Guida alla corsa al Quirinale e i riflessi sulla campagna elettorale lucchese

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Ci siamo. La Grande Corsa è entrata nel vivo.

Tutti i giornali, quotidianamente ci raccontano della situazione dei partiti, dei candidati possibili e speranzosi, delle possibili strategie, delle quote rosa e della possibile provenienza politica del prossimo inquilino del Quirinale.

Cerchiamo quindi di fare il punto.

Allo stato attuale c’è un elemento che condiziona il voto e che verrà chiarito nei prossimi giorni: il fattore Omicron. Nel senso che la maggioranza da raccogliere è calcolata in valore assoluto tra gli aventi diritto e quindi sia ferma a 672 voti nelle prime tre sedute (maggioranza di 2/3) per poi passare a 505 nelle successive (maggioranza assoluta). E qui c’è il primo intoppo: se da 50 a 100 grandi elettori sono malati di COVID e non possono votare (ma vengono considerati aventi diritto), le maggioranze “effettive” diventano del 70 – 74% e del 53 – 56% rispettivamente.

Quindi vediamo le ipotesi di candidati.

Il primo della lista è ovviamente Draghi ma per semplicità ne parliamo dopo. Perché il punto attorno a cui ruota tutto è Berlusconi.

Berlusconi fa sul serio. Questo è ormai chiaro a tutti. Se i conti gli torneranno, ci proverà e il centro-destra non potrà non dargli un’opportunità. E se il “generale COVID” non interverrà, andrà fino in fondo (e questo è il motivo per cui i conti fatti prima sono veramente importanti). Già perché i numeri pensa di averceli ma sono piuttosto “precisi”. E se ci fossero dei malati potrebbe dover desistere.

Supponendo che ci provi (che, cioè, non faccia dietrofront alla vigilia per i troppi malati) le prime tre “chiame” saranno a vuoto: il centrodestra voterà bianca (o qualche cosa di analogo) e i 2/3 saranno irraggiungibili per chiunque.

Quindi la partita sarà tra la quarta e la sesta votazione: se alla quarta il centro-destra sarà compatto (o almeno “abbastanza”) sarà il segnale per gli altri. Malpancisti di 5 Stelle, dubbiosi di PD e le praterie del gruppo misto adeguatamente “foraggiate” di quadri (sì, proprio opere d’arte che il “cavaliere” sta regalando a molti) e promesse già per l’oggi e molto di più per i prossimi tempi.

È un’ipotesi (quella che Berlusconi diventi presidente) che fa accapponare la pelle a tutta la sinistra.

Hanno giocato con lui a riabilitarlo in chiave anti Salvini negli ultimi anni e ora hanno difficoltà a ribaltare la comunicazione fatta. Ma l’idea che proprio lui diventi capo del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), che la sua foto debba campeggiare dietro alla scrivania di ogni procuratore della repubblica… beh, non occorre neppure commentare. Se avvenisse Letta dovrebbe letteralmente scappare all’estero. E non in Francia ma almeno in Cina. Per non parlare dei 5 Stelle. Conte avrebbe finito di esistere.

Lo shock, nei gruppi parlamentari e sulla rete, sarebbe totale.

Facciamo, quindi, una prima considerazione: con Berlusconi presidente la legislatura non potrebbe continuare.

Pd e 5 Stelle sarebbero così annichiliti, scioccati e inebetiti, che dovrebbero per forza ritirarsi da qualunque governo. E il resto della sinistra antagonista non potrebbe che cercare le piazze. Un governo sarebbe teoricamente possibile solo con una maggioranza di centrodestra appoggiata da renziani e centristi. Una roba da fantapolitica. Senza contare che la Meloni non vede l’ora di andare ad elezioni politiche e quindi non appoggerebbe mai un governo preelettorale di un anno.

Quindi l’elezione di Berlusconi sarebbe anche la fine della legislatura.

Questo è il problema più grosso che avrà la sua candidatura. Quello che, alla fine, gli porterà più danno e che innescherà i franchi tiratori del CDX (probabilmente soprattutto al centro che non vogliono andare a casa).

E qui cominciano le tattiche parlamentari.

Ok, il voto è segreto.

Ma nel caso delle elezioni del Capo dello Stato, per tradizione, non lo è poi tanto. Vari trucchi, negli anni, hanno reso leggibile la struttura degli accordi e riconoscibile il peso di ciascuno: nomi scritti in un certo modo, o con abbreviazioni ecc.

