La tutela dei beni culturali

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Riprendiamo la nostre chiaccherata davanti al caminetto.

Questa volta con un argomento completamente diverso, ma, come vedremo, legato direttamente alla storiografia della nostra città, Lucca.

Passeggiando in Via Sant’Andrea, al civico 26, sopra un portone in legno, in alto a destra si nota una targa in marmo piuttosto anonima e neanche messa troppo bene. La targa recita:

In questa casa nacque il 9 settembre 1862 Giovanni ROSADI, onore del foro toscano, degli umili patrono, dei reietti consolatore, esperto nelle eleganze della prosa dialettica, mente limpida operosa, nella coscienza e nella difesa del bello, vivace di festevole urbanità, ispirato meglio che dai classici studi coltivati nel liceo cittadino, alla serenità delle liete campagne feraci della sua indimenticata lucchesia. Il comune di Lucca nel di 25 ottobre 1925.”

Ai lati uno smartellato ma sempre visibilissimo fascio littorio e lo stemma comunale.

Questo personaggio è meglio conosciuto ai giovani universitari per aver composto il poema goliardico “Il processo di Sculacciabuchi” un poemetto che riguarda una boccaccesca querelle giuridica tra un giovane sacerdote pedofilo tale Don Sculacciabuchi, reo di aver …infastidito pesantemente un giovane chierichetto… Personaggio istrionico, (pare anche, tra l’altro, amante della Eleonora Duse), esponente della destra liberale, Deputato e Senatore per ben 7 Legislature negli anni’20 con incarichi nel settore della Pubblica Istruzione, ebbe una attenzione decisa verso l’ambiente; fu l’estensore infatti, assieme a Benedetto Croce, della prima legge sulla tutela del paesaggio in Italia, la L. nr.748 del 1922.

Ma a mio parere, l’aspetto più interessante di questo personaggio, che casualmente abitava nella stessa mia abitazione, è la predisposizione e approvazione di un’altra importantissima Legge; la prima del Regno d’Italia che tutela i Beni Culturali. La Legge del 20 giugno 1909 n.364 chiamata “Legge Rosadi”. Nella relazione di presentazione della legge si capisce l’essenza della stessa: “… Le tradizioni e tutte le regole del nostro diritto ci consentono di ritenere che una cosa d’arte e di antichità, quando abbia un singolare pregio, se può essere oggetto di proprietà privata, rappresenta un alto e generale interesse della nazione che si sovrappone all’esercizio della proprietà”. Queste parole sono uno stravolgimento generale del concetto di proprietà privata per quanto riguarda i Beni Culturali, che vengono così ad essere fruibili ai più.

Opere di una bellezza straordinaria potevano così essere, progressivamente, essere rese fruibili alla vista della gente.

La bellezza non riservata a pochi, ma a tutti. Serve, aiuta, migliora la qualità della vita.

Ma cosa sono esattamente i Beni Culturali? Le definizioni sono molteplici e assai diversificate; la più comune in uso, art.1 della Convenzione dell’Aja del 1954, dice che essi sono : “…beni, mobili e immobili, …rappresentano una grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli… sono designati da ciascuno Stato come importanti per l’archeologia, la preistoria, la letteratura, l’arte o la scienza… costituisce testimonianza materiale avente valore di civiltà”.

Non è poco. È un importante affermazione che riconosce il valore delle opere d’arte come beni indispensabili alla civiltà di un popolo.

Ma i beni culturali vanno protetti, difesi, curati affinchè siano fruibili dal popolo.

Il caso più immediato è il conflitto bellico. Durante la secondo Guerra Mondiale i sistematici bombardamenti aerei misero in serio pericolo molti beni culturali del nostro paese e degli altri…; furono pertanto predisposte delle opere di difesa e in molti casi le opere d’arte vennero spostate in luoghi più sicuri come le cantine.

Qui a Lucca ad esempio il marmoreo sarcofago di Ilaria del Carretto, ad opera di Iacopo della Quercia posizionato nella Cattedrale,  fu protetto da una imponente impalcatura di sacchetti di sabbia, allo scopo di mitigare gli effetti delle possibili cannonate o bombe di aereo; per fortuna non ci fu bisogno di provarne l’efficacia…

Anche l’Altare Trenta, nella Basilica di San Frediano, sempre ad opera di Iacopo della Quercia, fu protetto da una struttura lignea.

Ancora oggi esiste un ben preciso piano di Protezione Civile comunale finalizzato a imballare, spostare e conservare in siti sicuri molte opere classificate come Beni Culturali, in caso si pericolo, che può avere diverse origini, non solo belliche; basti pensare alle alluvioni, agli incendi o ai terremoti. Cioè situazioni eccezionali che possono compromettere la stabilità degli edifici e la loro tenuta.

Emblematico in tal senso fu l’eccezionale contributo dei cosiddetti “Angeli del fango”, giovani universitari, scout, studenti, che in seguito alla disastrosa alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, si precipitarono a scavare, ripulire, inventariare opere d’arte, statue, dipinti, libri che altrimenti sarebbero andati perduti a causa dalla fanghiglia che li aveva sommersi. Il loro tempestivo intervento riuscì a mettere in salvo la quasi totalità delle opere.

Uno straordinario movimento spontaneo giovanile che nessuno aveva loro ordinato. Vennero da soli, in maniera autonoma; dormivano sui vagoni ferroviari, mangiavano quando potevano alle varie mense, lavoravano fino a 15 ore al giorno senza mai fermarsi, ne lavarsi. Tra loro molti giovani che poi diventeranno famosi, come Joan Baez, Pier Luigi Bersani, Francesco De Gregori, Antonello Venditti e molti altri…

Vale la pena di ricordare che esiste, purtroppo anche una pervicace volontà da parte di taluni popoli, invasati da una religiosità oltransista, che vede nei beni culturali uno dei simboli da colpire e distruggere per annullare i segni della Memoria di un popolo antagonista. La iconoclastia ad esempio di talune fazioni estremiste islamiche ha portato alla distruzione dei famosi Buddha di Bamiyan del VI secolo, alti 38 e 53 metri, distrutti dai talebani con una quantità incredibile di cannonate e di esplosivo, nonostante la loro tutela internazionale.

Stessa sorte è stata purtroppo riservata, nonostante la tutela dell’UNESCO alla struttura sacra di Palmira (Siria), il Tempio di Bel, del I-II Secolo d.C. Anche in questo caso, miliziani islamici, utilizzando cariche esplosive hanno provveduto a cancellare i segni di una religione e di una cultura differente dalla loro.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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3 Commenti

  1. Una bella, ampia e costruttiva disamina del tema. Ne tocca vati aspetti, la guarda e la rivela sotto molteplici aspetti informando peraltro su fatti e aneddoti credo sconosciuti ai più e stimolando la curiosità ad allargare e approfondire la conoscenza sull’argomento. Grazie Vittorio, ci insegni sempre e sempre in modo non didattico ma naturale e per questo davvero coinvolgente ampliare

  2. Complimenti per l’articolo. Interessante, istruttivo , con spunti di riflessione per i cittadini e per i rappresentanti delle Istituzioni.

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