Barbero e l’indignazione per le frasi sulle donne: chi lo critica ha perso un’altra occasione per rimanere in silenzio

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Pur riconoscendogli una grandissima capacità divulgativa, chi scrive non è propriamente un fan del Prof. Barbero, uomo di indubbia cultura il quale, tuttavia, talvolta risulta un po’ artificioso nelle sue esposizioni. D’altronde ogni soggetto che sceglie di diventare un personaggio pubblico attraverso il proprio mestiere – in questo caso facendo lo storico – deve mettere in conto le diverse sensibilità degli utenti a cui intende rivolgersi: non si può piacere a tutti, è la legge del mercato, dell’editoria e della televisione.

Però, con grande dispiacere, ultimamente ci siamo accorti che il Prof. Barbero è oggetto di sterili strumentalizzazioni che impongono qualche approfondimento e qualche riflessione in più: prima la polemica sul green pass e poco dopo, a stretto giro, quella sulle donne “poco spavalde”. Ora, per quanto riguarda la prima, confessiamo che non è una battaglia che ci scalda il cuore, anche se è opportuno evidenziare che l’opinione di molti di coloro che si sono indignati nel vedere la firma di Barbero nell’elenco dei docenti universitari anti green-pass vale davvero poco: su questo argomento – come ha detto pochi giorni fa il Prof. Zagrebelsky – parlano in maniera davvero qualificata solo i virologi e i costituzionalisti, gli altri (tutti!) al massimo possono parlicchiare. Quindi, in sostanza, se anche fosse vero che Barbero ha detto una cazzata, non siete certo voi – che pure siete docenti, professionisti illustri e sommi uomini di cultura, non ce ne vogliate – a doverla qualificare come tale.

La seconda polemica – quella sulle donne spavalde, per intendersi – ha visto scendere in campo tutta la più stucchevole intellighenzia del paese: sinistra arcobaleno, sedicenti intellettuali, politici grossolani e influencers hanno immediatamente sentito odore di sangue e si sono avventati sulla preda in difficoltà. Ovviamente lo hanno fatto con il ditino alzato, con il solito fastidioso snobismo e con quel senso di indignata superiorità che da sempre li caratterizza, con una approssimazione e una superficialità imbarazzante. Senza neppure aver ascoltato l’intervista incriminata e senza avere minimamente approfondito la questione, e magari sono gli stessi che poi vengono a dare lezioni su populismo e fake news!

Barbero – in questo caso, peraltro, con grandissima umiltà – si è solo chiesto e ha chiesto all’intervistatore se, alla luce della situazione culturale, sociale e professionale italiana, non è forse il caso di domandarsi se vi sono differenze oggettive e strutturali tra uomo e donna, che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi: “È possibile – si è testualmente interrogato Barbero – che in media le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che servono ad affermarsi?”. Una cosa ben diversa, dunque, dal sentenziare che Barbero ha detto che le donne non si affermano perché sono poco spavalde. Praticamente si è fatto passare uno che da quarant’anni si batte per diffondere l’importanza delle donne nella storia come il balbuziente di “Berlinguer ti voglio bene”: “La donna, la donna, la donna…o l’omo?”.

Anche a Lucca – storicamente patria di benpensanti annoiati – abbiamo dovuto registrare questa sgradevole tendenza: tra vanità varie, invidie professionali (Barbero a Lucca non invitatelo più, ché evidentemente ruba le scene!) e superficialità, si sono visti i soliti soloni – che ogni tanto si abbaiano addosso per questioni di orticello, ma che poi un accordo lo trovano sempre – indignarsi per le frasi del retrogrado maschilista Barbero. Una situazione del genere era troppo ghiotta per evitare di dire la propria…ma questa volta non è certo Barbero che ha perso una buona occasione per rimanere in silenzio!

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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