Aiutiamoli a casa loro. Lucca non è un paese per giovani.

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C’è la gentrificazione, si sa. E poi gli working poor, un altro problema. Per non parlare della disintermediazione dei social, che ha cambiato il mercato degli affitti in favore di un turismo fai-da-te.

Tutto vero, e ben espresso con parole chiave che fanno anche fino. Ma al fondo, la sostanza qual è? A Lucca si fa fatica a trovare casa in affitto. Per i giovani – giovani coppie, ma anche semplicemente giovani che provano a rendersi indipendenti – è ancora più difficile, tanto più che spesso non nuotano nell’oro. Per gli stranieri (residenti), è ancora peggio. Molte case sono riservate alla locazione turistica, e pazienza (a proposito: quando abbiamo deciso di diventare un territorio a prevalente vocazione stagionale? Il centro storico, come un lido, sembra chiudere d’inverno: ci sarà la Bolkestein anche per noi?). I proprietari chiedono garanzie, ed anche questo è perfettamente comprensibile. Ma quando non basta avere la busta paga di un contratto a tempo indeterminato, magari con la firma di un garante; quando si chiedono 6 mesi di caparra, e magari due mesi di affitto anticipato; quando comunque ci si deve impegnare a non prendere la residenza a quell’indirizzo, beh qualche sospetto viene. L’identikit del perfetto inquilino è, verosimilmente, un dirigente di banca temporaneamente comandato: in città ci dorme dal lunedì al venerdì, con la famiglia che lo aspetta altrove.

E gli altri? Soffrono. In particolare i giovani che non hanno alle spalle famiglie ben radicate sul territorio (i quali per altro spesso possono orientarsi verso l’abitazione di proprietà), in particolare i giovani che stanno sul margine, quello che divide il benessere dalla povertà. Nonostante il nostro territorio possa vantare iniziative e tessuto sociale, un esempio fra tutti la Fondazione Casa che porta avanti progetti ed interventi per affiancare le persone nella ricerca attiva di una casa e nell’aiutare i quartieri, i condomini, le micro-reti sociali ad accogliere il nuovo, il diverso.

Certo il problema è vasto e non affligge solo Lucca, ma mentre auspicabilmente si avvia una riflessione complessiva sulla vocazione dello spazio urbano, intanto qualcosa per rendere la vita un po’ più facile si dovrebbe pure fare. Per esempio: le esenzioni per i libri scolastici, così come per la mensa, sono legate al requisito della residenza e non al domicilio. È palesemente ingiusto e incide realmente sulla parità di accesso all’istruzione, tra l’altro nell’ambito dell’obbligo scolastico, colpendo i nuclei familiari più vulnerabili.

E già che ci siamo, si potrebbero approfondire i moventi di quei proprietari che non vogliono che gli inquilini prendano la residenza “a casa loro”.

Foto di Karolina Grabowska

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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