Manifattura, i postumi. Ossessione Tagetik, alla ricerca della firma perfetta

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Sembrava finita, anzi sembrava iniziata “una nuova era” per quella che è stata – e lo è ancora – la tanto discussa rigenerazione della parte sud della Manifattura Tabacchi.
Era l’8 luglio scorso, nemmeno un mese fa, quando il Sindaco Tambellini, insieme alla giunta, in una conferenza stampa improvvisata sosteneva che il progetto Coima e Fondazione veniva rigettato: il problema – e quindi la scelta di non portare avanti la cosa – era la mancanza di interesse per la città. “Abbiamo rifiutato la proposta perchè manca di interesse pubblico”: così affermava il primo cittadino. Inevitabile il sospiro di sollievo e anche quella punta di orgoglio in tutti coloro che si sono battuti per questa causa, vedendo le lacune e le ombre di questo progetto fin dall’inizio.
Peccato che la realtà non sia proprio questa: lo stesso primo cittadino, non più di qualche settimana dopo l’annuncio sopracitato ha subito messo le mani avanti sostenendo – giustamente – che la volontà di portare a termine la rigenerazione del “ruderone” c’è ancora e che l’Amministrazione è aperta a qualsiasi progetto serio portato sui tavoli del palazzo. Ma, non è tutto, Tambellini infatti, a braccetto con le contraddizioni che sono all’ordine del giorno di questa Amministrazione, ha anche affermato che “E’ stata Coima a Fondazione a non accettare le nostre condizioni, e da lì il progetto si è fermato”. Giustissimo, se solo queste condizioni fossero state imposte fin dall’inizio e non si fosse arrivati a un elemosinare un sì da parte di Coima e Fondazione, coloro che davvero ancora tengono le redini del gioco.

La domanda viene da sé: cara Amministrazione, c’è o non c’è l’interesse pubblico in questo progetto quindi?

Da qui parte lo spietato corteggiamento della giunta nei confronti di una Fondazione che, silenziosamente, appare ormai delusa dal comportamento dell’Amministrazione che non è riuscita probabilmente a trovare i canali giusti per concludere l’affare. Il rilancio così di tutti coloro che, per mesi erano stati zitti, a partire dall’Assessore all’Urbanistica Serena Mammini che in pochi giorni decide di uscire sui giornali e recuperare il silenzio dei mesi precedenti affermando la completa disponibilità del Comune a intraprendere di nuovo un percorso con la Fondazione, in quanto partner essenziale per un progetto del genere e – ancora e nonostante tutto – garanzia assoluta per Lucca. Lo stesso Sindaco si spende nei confronti del vero centro di potere, rimettendo immediatamente in gioco Tagetik: protagonista che da dietro le quinte è diventato fondamentale nella vicenda, anche se ancora non abbiamo capito il reale motivo.

Ma l’inghippo di tutta questa vicenda sta proprio nella multinazionale: a quanto pare Tagetik deve insediarsi nello stabile per forza e deve farlo – ovviamente – in un contesto adeguato e quindi il progetto di Coima e Fondazione era – e forse lo è ancora – la situazione ideale. Ma, come già abbiamo ripetuto fino allo sfinimento, il dirigente comunale Luca Nespolo– colui che dovrebbe mettere la firma e quindi assumersi le conseguenze di tale operazione – è stato chiaro con un categorico “no” riguardo all’insediamento diretto della multinazionale, i quali edifici destinati ad essa devono essere sottoposti a piano attuativo come tutti gli altri.
Di fronte a ciò l’Amministrazione, surclassando il proprio dirigente – sul quale dovrebbe nutrire quantomeno stima professionale e agire in comunione d’intenti – non ha perso tempo a chiedere un altro parere, nello specifico all’Avvocato Traina, che ha affermato – guarda caso – il contrario di quanto detto da Nespolo.
La strada che sta percorrendo l’Amministrazione è quindi chiara, nonostante il colpo di teatro di un mese fa: concludere con Coima e una Fondazione ormai schiva la trattativa, a qualunque costo e non si esclude la vendita diretta dell’immobile al fondo di investimento.
Certo basterebbe trovare quella magica firma di colui o colei che autorizzano l’insediamento immediato di Tagetik e il gioco sarebbe fatto: ma ci sarà qualcuno pronto ad assumersi questa responsabilità e tutte le conseguenze che ne verranno? E, nel caso, cosa ne sarà di Luca Nespolo?

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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