PILLOLE PUCCINIANE

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1) La Mostra alla Ragghianti

Da non perdere assolutamente la mostra “Qual occhio al mondo. Puccini fotografo” che è aperta nel complesso monumentale di san Micheletto. Promossa e organizzata da un pool di istituzioni, con la Fondazione Ragghianti a capofila, l’esposizione occupa la Sala del Trono, alla quale si accede dall’ingresso di via Elisa. 

Con sobria eleganza (vi si riconosce la mano di Lucia Maffei) viene presentato un centinaio di immagini che documento l’interesse che Giacomo Puccini dedicò alla fotografia. Un interesse del quale assai poco si sapeva, e che soltanto grazie al recente ritrovamento negli archivi della Fondazione Simonetta Puccini di un fondo dove erano conservate le lastre originali scattate dal Maestro è stato possibile documentare e divulgare.

Curata da Gabriella Biagi Ravenni, Diana Toccafondi e Paolo Bolpagni corredata da un prezioso catalogo al quale hanno collaborato anche Manuel Rossi ed Eugenia Di Rocco, la mostra si svolge per capitoli narrativi che accompagnano la vicenda umana ed artistica di Puccini collegandola con la sua passione per la fotografia: la sua vita in famiglia, le sue case, e poi ancora i viaggi all’estero da Parigi all’Argentina ed all’Egitto.

Non c’è mai un’immagine banale ed anche quando si misurava con i luoghi che già conoscevano una vasta fama per effetto della diffusione delle loro immagini, Puccini riusciva sempre a sottrarsi ai dettami della moda ed andava alla ricerca di particolari, di scorci, di visioni che non rientravano nel canone delle riviste illustrate e delle cartoline. 

Meritano una attenzione particolare le immagini che Puccini ha ricavato dall’ambiente di Torre del Lago perchè vi possiamo trovare una convincente testimonianza dell’intensa congiunzione esistenziale che tenne legato il Maestro a quei luoghi che avrebbe così celebrato: “Gaudio Supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vis spirituale, reggia.” 

Rimane da fare almeno una considerazione: nel mortifero panorama delle Celebrazioni Pucciniane questa mostra della Ragghianti ha l’indubbio merito di muoversi all’altezza dell’evento centenario. Segno questo che quando si vogliono fare le cose per bene queste si possono fare anche a Lucca.

Infine una sottolineatura. Alla quale tengo: l’esperienza di Puccini fotografo ripropone la grande importanza che per il Maestro ebbe l’amicizia con Alfredo Caselli. La mostra la documenta nei passaggi essenziali: è il Caselli che introduce Puccini alla fotografia, che lo guida nelle prime prove e lo ritrae nei viaggi all’estero: ma il Caselli era anche qualcosa di più: era l’agente promozionale al quale Puccini affidava i suoi ritratti perché li diffondesse agli amici che venivano così stretti da una catena di solidarietà che nella Lucca “ostile” rimaneva schierata in difesa del Maestro. Tutto sommato non era poca cosa. 

2) Per il Caselli Di Simo. Parla l’assessore 

Bene ha fatto l’assessore Mia Pisano a dare notizie sull’andamento dell’operazione riapertura del Caffe Caselli-Di Simo. 

Ha fatto bene perché già avevano preso a circolare perplessità, dubbi e riserve circa l’annunciato programma di riapertura dello storico caffe di via Fillungo. 

Rimbalzata da una emittente locale alla cronaca cittadina la notizia delle difficoltà che si sarebbero frapposte all’operazione aveva fatto presto a mandare in sollucchero la ben nota coalizione dei frenatori lamentosi ai quali non era andato giù che l’impegno dell’Amministrazione Comunale avesse reso possibile la riapertura del Caselli-Di Simo. 

Frenatori e gufi di ogni colore, di vecchia e nuova generazione, non si davano pace: la prospettiva della riapertura del Caselli-Di Simo la vivevano e la vivono come una iattura da evitare ad ogni costo.

Per qualche giorno, dopo l’annuncio dell’accordo tra la proprietà del caffe e l’Amministrazione Comunale, i funesti frenatori hanno abbassato la cresta e si erano rassegnati ad assistere allo scempio della riapertura. Poi a rincorarli è arrivata la soffiata televisiva, rinforzata anche dall’improvvido comunicato emesso dallo screditato Comitato delle Celebrazioni per informare dell’avvenuta “spartita” del tesoretto di cinque milioni. 

Della grande abbuffata al recupero del Di Simo non è toccato nulla; messa così la notizia è stata letta dai mortiferi frenatori come la definitiva liquidazione del progetto di riapertura. 

Nel miglior stile delle prefiche i suddetti frenatori hanno mostrato di condolersi per quella notizia, hanno ripreso a battere il Fillungo per recare a chi passava la ferale notizia: e la davano con quel tono di voce che senza bisogno di parole ti dice. “Io lo sapevo che finiva così”.

Contenti loro contenti tutti. Poi ha parlato l’assessore Mia Pisano ed ha ribadito che l’operazione riapertura del Caselli Di Simo, concepita dall’Amministrazione Comunale che prevede un’intesa con la proprietà per un comodato d’uso che consenta di utilizzare quello spazio come luogo di attività culturali, procede secondo i piani stabiliti. 

Dunque avanti così. Se son rose fioriranno. 

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1 commento

  1. Mostra fotografica interessante da vedere. Per la conferma dell’apertura del caffè Di Simo da parte dell’assessore Mia Pisamo, caro Professore Sereni è stata una fucilata al petto per i gufi che si aggirano nei caffè e nelle vie cittadine, cosa gli possiamo dire prima che facciamo il labbrino, “ che avevano gufato male “. Avanti così !

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