Il quinto rapporto sul Terzo settore in Toscana conferma il primato di Lucca nel volontariato ma i giovani sono pochi

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È stato presentato venerdì scorso, 16 maggio 2025, il quinto rapporto sul Terzo settore in Toscana. Emerge che hanno superato quota diecimila gli enti del terzo settore operanti nella nostra regione, con tante organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e cooperative sociali che operano nei settori più diversi: dall’ambito sociale e sanitario a quello culturale e ambientale. Un numero elevatissimo, che colloca la Toscana ai vertici nazionali. Il rapporto è stato curato come sempre dall’Osservatorio sociale regionale ed evidenzia la crescita costante degli enti che hanno formalizzato la loro esistenza con l’iscrizione al Runts (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), uno dei principali adempimenti previsti dalla riforma del settore, e che risultano quindi strutturati, organizzati, e abilitati a rapportarsi con le istituzioni.

Ma anche se sono cresciuti di numero (precisamente sono 10.837) e coinvolgono decine di migliaia di persone, rappresentano solo parzialmente l’universo del non profit toscano che, secondo i dati Istat, ha una dimensione quasi tripla: se infatti si tiene conto di tutte le realtà organizzative e associative, formali e informali presenti nella nostra regione il numero complessivo sale a 26.400, e quello dei volontari a quasi 420.000. 

Questo autentico polmone della nostra regione è stato oggetto, nel rapporto, di uno studio approfondito per analizzarne le dinamiche, soprattutto a partire dalla prima fase di applicazione della legge di riforma. Visto il valore dell’analisi e la necessità di presentarla anche sul territorio, accanto alla presentazione odierna sono state previste anche due iniziative territoriali organizzate presso la Società della salute Valdinievole e Fiorentina Sudest, in programma, rispettivamente il 22 e il 30 maggio. 

I 10.837 enti del terzo settore presenti in Toscana nel 2025 e iscritti al Runts (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) sono suddivisi tra 3.200 organizzazioni volontariato (pari al 30% del totale), 6.094 associazioni di promozione sociale (56%), e 890 imprese sociali (8%). 
Le “attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale” sono nettamente prevalenti (49% degli ETS), seguite da “attività di educazione, istruzione e formazione professionale, attività culturali e socio-educative” (29%) e “interventi e servizi sociali” (21%)
Questo terzo settore ‘formalizzato’ mostra una tendenza considerevole alla crescita: si è passati dalle 19,8 organizzazioni ogni 10.000 residenti del 2008 alle attuali 29,6.
Sono dati che collocano la Toscana al quarto posto tra le regioni italiane. 

L’universo non profit in senso lato, formato cioè da tutte le realtà organizzative e associative, anche informali, è quasi tre volte più vasto dello spaccato ‘formalizzato’: secondo l’ultimo censimento Istat, le istituzioni non profit sono oltre 26.400, hanno quasi 55.000 dipendenti (il 59% nelle cooperative sociali) e funzionano grazie al contributo di quasi 418.000 volontari.
Tutti i numeri confermano il forte radicamento di questa realtà nel contesto regionale: in Toscana: si contano infatti 72 organizzazioni ogni 10.000 residenti, mentre i volontari sono 114 ogni 10.000 residenti.

Per quanto riguarda il settore di attività, ci sono tre comparti che insieme ricoprono oltre 2/3 delle istituzioni toscane: il 34% opera nell’ambito delle ‘attività sportive’, il 18% nelle ‘attività ricreative e di socializzazione’ e il 14% nelle ‘attività culturali e artistiche’. Seguono poi le attività di ’assistenza sociale e protezione civile’, ‘relazioni sindacali e rappresentanza di interessi’, ‘sanità’ e ‘religione’.

Negli ultimi 25 anni l’ambito del non profit è cresciuto esponenzialmente, mentre nell’ultimo quinquennio si è assistito a una diminuzione del numero di istituzioni e di volontari, e a una crescita dei lavoratori. 

Secondo quanto emerge dal rapporto sale l’età media dei volontari: quasi metà ha più di 55 anni, i volontari under 29 sono solo il 15,5% del totale. Per quanto riguarda il genere c’è una predominanza tra i maschi rispetto alle femmine in quasi tutte le fasce d’età. 
Ci sono cambiamenti anche per quanto riguarda l’impegno che ha sempre di più caratteristiche saltuarie: solo il 43% del totale dei volontari opera in modo sistematico. Tra le motivazioni dei giovani volontari emerge sempre di più quella di poter valorizzare le loro competenze: dalla logica dell’appartenenza e adesione valoriale, oggi si passa sempre più spesso a quella del coinvolgimento in progetti specifici e concreti.

