Niki La Rosa, un artista di strada ai tempi del Covid: crisi o opportunità?

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Fase 2 e iniziamo a vedere una luce in fondo al tunnel, incerta e offuscata, ma vogliamo vederla. Qualcuno è ripartito con la routine lavorativa, tra paure e rischi, altri non si sono mai fermati e forse non hanno più paura.

Di fronte a un evento traumatico come il Covid-19, che ha stravolto le nostre vite, è impensabile che tutti reagiscano allo stesso modo: c’è chi si è fermato insieme al mondo fuori, bloccato dalla paura e dall’ansia di un domani incerto, c’è chi se ne è fregato e ha passato il suo tempo a criticare invece che costruire, c’è poi chi ha intravisto un’opportunità in questo delirio, chi si è scavato una strada alternativa usando questa emergenza come l’occasione per esplorare sentieri mai fatti e migliorare la propria condizione.

Tra questi c’è sicuramente Niki La Rosa, cantautore italo-scozzese e artista di strada conosciuto ormai da tutta la città. Niki La Rosa è uno spirito libero che grida il suo inno alla libertà attraverso le sue canzoni che porta in tutte le piazze d’Italia e d’Europa da ormai molti anni. Per uno come lui, l’obbligo di fermarsi poteva tradursi nella delusione della vita ma, dietro quell’animo ribello, si nasconde quel sincero sacrificio di adattare la sua libertà alla situazione che stiamo vivendo e questo non può che essere l’esempio e la spinta per tutti coloro che si sentono smarriti in questo caos.

Abbiamo parlato con lui che ci ha raccontato come si è reinventato a fronte dell’epidemia, come con sacrificio e costanza sta cercando di costruirsi quella via alternativa per non rinunciare alla sua passione che è la sua professione, riuscendo comunque a non farsi annientare dal Covid.

Suonare per strada è ormai impossibile con l’emergenza sanitaria e lo sarà ancora per molto tempo, come vivi questa situazione?
Devo dire che alla base non sono una persona che tende a lamentarsi, indubbiamente la situazione è critica sotto vari punti di vista ma, per esempio, in Oriente ogni crisi viene vista come opportunità e io ho abbracciato questa teoria. È una cosa che abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle e, essendoci dovuti fermare per forza, ha permesso di allentare tutte le ansie della quotidianità. Penso che il Coronavirus abbia dato alle persone la possibilità di soffermarsi a riflettere su quello che avevano fatto fino a quel punto e a cercare uno spunto per migliorare. Io per primo per anni mi sono concentrato sull’arte di strada, che è la mia passione, senza prendere altro in considerazione, mentre adesso, per assurdo, il Coronavirus mi ha mostrato tutte quelle strade che non avevo mai preso in considerazione ma che è il momento di intraprendere. Questa emergenza ha obbligato le persone a rimettere tutto in discussione e ad accettare la triste consapevolezza che troppo spesso ci identifichiamo in quello che facciamo, perdendo l’essenza vera della nostra vita. Il Covid ci ha dimostrato che ciò che abbiamo creato fuori di noi, come famiglia, soldi, lavoro e affetti possono scomparire in un batter d’occhio. Siamo abituati a una felicità relativa ma la situazione ora ci impone di rivedere la provenienza della nostra vera felicità e il concetto che abbiamo di essa.

Che strada hai deciso di intraprendere?
Io sono un cantautore e arrivato a questo punto, nella società in cui viviamo, sono arrivato a pensare che il metodo tradizionale di “fare musica”, che presuppone quindi una casa discografica, un ufficio stampa e tutto ciò che ne conviene, non è più la strada giusta. Per tutti gli artisti indipendenti quello che stiamo vivendo è un momento incredibile e non possiamo permetterci di non sfruttarlo. La chiave sta nell’iniziare a pensare a noi stessi come una vera a propria azienda, e non parlo solo per il settore musicale ma per tutti coloro che hanno una professione individuale. Il mezzo per realizzare ciò, a maggior ragione adesso con il Covid, è sicuramente il mondo dei social network. Arrivare a questa consapevolezza significa iniziare a guardarci come imprenditori di noi stessi e i social, attraverso il marketing online, sono un canale insuperabile. Io ho iniziato mettendomi alla prova con concerti live streaming, con la possibilità di ricevere donazioni ed è stato fantastico vedere persone che mi sostengono da ogni parte del mondo, anche se devo dire che gli italiani si dimostrano sempre un po’restii, complice sicuramene la visione tradizionale della musica a cui siamo abituati. Successivamente ho lanciato una pagina su Patreon, una piattaforma dedicata agli artisti, che permette di ricevere i contenuti artistici attraverso una sottoscrizione mensile.

