutto il successo elettorale del centrodestra sul tema Ronzulli-Sì Ronzulli-No. Tipo Elio e le Storie Tese con Italia Sì Italia No. 

Forse Berlusconi ha deciso che, come nella canzone, è arrivato il tempo di (Forza) “Italia boom” e pensa che potrebbe sostituire il marchio con Ronzulli. Nel berlusconismo, il marchio è parte fondamentale delle strategie: ve lo ricordate il Popolo delle Libertà? Qualcuno ci aveva creduto (anche la Meloni) ma poi tutto tornava al leader. Che era il signore della foresta. E da signore della foresta era circondato sempre da cortigiane, (al femminile) che facevano scenografia, e da servilissimi ruffiani (talvolta anche nel senso proprio del termine e non sempre al maschile).

Questa è quindi una storia fatta in prevalenza di donne e da donne.

In primis, la nostra eroina che, come Giovanna D’Arco, si immola per la gloria del leader. Più o meno…

Del resto la Ronzulli, da sconosciuta (politicamente non certo alle cronache) è diventata la pietra di inciampo della maggioranza di centrodestra più vincente di sempre.

Ora, sconosciuta, forse, è un po’ troppo. 

Proviamo a conoscere un po’ meglio l’astro nascente della morente Forza Italia (se è ancora lecito chiamare così l’una e l’altra…).

Wikipedia ci informa che Licia Ronzulli (classe ’75 – 47 anni portati benissimo come da standard dell’entourage di Berlusconi) in carriera nasce infermiera e poi scala fino a diventare coordinatrice delle professioni sanitarie all’IRCCS Galeazzi di Milano. In questo periodo si occupa anche di alcune missioni di volontariato per il Progetto Sorriso Nel Mondo (in Bangladesh).

Nel 2008 (pare in quell’anno ma qui le fonti non sono molto precise; è certo, però, che questo rapporto personale le cambierà la vita) conosce Berlusconi a cui propone di sostenere parte del mondo del volontariato di cui si occupa. Nello stesso anno sposa Renato Cerioli, manager e presidente di Confindustria Monza e Brianza e al matrimonio interviene lo stesso Berlusconi come testimone di nozze (lasciando le nozze di niente-di-meno-che Briatore che si sposava lo stesso giorno). Sempre nel 2008 (vedi tu che anno importante…) viene candidata alle politiche nelle Marche dove, però, è la prima dei non eletti. Il 2009 è l’anno in cui Berlusconi la vuole candidata alle europee e così la ritroviamo a Bruxelles che porta la neonata figlia in collo nell’aula del parlamento EU. Ma la sua interpretazione della politica è quella di essere vicina al capo (quello con la B). Vicina nel pensiero ma anche fisicamente. Le cronache ci raccontano della Ronzulli nello stesso anno per via del suo coinvolgimento operativo nelle famose feste di Arcore (sia chiaro, nulla di illegale: prenotare biglietti aerei, organizzare le sistemazioni nei bungalow per gli ospiti ecc; attività da tuttofare vicina al capo). Non certo un ruolo di ideologa della politica ma, pare, di vitale importanza per la corte reale. Ruolo, che le inchieste sul “caso Ruby” della magistratura ci informano, ricopriva ancora nel 2010. Nel 2014 riprova la scalata all’Europa ma qualcosa non funziona e resta fuori. In compenso, dal 2015 al 2017, viene nominata nel CdA di Fiera di Milano Spa come vicepresidente. Probabilmente in forza della sua esperienza organizzativa. Dal 2016 diviene la segretaria personale di Berlusconi. Da allora lo accompagna sempre in ogni occasione fino anche ad aver organizza il “non-matrimonio” con Marta Fascina. Nel 2018 viene eletta in Senato a Cantù. E quest’anno è stata nominata commissaria di Forza Italia in Lombardia, scelta che porterà all’aperto polemica con Maria Stella Gelmini. Poi l’elezione al Senato quest’anno e la richiesta rifiutata del ministero della sanità.

Quindi abbiamo conosciuto la donna simbolo di questa nuova era berlusconiana. 

