Di palo in frasca (aggiornato)

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Puccineide: farsa senza tragedia. Tra le tante frasi che si ricordano di Carlo Marx ce n’è una che accosta la tragedia alla farsa. Più o meno suona così: la storia è destinata a ripetersi; si ripete, prima in tragedia poi in farsa.

Meglio, molto meglio se la farsa arriva senza la tragedia. E di farsa si deve scrivere a commento dell’ultime uscite della saga pucciniana. Questa volta le cronache hanno registrato uno scambio di colpi fra il presidente del Comitato delle Celebrazioni, Veronesi, e il Teatro del Giglio: motivo della contesa la mancata esposizione sulla facciata del teatro di un grande striscione con tanto di immagine di Puccini: per Veronesi quel manifesto gigante avrebbe dovuto dare il segno della volontà di valorizzazione dell’identità pucciniana di Lucca. Posto in quel luogo centrale avrebbe fatto capire a tutti che per le celebrazioni del Maestro si stava lavorando e si preparavano imperdibili appuntamenti.

Sollecitato da chi scrive il presidente Veronesi ha incaricato di realizzare lo striscione il noto Sandro Sesti che nel giro di pochi giorni ha realizzato il progetto. Eravamo a luglio, alla vigilia del concerto di Beatrice Venezi in Piazza Napoleone.

Son passati quasi tre mesi ma della gigantografia non si è vista traccia. Della sua scomparsa si è doluto Veronesi che ne ha dato la colpa alle lungaggini burocratiche sorte in seno agli uffici del Teatro del Giglio. La loro risposta non si è fatta attendere ed hanno rinviato la palla al mittente: colpevole sarebbe il Comitato delle Celebrazioni al quale spetterebbe l’onere amministrativo dell’operazione.

Per finire in bellezza non poteva mancare il rinvio della pratica al parere della Soprintendenza, che è come dire il porto delle nebbie, o il soccorso di ogni inadempienza: quando non si vuol fare una cosa si racconta che è la Soprintendenza a bloccarla. E c’è anche chi ci crede.

Durante la mia decennale esperienza di sindaco di Barga mi è capitato assai spesso di imbattermi in quel vetro preventivo per cui prima di fare una cosa avrei dovuto attendere il placet del Supremo Tribunale. Avrei dovuto, ma se ero convinto tiravo avanti per la mia strada: e così feci sparire quella vergogna che era stata costruita davanti al teatro dei Differenti: una colonnata che deturpava tutto l’ambiente. Una mattina, per effetto di una nevicata, che non ci fu, il colonnato fu trovato abbattuto e la piazza fu liberata da uno scempio che offendeva la vista.

Ugualmente quando si trattò di recuperare quella che era stata la chiesina delle Palmente, ormai ridotta ad un rudere sulla strada che porta a Barga, essendomi giunta notizia del parere negativo della Soprintendenza, che non la giudicava di interesse artistico, decisi di procedere ed oggi che la chiesina, in piena forma, dà il benvenuto a chi si appresta ad arrivare a Barga. Potrei continuare ancora con altre storielle di questo genere, ma mi fermo qui per svolgere una semplice considerazione: la paura del bau bau fa più danni della grandine.

Quindi se per mettere lo striscione pucciniano sulla facciata del teatro del Giglio il teatro del Giglio ha bisogno del via libera della Soprintendenza e tra Comitato, Comune e teatro non si riesce ad arrivare a capo di nulla, allora forse è meglio chiudere baracca e baracchini. Con buona pace del Maestro, che di affronti del genere farebbe volentieri a meno.

Come farsa non è male. Ma per rimanere in argomento avanzo qualche domanda: ancora non si è visto in città un manifesto delle Celebrazioni, che starebbe molto bene in gigantografia sul viale Europa e all’aeroporto di Pisa. Anche questa deplorevole latitanza è dovuta alla paura del “bau bau”? O forse all’inesauribile lavorio del terribile Comitato Martinicca ben insediato nei tanti uffici preposti?