Te che hai suonato in tutte le piazze italiane e anche all’estero, come ti sei trovato davanti a uno schermo?
Devo essere sincero, fino a poco tempo fa avevo sempre visto i social con occhio critico perché pensavo che non fosse possibile trasmettere e ricevere emozioni vere ma mi sono ricreduto. La prima volta che mi sono esibito online ho provato la stessa emozione di quando mi è capitato di salire su un palco importante. Sì, sono davanti a uno schermo ma di fronte a me ci sono persone che utilizzano il loro tempo per ascoltarmi. Proprio per questo, sembra assurdo, ma online deve esserci molta più cura e attenzione di un pubblico che va fidelizzato e tenuto stretto, l’offerta è molta ma le persone nel mondo sono ancora di più e c’è posto per tutti.
Volente o nolente il mondo oggi comunica attraverso i social e dobbiamo adattarci a questo, è sbagliato pensare che i social siano solo finzione, non è sempre così anzi, per strada le persone si fermano, mi ascoltano e poi la maggior parte delle volte non le rivedo più. Online la sincerità e il buon cuore arrivano a chi abbiamo davanti ed è così che il pubblico si affeziona. Devi essere sempre te stesso, anche e soprattutto davanti a uno schermo.

E’ stato doloroso per te accettare di “omologarti” nel mondo digitale?
Non la vedo come omologazione, i social, come qualsiasi cosa, non sono il problema piuttosto l’uso che ne facciamo di esso. Il mondo è cambiato e il mondo digitale occupa le nostre vite in modo quasi totalizzante quindi basta nostalgie.  Questo non significa che non bisogna avere più rapporti umani, ma non bisogna aver paura a farsi vedere per quello che si è anche dietro a uno schermo e usarlo come una cosa in più rispetto alle normali interazioni. Non accettare questo è sintomo di una mentalità che guarda solo al passato. Non sono alla ricerca di un like, non vado sui social per cercare l’approvazione ma per far conoscere la mia musica e trovare persone che vogliano sostenere la mia arte, anche economicamente, perché un artista senza un sostenitore non è niente.

Jovanotti ha affermato che i concerti online sono tristi, ok la quarantena, ma la musica si fa tra le persone: cosa rispondi?
Rispondo che Jovanotti non ha sicuramene problemi economici e restare fermo per un po’ non gli cambia la vita, per un artista indipendente che suonava per strada e nei locali il Covid è stato un brutto colpo. Quando ho iniziato a fare live streaming, le donazioni che ho ricevuto mi hanno permesso di guadagnare. Non è che ovviamente il futuro lo vedo solo online ma è una buona alternativa e un plus.

La concorrenza: tutti oggi sono online, come pensi di distinguerti?
La concorrenza c’è ma in realtà non c’è: ognuno ha un suo pubblico e il compito di un artista è quello di trovare il suo. La difficoltà è riuscire a rincorrere le persone adatte a quello che proponiamo. Io esisto, faccio questo e là nel mondo qualcuno a cui piaccio c’è. Anche per strada è la stessa cosa, se non avessi suonato nelle piazze non avrei mai conosciuto tutte le persone che adesso mi sostengono sui social. La cosa importante è non giudicare e non paragonarsi agli altri, ogni artista deve concentrarsi sul suo percorso, sulla sua storia e prendere magari spunto dagli altri per migliorare. Ovviamente non ci si può improvvisare, come tutti gli atri lavori serve studio, impegno e preparazione. Per esempio io sto seguendo dei corsi, mettendomi alla prova su cose che non avevo mai fatto. Lavorando online non ci si può permettere di sbagliare, ogni dettaglio è importante, niente deve essere lasciato al caso, a partire dall’orario serrato delle pubblicazioni alla preparazione del set: la precisione, l’accuratezza, la serietà e il rispetto per il pubblico fanno la differenza.

Nel futuro, passato il Covid, cosa pensi di fare? Continuerai questa strada?
Il mio obiettivo è trovare un gruppo di persone tale che decidano volontariamente di sostenermi affinchè mi permettano di continuare a fare il mio lavoro, il musicista, in un rapporto intimo e diretto e senza intermediari.
Ovviamente non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo, ma continuerò a cercare il mio pubblico anche online per arrivare a più persone possibili. Le emozioni e l’empatia che si creano in un rapporto umano sono una cosa ma bisogna dare uno sguardo anche al futuro e al mondo che ci circonda: i social personalmente mi permettono di arrivare più lontano, geograficamente parlando, e mi aprono possibilità, attraverso pubblicità targettizzate, di arrivare a chiunque io voglia nel mondo e questo è uno strumento da non sottovalutare.  Questa è la potenza del social, essere ovunque con un solo click.

Ci sono momenti difficili nella vita delle persone, come il Coronavirus ci ha insegnato, ma la vera rivoluzione è cercare di guardare oltre la bufera, trovare spunti creativi e intelligenti per non annegare nella staticità. C’è sempre una via, c’è sempre un posto per noi ed è solo nostra la responsabilità di correre a cercarlo.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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