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Puccini, Lucca e il Caffè Di Simo — di Alberto Veronesi

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Mi fa piacere riprendere le tematiche che ha espresso il professor Umberto Sereni in un bell’articolo sul vostro giornale il 4 maggio scorso. Queste riguardano il comitato celebrazioni pucciniane e il caffè Caselli Di Simo di Lucca. Ci tengo a esprimere la mia opinione a corredo delle giuste e interessanti considerazioni del professore. Anch’io ritengo che la città di Lucca possa rafforzare molto la sua identità pucciniana attraverso la rimessa in funzione del caffè Di Simo Caselli. L’identità pucciniana di Lucca come è noto è legata ai suoi primi anni, agli anni della spensieratezza per così dire del giovane Puccini, gli anni che appunto precedono la sua partenza nel 1880 per il conservatorio di Milano e nel 1884 il suo distacco dalla stessa città. Il Caffè Di Simo era uno spazio di confronto, di discussione, di svago, ma anche di lavoro, per il giovane Puccini e per tante altre personalità della cultura toscana. Sono quindi assolutamente concorde sul fatto che il rafforzamento dell’identità pucciniana di questa città passi anche attraverso il recupero e la riapertura di questo importante luogo di frequentazione e di esperienza pucciniana. Il consiglio scientifico del Comitato Promotore si era già espresso con chiarezza a proposito e quindi, se giungeranno proposte dal Comune al Comitato Promotore, senz’altro si potrà valutare come promuovere l’interesse pubblico della riapertura di un luogo di esperienza pucciniana a Lucca.

Il professore fa anche qualche accenno al Comitato. Anche qui posso concordare con il professore che l’apparenza potrebbe dare un’idea di totale stasi: in questo senso voglio però confortarlo che si tratta di pura apparenza, la programmazione e la disponibilità di grandi artisti non manca ed è acquisita, nell’interesse di una collocazione della città di Lucca su uno standard di proposta artistica sempre più internazionale e indiscutibile. Saranno necessari alcuni passaggi e non c’è ragione di pensare che di fronte ad eventi di oggettiva importanza culturale il Comitato non debba procedere ad approvare i piani che si proporranno. Umberto Sereni fa riferimento nel suo pezzo ad una cosiddetta forza trasversale una compagine, forse cosciente forse inconscia, che a prescindere dal colore politico non parrebbe avere a cuore che Lucca diventi città pucciniana. Mi pare che lui la chiami compagnia dell’attesa e del rinvio o qualcosa del genere. Su questo non mi è facile esprimere un’opinione. Non conosco a sufficienza il DNA e l’anima lucchese per dire se esiste una compagine dell’ostacolo, una alleanza trasversale di persone che chiedono sperano e vogliono che su Puccini non si faccia nulla. Certamente dei fatti sono veri: è vero che 140 anni fa Puccini fu allontanato dalla città di Lucca; è vero che ad oggi non c’è un edificio pubblico o una piazza o una via che ricordi il maestro Giacomo Puccini; è vero che tanti lavori negli ultimi cinquant’anni sono stati fatti al teatro del Giglio ma nessuno atto a conformare la buca e il palcoscenico alle necessità tecniche delle opere del maestro; è vero che per decenni il Villino di Viareggio di Puccini, di proprietà della Fondazione Puccini di Lucca, è stato lasciato nel più grande e miserevole abbandono, pur disponendo di un patrimonio atto a ristrutturarlo, e solo oggi se ne è cominciata la ristrutturazione; è vero che per anni l’unico organizzatore musicale su Puccini, il Festival Puccini e la sua Lucca, è stato ostracizzato o comunque non aiutato quanto doveva; è vero, mi si permette una nota personale, che colui che lo Stato italiano ha ritenuto di incaricare per il coordinamento delle celebrazioni Pucciniane, che in maniera fortuita è capitato a Lucca, è stato vittima di un tentativo massiccio e organizzato, peraltro fallito, di allontanamento coatto attraverso una campagna denigratoria contraddetta dalla limpidezza degli atti che sono disponibili su Internet.

Ma queste condizioni che abbiamo citato non credo che siano sufficienti a dire che Lucca non voglia avere od acquisire una più forte identità Pucciniana. In ogni caso credo ci sia spazio per il ravvedimento.

Direi che intanto si possa partire dalla riapertura del caffè Di Simo, come anche l’amministrazione comunale attraverso l’assessore Mia Pisano ha auspicato. Per quanto riguarda il sindaco Mario Pardini rinnovo la mia stima e il mio giudizio entusiastico e positivo, sul Sindaco e la sua giunta, che oggi lavorano per il bene della città, e non posso che mettermi a disposizione per quanto riguarda la promozione di ogni iniziativa che loro vorranno intraprendere per il rafforzamento di questa identità.
Alberto Veronesi

3 Commenti

  1. precisa, sintetica ed efficace la posizione del Maestro veronesi! Non si può che concordare sulla priorità dell’obiettivo principale: la riapertura del Caffè Caselli o Di Simo, punto nodale della intera questione Puccini-Lucca, e punto di elevata valenza storica della intera città. Parte indiscussa della nostra memoria. Che va recuperata, deve essere recuperata, come punto di partenza di una vera rinascita, culturale storica e identitaria.Le altre iniziative, pur pregevoli, son pannicelli caldi, in confronto a questa. Occorre coraggio ( non quello di Don Abbondio, mi raccomando.)

  2. Fa piacere sentire che il mastro Veronesi,dopo le elezioni amministrative sia tornato a parlare di Lucca in qualità di presidente del comitato promotore per le celebrazioni pucciniane,tuttavia dobbiamo rilevare che in qualità di presidente dovrebbe essere lui a proporre al comune e non viceversa,mostrando in questo, una certa passività.é indubbio che tutti i lucchesi vogliano vedere riaperto il caffè Di Simo,su questo non ci piove; ma le altre inizitive dove sono?

  3. Qesta difesa sterile del Veronesi fa veramente pena, non si sa nulla di quello che il comitato promotore del Puccuni Year stia facendo. Se poi prepara in segreto è meglio che cambi registro, perchè le cose segrete son sempre sospettose. Inoltre vorrei ricordare che puccini ha lasciato tracce di se in molti posti e non sono solo in città, ma pure a Celle di Pescaglia, che devo dire è ben rappresentata,ed ancora altre loc.tà importanti. Ma ahimè non mi risulta niente che si faccia per Puccini nell’Oltreserchio. Il Maestro ha suonato L’organo di Farneta, tra l’altro recentemente restaurato, Ha una Villa a Chiatri, infatti la frazione si chiama “Chiatri Puccini”, ma la villa è proprietà privata e sta andando in completo abbandono, senza considerare poi che sulla vecchia strada detta delle “Vallilunghe” che da Farneta portava a Chiatri c’è ancora un vecchio rudere che fungeva da capanna di scambio della Carrozza cittadina del Maestro con quella campestre che serviva a Puccini di raggiungere la sua Villa a Chiatri. Questo valorizzerebbe non solo L’oltreserchio ma tutto il territorio lucchese che avrebbe a disposizione una via campestre riaperta per passeggiate, trecking, escursioni tanto desiderate.

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