“La giostra”, a Lucca il cortometraggio di Simone Arrighi che racconta l’Alzheimer

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“Ma tu…io non ti conosco..chi sei?”

“Mamma, sono tuo figlio.”

Quando accade, non si è mai pronti.

Un giorno appaiono i primi sintomi, poi un graduale e costante peggioramento, e quindi la diagnosi definitiva: Alzheimer. Chi lo conosce, o chi lo conoscerà, e siamo in tanti, sa di cosa parliamo. Attualmente le famiglie rappresentano il principale luogo di cura e assistenza per i malati di questa terribile malattia degenerativa, l’Alzheimer, soffrendo moltissimo, sia per le difficoltà oggettive dovute al decorso della malattia, che per i vissuti soggettivi provocati dal pesante carico che comporta assistere questi malati: problemi di conciliazione tra lavoro di cura e vita lavorativa, difficoltà nel vivere le relazioni personali e sociali e talvolta pesanti forme di auto-isolamento. Situazioni che la pandemia  ha ulteriormente esasperato.

Sono diversi, ad oggi, i tavoli di confronto – sia fra le organizzazioni sanitarie che nell’associazionismo – attivi e impegnati ad individuare strategie innovative di supporto alle famiglie, tuttavia risulta molto importante mantenere vigile l’attenzione pubblica.

Anche in questo l’espressione artistica ha un ruolo fondamentale, perché comunica e informa attraverso le emozioni.

E si può parlare di grande emozione nel caso de La Giostra, il cortometraggio scritto e diretto da Simone Arrighi, dedicato a sua madre.

Da sinistra Giulia Lippi, l’attore protagonista Giordano Petri, il regista Simone Arrighi, e l’attrice protagonista Maria Cristina Valentini (Foto Michele Celli)

Arrighi, fotografo di moda, dopo una lunga permanenza professionale a Roma, decide di tornare a casa per prendersi cura di sua madre, malata di Alzheimer, a Ponte a Moriano.

Simone prima di tutto è figlio e testimone di cosa e come la malattia debiliti, sfibri, deturpi la quotidianità del vivere e allora decide di contribuire in modo personale e diverso nel darne traccia: con un racconto per immagini.

Insieme allo sceneggiatore Vincenzo La Gioia scrive “La Giostra”, proprio per dichiararsi non solo vicino a tutte le famiglie con pazienti malati di Alzheimer, ma soprattutto per lasciarne un racconto emotivo, svolto dalla parte intima di una quotidianità che grava e segna profondamente chi ne è suo malgrado protagonista.

Il cortometraggio – che si è avvalso di una affiatata squadra di professionisti – è stato girato tra Lucca, Colognora di Pescaglia, e Pisa.

Un’immagine dal set ( Foto Michele Celli)

“Voglio ringraziare il Comune di Lucca, che ci ha rilasciato il patrocinio e ci ha permesso di girare negli spazi pubblici di Piazza San Francesco, anche durante il mercato ortofrutticolo e La Salute Società Cooperativa Sociale Onlus,  diventata, insieme a me, co-produttrice di quest’opera” sottolinea il regista Arrighi.

Quali sono stati gli altri sostenitori e produttori?

Le tante persone che spontaneamente hanno aderito alla campagna di crowdfunding su Eppela, e con loro, successivamente, ALAP ( Associazione Lucchese Arte Psicologia), Associazione Archimede ( Associazione culturale lucchese e di promozione sociale), la Società Medico Chirurgica Lucchese, la Fondazione Mario Tobino, l’Associazione Culturale Hortae ( Roma), l’Associazione G. Sangemini ( Lucca), la Senzatesto Produzioni.

Come hai affrontato la trasposizione in fiction di una parte importante della tua esperienza reale?

Eh… con grande fatica interiore, ma anche senso di necessità. So bene cosa significhi sentirsi “soli”. Osservare la deriva dei propri cari, di cui non si può far altro che prendersi cura con tutto l’amore possibile, e con la paura però di cedere… Cedere alle stanchezze, allo stress, ai malumori naturali accumulati nella giornata, che è una frenetica rincorsa al miglior equilibrio possibile nel restare noi quelli “sani” per poter accudire, con una forza che si unisce costantemente agli urti emotivi.

Avevi già prodotto altri racconti cinematografici?

Sono al mio terzo cortometraggio, ma al primo con questo fantastico team che non finirò mai di ringraziare per la serietà e il rigore nel rispetto dei tempi sul set e la profonda sensibilità e adesione alla tematica. In primis i fantastici attori protagonisti, Maria Cristina Valentini, Giordano Petri, e la partecipazione di Giulia Lippi.

C’è stata anche una buona risposta del territorio, giusto?

Decisamente. A partire da “Le case di Aida e Michele”, che sono statela location “casa” e la gentilezza degli sponsor tecnici, l’eccellente pizzeria ( e non solo) ‘Npasti e Gli Orti di Via Elisa di Samuele Cosentino, che si sono occupati di rifocillare tutto il set. Per non parlare del “Museo del Castagno” a Colognora, con Angelo Frati, che ci ha messo a disposizione spazi e offerto un’accoglienza davvero speciale, insieme al sindaco Andrea Bonfanti e Vito La Spina. Sarebbe sempre auspicabile una collaborazione così pronta e tesa al buon risultato.

Adesso il corto va per Festivals, portando con sé un po’ del territorio visto da un punto di vista ravvicinato e spoglio di confortevolezze. Cosa pensi che rimanga allo spettatore?

“La giostra” è un frammento di vita vissuta. Con tutte le sue sfumature. Nel paziente affetto di Alzheimer il ricordo che svanisce, la memoria disintegrata, è il più macroscopico dei sintomi, che crea un vortice da cui è difficile non essere risucchiati. “La giostra” offre la possibilità di sporgersi su quel vortice ma restandone al sicuro, di diventarne però un po’ più consapevoli e quindi attenti. Come si dice… rispetta chi incontri sul tuo cammino, perché non conosci la battaglia che sta combattendo. Ecco, in un certo qual modo, mi piacerebbe che contribuisse ad accentuare il coefficiente di umanità solidale.

Un saluto alla tua troupe?

Certo che sì. Con una nota speciale per il mio amico, sceneggiatore e produttore esecutivo Vincenzo La Gioia, che mi ha fatto anche il grande regalo di presentarmi la straordinaria colonna sonora pensata e scritta da una grandissima Giovanna Famulari insieme a Riccardo Eberspacher. E grazie di cuore, ancora, a tutta l’incredibile troupe: la direttrice della fotografia Matilde Rinaldi, al montaggio di Daniele Zavaglia, l’ispettore di produzione e aiuto regia Noemi Forti, le riprese di Gionata Gori e Roberto Conti, la fonica e il sound designing di Luca Contini, la costumista Nicol Vilella, la make up artist Benedetta Bertolucci, il media Manager e fotografo di scena Michele Celli. Grazie! E a presto…per una proiezione anche a Lucca!

Debora Pioli
Debora Pioli
Pianista e italianista di formazione, con specializzazione in comunicazione politica, dell’arte e della differenza di genere. Librettista d’opera, autrice di prosa e poesia, lavoro come content strategist e personal writer. Madre di Viola e Leonardo. Mi piace stare “Oltre Lo Schermo.”

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