Nel CDX faranno ampio ricorso a trucchi del genere per difendersi dall’accusa di tradimento ma i conti saranno complessi e la paura di perdere la poltrona farà novanta: sia nel senso della consapevolezza che la vittoria di Berlusconi interromperà la legislatura; sia nel senso opposto che la disobbedienza agli ordini di partito comprometterà le possibilità di essere ricandidato. Quindi, chi sa già che non sarà ricandidato e che è in chiusura di carriera sarà più probabilmente tentato dal diventare un franco tiratore.

Dall’altra parte le proveranno tutte per evitare di avere singoli parlamentari che si fanno comprare. L’ultima frontiera sarà non entrare in aula. Così il voto segreto si trasforma in una manifestazione palese. Tattica da ultima spiaggia che mortifica la costituzione e il ruolo dei parlamentari e sottolinea il grado di disperazione che il CSX ha sull’ipotesi Berlusconi. In questo stesso senso, e sempre nella direzione della mortificazione della costituzione, va letta anche la diatriba tra Fico (presidente della camera ed esponente del M5S) e centrodestra (ma anche altri parlamentari) sull’autorizzazione per il voto dei malati e dei no-vax: meno votano più è alta la percentuale da raggiungere per eleggere il capo dello stato; più è alta e meno è probabile che Berlusconi ce la faccia. La moralità non abita le stanze della politica, si sa…

Se il tentativo di Berlusconi fallisce si apre una situazione di forte tensione all’interno del CDX. Già perché il caso di fallimento è considerabile solo in due ipotesi: i voti che Berlusconi si aspettava di aver comprato fuori dalla coalizione non sono arrivati; oppure i franchi tiratori dentro la coalizione sono stati troppi.

Nel primo caso saranno Lega e FDI ad avere un conto aperto con Berlusconi che li ha condotti ad una sonora sconfitta. Nel secondo sarà Berlusconi ad accusare gli alleati di tradimento. Entrambe le ipotesi sono tutt’altro che semplici da gestire.

Qui la “maionese rischia di impazzire”. È probabile che partano una serie di ipotesi che si paleseranno sotto forma di nominativi che prendono un certo numero di voti.

Tra questi nominativi possono giocare un certo ruolo Casini, Amato, Moratti e, forse, qualche outsider come Tremonti. O uno che, come lui, possa prendere voti della Lega, essere accettabile per il CDX e dalle brigate Contiane (che vedono Draghi come il fumo negli occhi per il fatto che è colui che li ha sostituiti nel governo, oltretutto facendogli fare, per differenza con quanto ha fatto Conte, una pessima figura come governanti).

Ma ci vorranno comunque i famosi 505 voti, soglia piuttosto alta in un parlamento così frammentato.

In questo contesto, Draghi potrebbe prendere quota rapidamente come ancora di salvezza e punto di equilibrio tra tutte le forze politiche.

In conclusione, gli scenari possibili sono quattro:

  1. Berlusconi ce la fa (probabilità 10%);
  2. Berlusconi non ce la fa e tutti convergono su Draghi tra la 5° e la 7° votazione (probabilità del 50%);
  3. Berlusconi non ce la fa e spunta un outsider (probabilità del 30%);
  4. Berlusconi si ritira dalla corsa prima dello start (e allora tutti puntano su Draghi anche per i tempi stretti per tenere la partita nelle prime 3 votazioni – probabilità 10%).

E questo che conseguenze ha su Lucca?

In fondo i casi sono 2 e sono legati al fatto che il centrodestra resti compatto o si divida.

La rottura del CDX (che è rappresentata sia da Draghi Presidente dopo la 5 chiama che da un outsider) sarebbe il lasciapassare per FI a fare in proprio senza la coalizione. Una tentazione già presente per una certa difficoltà di comunicazione tra le dirigenze locali dei partiti e per la storia recente di Viareggio, dove Mallegni ha un accordo (e una persona in giunta) con Del Ghingaro. Quindi renderebbe più agevole un impegno di quest’ultimo a Lucca su una base civico-centrista appoggiata da FI.

Il caso in cui Berlusconi dovesse trionfare (pur poco probabile) sarebbe quasi l’unica che terrebbe compatto il CDX. Questo trionfo metterebbe in agitazione tutto il CSX lanciando, per converso, la campagna elettorale del centrodestra. In queste condizioni sarebbe assai difficile, per FI che ha avuto tutto quello che ha chiesto a Roma, abbandonare la coalizione sui territori (e quindi anche a Lucca). D’altro canto, sarebbe assai più facile vincere, quindi il vantaggio di fare un accordo con Del Ghingaro si ridurrebbe molto. Simmetricamente ci sarebbero due poli che, fortemente, richiamano a sé tutto l’elettorato, rendendo l’area di centro assai poco attrattiva.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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