E andiamo avanti, anzi torniamo indietro: a che punto siamo con la trattativa fra comitato, Comune e privati per il recupero del caffè Caselli Di Simo: c’eravamo lasciati, mesi fa, che sembrava bene avviata: i fondi per intervenire per il risanamento c’erano e la parte privata sembrava ben disposta a muoversi in quella direzione. Da allora non si è più saputo nulla: forse che all’insaputa di tutti ancora una volta il “bau bau” ci ha messo lo zampino?

Una risposta chiara da parte del Comune sarebbe quanto meno opportuna. L’attendo e l’attende la città che di questa stucchevole farsa farebbe volentieri a meno.

Per Diego Cecchi: anche da queste colonne vada un pensiero carico di affetto per la memoria del buon Diego Cecchi, giornalista sportivo, appassionato e competente. Tutti gli volevamo bene e, per quanto era possibile, trepidavamo per lui quando, vincendo una terribile menomazione fisica, interveniva nelle conferenze stampa per recare parole di incoraggiamento per la Lucchese.

Caro Yuri buon viaggio e goditi da lassù, insieme a tanti amici, i successi della tua squadra del cuore. Che verranno, ne sono sicuro, verranno.

A proposito di bufali e bufale: l’intervista che ieri il colonnello Vittorio Biondi ha pubblicato su queste pagine per la serietà dell’argomento trattato non dovrebbe passare senza un altrettanto seria manifestazione di attenzione.

In breve il colonnello, sulla base di una documentazione di difficile contestazione, ha smontano l’eroicomico racconto, divulgato da anni dalle istituzioni, del salvamento e della liberazione di Lucca del settembre 1944.

È troppo chiedere alle autorità convenute in piazza l’altra mattina per la cerimonia ufficiale di riconoscere l’inattendibilità di quanto raccontato? Un atto di onestà culturale non è mai sprecato.

La Resistenza e i partigiani non hanno certo bisogno di celebrazioni di tartarinesche imprese che semmai sortiscono l’effetto contrario alimentando un dispregio che non avrebbe alcun motivo di manifestarsi.

Di Enzo Sereni: sarà perché a quel cognome mi sento legato. Sarà perché sono sempre andato alla ricerca di personaggi e storie dimenticare o sarà per altre ragioni, ma la vicenda di Enzo Sereni mi ha sempre appassionato. La riassumo per i passaggi essenziali che riprendo dall’ottimo libro di Anna Foa “Gli ebrei in Italia”: figlio dell’agita borghesia ebraica e fondatore di un gruppo sionista si era trasferito in Palestina nel 1927. Attivo nel kibbutz Givar Brenner, sostenitore della coesistenza con gli arabi, fu inviato in Germania ad organizzare la difesa degli ebrei sottoposti alla persecuzione nazista. Entrato nell’esercito inglese, fu inviato in Iraq, Egitto e in Italia con il compito di proteggere gli ebrei.

Con il falso nome di Barda fu paracaduto vicino a Lucca, ma l’aereo che lo trasportava venne intercettato e abbattuto. Credo dalle parti di Nozzano. Catturato dai nazisti fu deportato a Dachau dove venne assassinato. In Israele il suo nome figura tra gli eroi e i fondatori dello Stato.

A Lucca non è mai stato ricordato. I commenti sono superflui.

Foto di Rene Asmussen

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1 commento

  1. Dire che il Professore Sereni colpisce sempre nel segno è ormai superfluo. Come non dare ragione a Umberto quando evidenzia a 4 mesi al 2024 anno del centenario di Puccini, la mancanza di Pubblicità nella città natale, aeroporti, stazioni, comuni confinanti . Condivido con il Professore, per i complimenti al Colonnello Biondi per aver fatto chiarezza sulla liberazione di Lucca da parte delle truppe Americane.

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