Come si vede in questa tabella estratta dal quinto rapporto sul Terzo settore in Toscana (https://www.regione.toscana.it/documents/d/guest/il-terzo-settore-in-toscana_2025_web) la provincia di Lucca mantiene il primato regionale per numero di organizzazioni di volontariato con 11,4 realtà ogni 10.000 residenti. Entrando nello specifico dell’azione volontaria e delle sue trasformazioni il rapporto (da pagina 53) evidenzia come: «Il volontariato sta attraversando una fase di profonda trasformazione, influenzato dai mutamenti sociali, economici e normativi. L’impegno volontario si manifesta anche in forme non associate e “saltuarie”, segnando un distacco dalle modalità tradizionali di adesione e partecipazione. Questo cambiamento riflette sia l’evoluzione delle motivazioni individuali, sia le crescenti difficoltà delle organizzazioni nel garantire continuità e ricambio generazionale. Secondo i dati Istat relativi all’ultimo Censimento delle istituzioni non profit (2021), il numero complessivo di volontari resta elevato, ma registra un calo rispetto agli anni precedenti. Pur osservando una crescita della partecipazione in alcuni ambiti di intervento, come quello ambientale, la capacità complessiva di attrarre nuovi volontari si riduce, compromettendo la sostenibilità di molte organizzazioni. Questa tendenza è stata accentuata dalla pandemia, che ha messo in crisi numerose realtà basate su un impegno volontario “sistematico” e continuativo. Un altro elemento significativo riguarda la crescente professionalizzazione: molte associazioni investono nella formazione per garantire un impatto più efficace, mentre il rapporto con le istituzioni pubbliche si intensifica a seguito della Riforma del Terzo settore e dell’introduzione del Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS). Se da un lato queste innovazioni rafforzano il ruolo degli enti, dall’altro pongono nuove sfide amministrative e organizzative, costringendo soprattutto le realtà più piccole a ridefinire il proprio modello di azione sul territorio. In Toscana, il panorama del volontariato rispecchia in gran parte le tendenze nazionali, con alcune peculiarità del territorio. La regione vanta una solida tradizione di impegno sociale: la recente indagine demoscopica di Cesvot (Preiti, 2025) evidenzia che l’84,4% dei toscani considera i volontari “persone da ammirare”, con un significativo aumento di 9,6 punti percentuali rispetto al 2020 (74,8%). Inoltre, l’82,7% dei cittadini ripone fiducia nel “volontariato e nel Terzo settore”. Negli ultimi anni si è osservata anche una trasformazione nella composizione anagrafica dei volontari: cresce la partecipazione della fascia over 55, mentre l’impegno dei giovani risulta più discontinuo e orientato verso esperienze brevi e mirate. Questo fenomeno solleva interrogativi sulla capacità delle organizzazioni di attrarre le nuove generazioni mantenendo al contempo il valore della tradizione e dell’identità. Le organizzazioni di volontariato si trovano quindi a vivere una fase in cui si sentono “in bilico”: il futuro del settore dipenderà dalla loro capacità di trovare un equilibrio tra innovazione e tradizione, preservando il ruolo fondamentale del volontariato come motore di coesione sociale e partecipazione attiva».

«La trasformazione del volontariato – prosegue il rapporto – si manifesta in maniera evidente in tre momenti storici. Il primo risale alla crisi economica del 2008, quando – per rispondere alla crescente domanda di servizi da parte della popolazione – le organizzazioni di volontariato si sono adattate a un contesto più pragmatico, concentrandosi sulla fornitura di servizi concreti. Ciò ha portato a una professionalizzazione del volontariato, che ha richiesto una gestione più competente e sostenibile. Il secondo momento coincide con la pandemia (2020-2021), che ha rappresentato un punto di svolta, mettendo in luce le vulnerabilità preesistenti e accelerando i cambiamenti in corso. Il volontariato ha dimostrato resilienza, adattandosi rapidamente, e rafforzando il ruolo del Terzo settore nel sistema di welfare. Secondo l’indagine demoscopica di Cesvot (Preiti, 2025), il 32,0% dei cittadini riconosce che il volontariato svolge un ruolo “essenziale” e il 41,7% lo considera “importante”, in particolare nel supporto alle persone fragili, nell’inclusione sociale e nella prevenzione e salute pubblica. Il terzo momento storico di trasformazione è rappresentato dall’introduzione del Codice del Terzo settore nel 2017 e dalla istituzione del RUNTS, che ha avuto un impatto significativo, spingendo molte organizzazioni a rivedere la propria identità e i principi statutari.

Oggi il volontariato sta vivendo un cambiamento strutturale, caratterizzato da frammentazione, competizione per le risorse e maggiore professionalizzazione. La sfida su questo fronte è adattarsi senza perdere la propria identità, mantenendo un equilibrio tra cultura organizzativa8 e spirito volontario, affinché il volontariato resti una forma di cittadinanza attiva e non solo una mera prestazione. Il Primo rapporto sul RUNTS, pubblicato nel 2024 e curato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione con l’Ufficio studi delle Camere di commercio, evidenzia che, tra gli ETS iscritti al RUNTS in Toscana, le associazioni di promozione sociale (APS) rappresentano il 55,7% e le organizzazioni di volontariato (ODV) il 30,9%. In valore assoluto, rispetto al 2021, il numero delle ODV diminuisce di circa 150 unità, mentre le APS crescono di circa il doppio. Da questi dati emerge un quadro chiaro di un modello in trasformazione: le organizzazioni di volontariato calano, mentre le associazioni di promozione sociale aumentano sensibilmente. Questo andamento è stato determinato dall’allineamento tra i registri regionali e nazionali delle APS: molte erano già numerose negli anni precedenti, ma non comparivano nei registri regionali perché iscritte a quello nazionale. Con l’introduzione del RUNTS, questa discrepanza è stata superata. In riferimento alla Toscana un dato sorprendente riguarda la distribuzione dei volontari nelle due tipologie di organizzazioni: il 73,5% dei volontari certificati dal RUNTS opera nelle ODV, mentre il 25,4% nelle APS».

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