La nostra storia, però, a questo punto vede un’altra donna che, anche lei, è nata alla vita pubblica nazionale grazie al rapporto con Berlusconi. In questo caso, però, non parliamo della corte del re sole (scusate la lettera minuscola ma…) ma più come la sua nemesi. 

Giorgia Meloni nasce da una famiglia in cui il padre non ha titolo di essere nominato. È di origini popolari che di più non si può: periferia di Roma da famiglia trasferita dalla Campania. Comincia giovanissima in Alleanza Nazionale e scala (neppure tanto piano) le gerarchie interne fino a che Fini (nel 2001) non la nomina coordinatrice del comitato nazionale di reggenza di Azione Giovani di cui (nel 2004) viene eletta presidente. Poi la prima candidatura alla Camera del 2006 (ad appena 29 anni) di cui diventa vicepresidente e ancora nel 2008 (questa volta con il Popolo delle Libertà) diventando giovanissimo ministro della gioventù nel governo Berlusconi. 

Da lì la svolta. Nel senso che Giorgia a quel Popolo delle libertà ci ha creduto davvero: nel 2009 diviene presidente del movimento politico giovanile del Popolo della Libertà, denominato Giovane Italia. Nel 2012 annuncia la propria candidatura alle primarie del Popolo delle Libertà pensando davvero che l’allora-non-così-vecchio leader volesse mettere in gioco la sua creatura e dargli vita autonoma. Naturalmente non era così e le primarie non ci furono mai.

Giorgia allora si dimette da tutto, anche dal Popolo-non-popolo delle Libertà e fonda un suo partito. Va direttamente lei da Berlusconi a Palazzo Grazioli per annunciarglielo. Le cronache dicono che l’incontro avviene sulle scale (neppure in ufficio).

Lui, da consumato uomo di potere, le chiede che cosa vuole in cambio per desistere da questa idea. 

Lei si gira e se ne va.

Lui la guarda dall’alto pensando (immaginiamo) che sarà un’altra che va a scomparire nelle nebbie della storia. 

Lui si sbagliava.

La strada è in salita: FdI parte con risultati magri. Ma, con pazienza, costanza (e coerenza) e con il tempo ottiene risultati importanti. Anche a livello internazionale. È costretta a navigare largo: cerca le strade dell’opposizione di destra (che, in Italia, non ha mai avuto una fisionomia chiara), quelle poco battute, gli spazi aperti e il contatto diretto con la folla. Quando arriva il promo risultato europeo iscrive il suo partito all’ECR, gruppo piuttosto euroscettico che raccoglie le formazioni di destra (di minoranza) in Europa. Scelte un po’ al bordo della politica che le permettono di avere una certa visibilità anche se la caratterizzano come quasi-fuori dell’arco costituzionale.

Poi il momento del trionfo: la caduta simultanea della Lega e di una Forza (un-ultimo-sforzo-per-il-leader) Italia e lo sbriciolamento della sinistra le aprono un consenso enorme nelle ultime elezioni. 

ma nella nostra storia c’è anche un’altra donna importante: Marina Berlusconi.

Poche presentazioni per la figlia del vecchio leone: manager determinata e, a detta di chi la conosce, dal carattere fortissimo. È lei che interviene a gamba tesa in queste ore in cui tutto sembra andare a rotoli. Piomba di persona a casa del padre e mette a tacere tutto il corollario di “signore” del cerchio magico. E spiega e convince e (in qualche modo) impone il ritorno di ragione e competenza. Non sappiamo se è opera sua ma questo ritorno alla ragione politica si materializza quasi contemporaneamente con il ritorno al fianco del leader di Gianni Letta. Una specie di Giulio Cesare in tailleur: “veni, vidi, vici”.

Il resto è cronaca di ieri, di oggi e di domani. Vedremo insieme il finale.

Ciò che ci preme è aver mostrato tre figure al femminile profondamente diverse che ruotano attorno alla nostra storia. Tre figure e tre diversi rapporti con il potere. 

Ognuno poi ne tragga l’insegnamento che vuole…

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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