“Siamo ristoratori, non controllori”, “E’ anticostituzionale”. Il Green Pass che divide

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Manca poco ormai a venerdì (6 agosto), giorno in cui entrerà in vigore l’obbligo del Green Pass per cenare al chiuso, partecipare ad aventi, andare in palestra, guardare un film al cinema. Con l’ultimo Dpcm il presidente Mario Draghi ha optato per una misura ‘drastica’ per sfavorire la diffusione della variante Delta che ha già causato un incremento della curva dei contagi anche in Toscana e nella nostra provincia.

Una misura che però non tutti hanno condiviso, primi fra tutti i ristoratori. Sugli slogan nelle piazze, dopo quelli contro il lockdown e la divisione in fasce colorate delle regioni, si legge “non siamo controllori”: condividono l’idea della certificazione verde, sono pronti a sensibilizzare sull’importanza della sicurezza e delle regole, ma in molti non accettano di dover ‘controllare’: “Siamo pronti a fare la nostra parte come sempre – dicono – ma non vogliamo respingere i clienti”. Primo fra tutti il bar Tessieri, in piazza Napoleone contro una “dittatura sanitaria che ci vogliono imporre”, dice il proprietario. In molti non hann ancor ricevuto contributi e le agevolazioni promesse: “Non possiamo sempre essere il capro espiatorio di questa pandemia”.

Un No deciso al marchio – come lo chiamano, condiviso anche da molti istruttori di palestra, un’altra delle categorie più colpite economicamente dalla pandemia, che chiedono di poter lavorare liberamente. Ma nessuno di loro è no-vax, ci tengono a ribadire. A preoccuparli è una “cura sperimentale, non ancora testata – spiegano – e l’idea, imposta, che non ci sia altra soluzione oltre il vaccino. Vogliamo lavorare senza imposizioni”.

I no-vax, quelli veri, invece, ieri (3 agosto) si sono riuniti al campo Balilla, nello stesso posto in cui il 25 aprile scorso avevano manifestato contro l’obbligo della mascherina. “Il green pass è anticostituzionale“, questo lo slogan della protesta che ha riunito circa mille persone. Si parla di complotto, di un virus che non è mai esistito, di esseri umani utilizzati come cavie e, immancabilmente, di libertà.

Dall’altra parte già 31,9 milioni di italiani si sono vaccinati scegliendo l’unica soluzione (forse) possibile. Nella piana di Lucca, il 78,8 per cento ha già completato il ciclo vaccinale e non si fermano le prenotazioni, sopratutto fra i giovani che sperano di poter tornare alla vita di prima scongiurando l’idea di un altro lockdown.

Il problema rimane quello della libertà individuale, che però è anche responsabilità e la Costituzione stessa è fatta di diritti, ma anche di doveri. Il contagio, oltre che sulle persone più fragili e gli anziani, si riflette anche sull’economia, ma i ristoratori si sentono ‘puniti’ da questa nuova misura e non ne colgono l’opportunità. Una parte di loro ha paura vista la velocità nella produzione del farmaco e le informazioni continue e discordanti, solo in minoranza lo ritengono un passo giusto e necessario per continuare a lavorare. L’unica cosa certa è che, ad oggi, non c’è alternativa oltre al vaccino, che più che imposto, andrebbe ‘spiegato’. Se funzionerà non lo sappiamo, ma in nome di questi due anni, dovremo chiederci se sia giusto fare la nostra parte e almeno tentare, oppure no.

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