Capitolo chiuso per Coima e Fondazione: quando il “favoleggiare” di una città salva un’Amministrazione da pesanti conseguenze

-

Favoleggiare: così ha definito più volte l’Amministrazione il nostro operato e quello della città che per due anni si è battuta per scongiurare la privatizzazione di un bene comune, nonché un pezzo di storia della nostra città. Ma oggi il dado è tratto: la proposta di rigenerazione della parte sud della Ex Manifattura Tabacchi targata Coima e Fondazione è stata rigettata. Lo ha affermato ieri il Sindaco Tambellini, durante una conferenza stampa – che è apparsa più come colpo di teatro – insieme a gran parte della giunta.

Potremmo dire di aver vinto, ma non sta a noi cantar vittoria in quanto il nostro mestiere si basa solo ed esclusivamente sull’informare i cittadini, senza personalismi, battaglie, o dinamiche di potere. Possiamo certo dire “avevamo ragione”, come possiamo dire che, per assurdo, questa scelta per ultimo e per forza del Comune ha salvato lo stesso da conseguenze che sarebbero state difficili da risolvere.
Abbiamo rifiutato il project perchè manca l’interesse per la città”: così ha esordito Tambellini e così hanno titolato i giornalisti le prime pagine di questa mattina. Beh, la realtà non è proprio questa, se proprio vogliamo essere chiari fino all’ultimo, che poi – più che ultimo – questo dovrebbe essere il primo tassello di un nuovo puzzle da costruire si spera, questa volta, in nome della trasparenza.

Se dovessimo prendere per oro colato le parole dell’Amministrazione in cui oggi, solo oggi, afferma e si rende conto che il project di Coima e Fondazione non andava nella direzione dei bisogni della città, saremmo costretti a giudicare tali esponenti inadatti a occupare quelle solite poltrone, ma non vogliamo farlo. L’amministrazione, nonostante affermi ancora che in questo lungo anno si sia solo prodigata ad analizzare le carte, senza mai appoggiare il progetto completamente, ha in realtà tentato il tutto per tutto per portarlo a termine: a dimostrare la cosa il fatto che, nell’ultima proposta che il Comune ha fatto a Coima pochi giorni fa, esso, pur di spuntare su un post-it la Manifattura, avrebbe venduto ai milanesi l’intero stabile a costo di una non realizzazione poi del project, consapevole quindi dell’impossibilità, visti i limiti degli scavi archeologici e delle tempistiche imposte da Tagetik.
Ed ecco che Coima, che è l’ultima degli sprovveduti, a questa proposta ha ben pensato di rispondere scaricando tutti i rischi e le responsabilità future sull’Amministrazione: un completo suicidio, sia a livello di consenso che in termini legali. Da qui nasce infatti la decisione, presa poche ore prima della conferenza stampa, di mandare tutto a monte.

Quindi – la domanda viene spontanea – sarà il Sindaco, alla fine, ad aver tutelato la città, o sono proprio quei cittadini, noi giornalisti, quei comitati, quei politici che hanno “favoleggiato” per mesi e che nonostante i muri di gomma che hanno trovato, lo hanno salvato quantomeno da conseguente pesanti?

Perchè per quanto riguarda il consenso e la fiducia in questa Amministrazione poco c’è da dire: due anni passati a fare trattative nascoste con privati, con una Fondazione che ha guidato come burattini tutti gli attori di questa messa in scena, una furba Coima che – giustamente, anche – ha colto l’occasione di guadagnare – seppur non molto – a costo zero. Di contorno una buona parte della città in rivolta, un insieme di persone trasversale che ci ha ricordato che la cittadinanza attiva è quanto di più bello possa esistere, nonostante le umiliazioni e le difficoltà enormi nel penetrare in quelle dinamiche di potere dalle quali ci hanno sempre tenuto all’oscuro.

Ed ora?
L’Assessore Mammini, che abbiamo avuto il piacere di sentirla esporre sulla vicenda dopo almeno un anno di silenzio – e questo è tutto dire, trattandosi dell’assessore all’urbanistica – ha lasciato porte aperte alla Fondazione, sperando in un futuro coinvolgimento, nonostante ancora non sappiamo che aria tiri in San Micheletto ma possiamo ipotizzare che la fumata nera non abbia reso così felice la dirigenza. Allo stesso tempo, il Sindaco, è stato chiaro sulla faccenda Tagetik – altro protagonista che si è inserito a metà percorso, tra contraddizioni e innocenza – sostenendo che auspica all’insediamento della multinazionale prima della fine del mandato.
E qui, inevitabilmente, si torna al problema: come può il Sindaco – che si è finalmente reso conto che questo progetto non era fattibile in termini di limitazioni urbanistiche e archeologiche, nonché finanziare – affermare ancora di voler riuscire a rispettare i tempi di Tagetik, nonostante il suo dirigente comunale, Luca Nespolo, sia stato a suo tempo molto chiaro dichiarando – al contrario di quanto veniva detto da Coima-Fondazione e i propri tecnici – che tutti gli edifici dell’immobile devono essere soggetti a piano attuativo e non si può intervenire con intervento diretto su quelli destinati a Tagetik?
Abbiamo chiesto un parere esterno – ha affermato Tambellini – che ci ha assicurato che gli edifici destinati a Tagetik, che è una grande occasione per Lucca, possono non essere sottoposti a piano attuativo e questo comporterebbe un veloce insediamento. Certo ci sarà da capire come fare e come inserirlo ora in un nuovo contesto, visto che siamo disponibili ormai a tutte le proposte per la rigenerazione, purchè siano davvero concrete”.

In sintesi: il professionista esterno, contattato dall’amministrazione andando contro il parere del proprio dirigente, sostiene che il piano attuativo serva per tutti gli edifici tranne quelli destinati alla multinazionale, ma chi dovrà mettere la firma, eventualmente, sarà Luca Nespolo che si è esposto duramente in modo contrario. Che stiano pensando a un cambio di incarico o un casuale spostamento di Nespolo? Non si sa, anche se l’Amministrazione si è dimostrata davvero convinta dal parere esterno e agguerrita nel perseguire questa strada.

Ad ora è tutto da vedere, anche se una cosa è chiara ed è quella che resterà impressa in questa città, a prescindere dal colore politico, dalle idee sulla rigenerazione e dai cambi di rotta che abbiamo viso in questo anno. Non è una guerra è vero, ma a fronte delle circostanze non possiamo evidenziare quanto questa Amministrazione e le operazioni svolte da essa sulla vicenda – sempre tenendo a mente che senza una mobilitazione cittadina e politica d’opposizione, o meglio di quella parte di opposizione che ha scelto di non vendersi o svendersi, la giunta avrebbe tranquillamente approvato il primo project financing – siano state un fallimento completo in termini di verità, trasparenza e umiltà

La città si aspettava delle scuse, la città si aspettava un “mea culpa”, si aspettava un “sono con voi”, ma anche questa volta l’arroganza ha fatto da padrona. Chiedere scusa è il gesto più coraggioso che esista ma, si sa, questa Amministrazione non brilla certo per questo, anzi, ormai possiamo affermare sia completamente al buio.
Per quanto ci riguarda, noi cercheremo sempre di accendere la luce sulla verità.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

Share this article

Recent posts

Popular categories

Recent comments