La cultura di sinistra nega la legittimità di ciò che non è il (suo) pensiero unico

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Il governo non è ancora avviato, non sono ancora completi i ranghi, non ha fatto ancora il suo primo discorso al parlamento, non ha ancora detto quali saranno, nella pratica, i suoi primi interventi (che certamente non saranno legati ai c.d. «diritti» visto il mare di urgenze che c’è). Eppure c’è già una moltitudine di interventi che sottolineano che siamo entrati in una fase «crepuscolare», in un mondo «meno libero», in un contesto «retrogrado», in un «torpore» da cui c’è il rischio di non più svegliarsi.

Oggi, ad esempio, c’è un lungo (e piuttosto discutibile) intervento di Paolo Giordano sul Corriere della Sera. Paolo Giordano, per chi non lo conoscesse, è l’autore de “la solitudine dei numeri primi”, suo primo e più famoso libro. Incidentalmente, ne siamo convinti, oggi insieme al richiamo al suo articolo, la prima pagina era impreziosita anche dalla pubblicità del suo ultimo libro che esce in questi giorni alle stampe.

Il tema di fondo del pezzo culturale di Giordano è che siamo già più “oppressi intellettualmente” dal solo fatto che il centrodestra è andato al potere. Perché, è l’assunto, questo governo è il segno della reazione di paura della gente per il “nuovo” che si è, in realtà, già affermato nel mondo e in Italia. E il “nuovo” è la cultura della sinistra. La cultura mainstream che viene da Hollywood, fatta di arcobaleni e amoralità. È questo il moderno e il bello. Il resto è il medio evo.

Che poi il medio evo non è affatto quel tempo di barbarie e oscurantismo che viene descritto. Anzi, è esattamente il contrario. È il periodo in cui il nostro mondo (Italia ed Europa) ritrova faticosamente la luce dopo le devastazioni delle invasioni barbariche. Queste sì che avevano distrutto tutto. Avevano riportato gli orologi della storia indietro di parecchi secoli. Avevano quasi cancellato ogni segno della civiltà romana, dal diritto alla cultura. Soprattutto la cultura.

È ad opera dei monasteri che si conserva la radice culturale romana in Italia. È attorno a questi che si formano i nuclei policentrici di resilienza che garantiscono la sopravvivenza ad una molteplicità di preziosissime opere antiche. Sono i monasteri che, forti dello studio di ciò che era rimasto della civiltà romana, imparano e insegnano come coltivare efficacemente la terra, come sviluppare arti e mestieri, come avere quella cultura necessaria per i commerci (saper “scrivere e far di conto”).

È lungo il medio evo, e dentro i monasteri cattolici, che si salva la nostra cultura.

Forse proprio per questo indissolubile legame con la Chiesa Cattolica la sinistra, che da molti decenni è egemone nelle scuole pubbliche, ha demonizzato il medio evo. Lo ha definito oscurantista. Lo ha condannato senza appello.

Così ha chiuso il problema di confrontarsi con la cultura di origine cattolica. E lo ha fatto non solo in Italia, ma anche in Europa. Negando la religione, memore della sua antica definizione come «oppio dei popoli». E negando ogni riflessione su ciò che è equilibrio a favore di eccessi e disordine di vita. Come ci insegnano le star di Hollywood che sono diventate le vere «maître-à-penser» della cultura di sinistra. Che certo vivono vite patinata e sono piene di soldi. Ma ben difficilmente possono essere additate come insegnanti di vita felice.

Avete presente la lotta sul riconoscimento delle origini cristiane della cultura europea. Non potendo negare l’evidenza (la nostra cultura ha indiscutibilmente origini cristiane) ha condotto la battaglia dicendo che questo riconoscimento sarebbe un detrimento per le altre religioni. Come dire che dobbiamo vietare ogni segno esteriore di religione per non offendere chi la pensa in modo opposto da noi. Come dire che neghiamo la libertà di espressione religiosa per difendere la religione.

Sembra un’esagerazione? Ma non lo è.

In Francia, riportavano le cronache di qualche settimana fa, è stata assolta una azienda che aveva vietato ad una donna di portare un velo (aperto sul viso) sul luogo di lavoro. Perché “se la norma che vieta segni di appartenenza religiosa non è rivolta verso una specifica religione ma verso tutte indiscriminatamente, allora non è discriminatoria”. E la norma in questione vietava anche di portare croci al collo se erano visibili.

Quindi tutti a posto, tutti felici: la religione è vietata.

Cosa c’entra con il ragionamento sulla religione con la cultura di sinistra?

Beh la religione non è nel mainstream della sinistra. Non lo è da sempre. Ma neppure un’etica umanistica è mai stata nel mainstream. E neanche ogni riflessione sui “diritti civili” che provi a ragionare sulla natura umana invece dei soliti mantra. Magari riconoscendo legittimità anche ad un pensiero confessionale se questo è tollerante nei confronti dell’altro e gli riconosce il diritto di agire come crede. Anche se si riserva il diritto di pensare, e dire, che certe azioni hanno un prezzo anche per chi le pratica.

Soprattutto la sinistra ha conquistato la battaglia culturale molti anni fa e, da allora, ha sempre lottato per non riconoscere agibilità a nessuno che non fosse figlio di quella cultura. Nessun confronto, nessuna apertura, nessun dialogo. La cultura è solo quella di sinistra. Il resto è oscurantismo e non ha diritto di esprimersi.

Per il centrodestra è questo uno dei campi di battaglia del prossimo futuro. Forse uno dei più importanti. E certamente quello dove appare più drammaticamente impreparato.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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1 commento

  1. A parte sapere chi e’ impreparato tanto, poco o nulla sappiamo di certo che per la sinistra che conosciamo, ormai, non esiste più nessuna preparazione che la risparmi dal giudizio finale della Storia. Il tempo provvede sempre.

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