Bollettino di guerra numero 12 – La tribolata storia di Porta S. Anna – Quinta ed ultima puntata

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Garantisco fin da qui che questa è l’ultima puntata. Garantisco e mi impegno. Eravamo rimasti al giornale “L’Esare” che esultava perché ben 622 lucchesi avevano sottoscritto una petizione, indirizzata al re ed al prefetto, perché venisse bloccata l’operazione dell’apertura della breccia nelle Mura: “Gli antibuchisti crescono” era questo il titolo che dominava la prima pagine del minuscolo quotidiano diretto dal marchese Lorenzo Bottini.

I “buchisti” se la presero a male. Su tutte le furie andò il parroco di Sant’Anna che utilizzò la predica domenicale per impartire una aspra reprimenda a quei suoi parrocchiani che avevano sottoscritto la petizione. Ma ancora una volta per i sostenitori del buco le notizie peggiori arrivavano da Roma. Non appena venne conosciuto il parere della Commissione ministeriale i “buchisti” si resero conto che le loro aspettative erano andate deluse. Le indicazioni romane erano chiare: il tanto agognato “buco” era stato sensibilmente ridimensionato in altezza e in ampiezza e per di più era stato spostato in modo da spezzare la tanto desiderata continuità in linea diretta fra la via Vittorio Emanuele e l’asse stradale che all’esterno delle Mura collegava con il sobborgo di S. Anna: la soluzione prospettata da Roma rendeva necessaria una secca deviazione della strada che si inseriva sulla via che conduceva alla collina ed al mare.

Gli effetti del pronunciamento romano non tardarono a farsi sentire e dal fronte “buchista” si sfilarono autorevoli personaggi come il giornalista Carlo Paladini ed il nobil uomo Niccola Raffaelli. Rimase fermo sulle sue posizioni l’onorevole Martini, ma nella fregola di portare argomenti a favore del “buco” finì per danneggiarlo. Come successe con l’articolo che il parlamentare affidò al quotidiano “Il Giornale d’Italia”. Tra i motivi che adduceva in sostegno del “buco” ve n’era uno che fu facile preda degli strali dei suoi avversari. Per l’on. Martini del “buco” e della strada diretta avrebbero beneficiato le famiglie degli alienati mentali per le visite ai loro cari ricoverati nel manicomio di Fregionaia. E dire che l’on. Martini passava per uno dei parlamentari più preparati.

Fu assai facile per il marchese Bottini, che con Martini aveva un conto aperto , mettere in ridicolo il deputato di Monsummano al quale dedicò una serie dei suoi articoli al vetriolo e lo sbeffeggiò ringraziandolo per aver suggerito il nome da dare al “buco”: porta a Fregionaia o porta dei Matti.

La polemica divampò e investì il Consiglio Comunale dove le opposte fazioni si azzuffarono. Ed eravamo già ai primi di luglio del 1909: mese caldo per l’esposizione solare e ancora più caldo per l’agitazione che dilagava in città. Proprio in quei giorni si era svolta l’asta per l’aggiudicazione dei lavori della porta con il progetto del 1904 che non teneva conto delle disposizioni ministeriali. L’asta fu vinta dalla “Società dei Capi Mastri Lucchesi”, che occupava muratori e manovali di città e dei sobborghi per i quali le opere per la nuova porta significavano mesi di sicuro lavoro.

Un altro fattore entrava nella già complicata partita. Il fronte “buchista” cercava subito di approfittarne e per iniziativa del consigliere comunale Lorenzo Martinelli e del geometra Lelio Menesini convocava una manifestazione popolare per sollecitare l’Amministrazione Comunale a respingere il progetto ministeriale. Al comizio, indetto per sabato 21 agosto, dava una convinta adesione la pattuglia dei socialisti lucchese che tramite il suo giornale “La Sementa” arrivava a giudicare la manifestazione pro buco “il coronamento della modesta opera nostra”. Parole sprecate e soprattutto inascoltate come ben si vide quella mattina: alle ore 10, in piazza Cittadella, dove era fissato il raduno dei manifestanti che da lì avrebbero dovuto sfilare in corteo, il loro numero si aggirava intorno alle venti unità. Non erano molti di più quando si mossero, preceduti da una piccola fanfara e si diressero sotto il Loggiato Pretorio dove si teneva il comizio: oratori il duo Martinelli e Menesini, e l’avvocato Renato Macarini Carmignani, che godeva di una immeritata fama di uomo di grande cultura: per anni addormentò salotti e cenacoli lucchesi con la conferenza “Gelosia di Otello”, che i lucchesi del suo tempo, ai quali era nota l’avvenenza della consorte, interpretavano come un sfogo autobiografico. Le cose gli girarono assai bene: si imbrancò con i fascisti e nel 1924 veniva eletto deputato. Arriverà anche ad essere nominato senatore. Ma questa è tutt’altra storia. Ritorniamo alla calda estate del 1909.

“La cittadinanza si è mostrata indifferente a questa manifestazione” commentò con compiaciuta soddisfazione il marchese Bottini. In tutto questo agitarsi i lavori alle Mura andavano avanti assai spediti seguendo le linee dettate dal Ministero. Alla fin fine l’operazione condotta dal ministro Rava aveva il pregio di rappresentare un valido compromesso che accontentava i duellanti: accoglieva l’esigenza di dotare Lucca di una nuova porta e prospettava una soluzione con il minor danno possibile all’antico monumento. La porta che veniva aperta di fronte al popoloso sobborgo di S. Anna si inseriva senza lacerazioni nel monumento: era dotata di quattro fornici: due più grandi, al centro, per il transito veicolare a doppio senso e due ai loro lati per l’attraversamento pedonale. Anche il suo impatto visivo era accettabile: messa a confronto con la sorella minore, quella porta San Jocopo realizzata in epoca fascista, porta Sant’Anna esce nettamente vincitrice per eleganza e funzionalità.

Condotti senza interruzioni i lavori della nuova porta erano terminati nel 1911, anno in cui si celebrò il Cinquantenario del Regno e di quelle celebrazioni ci si ricordò quando si volle dare il nome alla nuova porta che fu intitolata al re Vittorio Emanuele II. Nome che i lucchesi faticarono a praticare, preferendogli quello più familiare di porta Sant’Anna: i re passano i santi restano.

Come avevo promesso qui si chiude, non senza aver ricordato che per queste note storiche sono debitore agli studi Roberta Martinelli, che proprio in virtù della sua competenza, è stata chiamata a far parte del Comitato Scientifico incaricato dal Comune della valorizzazione e della promozione delle Mura.

P.S. A tutti gli affezionati e pazienti lettori gli auguri di Buona Pasqua: il mondo ne ha un gran bisogno.

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1 commento

  1. Ringrazio il Professore Sereni per averci raccontato la storia della nascita di porta Vittori Emanuele poi rinominata porta S. Anna, dove sono dovuti intervenire onorevoli che motivavano l’utilità della porta per i cittadini che dovevano far visita ai loro cari ricoverati al manicomio. Mi complimento con Roberta Martinelli per l’incarico ricevuto dal Comune di Lucca, per essere stata nominata per competenza nel comitato scientifico delle mura . Auguro a Unberto e Roberta una serena Pasqua.

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