Francesco Burlamacchi: perché Lucca lo ricorda?

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Quando una persona passeggia per il centro storico di Lucca, solcando l’antica pavimentazione di Piazza San Michele può incappare nella statua di marmo di un austero signore. Con una minimo di dovizia, si può scoprire che quella figura rappresentata in uno dei luoghi simbolo della città, altri non è che Francesco Burlamacchi. Ma come mai costui si è meritato una scultura del genere?

Quest’uomo rappresentato con una spada nella mano sinistra ha vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500, e fu un mirabile politico lucchese. Figlio di una ricca famiglia di mercanti, il Burlamacchi raggiunse la notorietà per la sue idee riformiste e per la sua voglia di rendere Lucca una potenza capace di soverchiare l’egemonia della famiglia dei Medici sulla Toscana. Per questo motivo fu eletto Gonfaloniere della Repubblica di Lucca in due occasioni, prima nel 1533 e poi nel 1546.

Il suo piano era quello di dare vita a una confederazione di Repubbliche sullo stile elvetico, attaccando militarmente il Ducato di Toscana nel momento di massima debolezza, sfruttando le rivolte anti Medici di Firenze e Pisa. Se il piano fosse riuscito avrebbe riunito sotto un’unica bandiera: Lucca, Pisa, Siena, Firenze alcune zone della Romagna. Questo progetto fu scoperto da Cosimo de’ Medici, che chiese la consegna dell’uomo con conseguente trasformazione di Lucca in protettorato a lui asservito. La richiesta fu negata e la guerra sembrava ormai inevitabile.

Lucca però era l’unica città imperiale d’Italia e l’Imperatore Carlo V aveva a cuore la sua indipendenza, tanto che intervenne personalmente per risolvere la questione. Per evitare il conflitto e mantenere lo status quo, decise che il Burlamacchi gli venisse consegnato e in seguito giudicato dal tribunale di Milano. L’uomo fu condannato a morte per decapitazione per aver turbato la pace fra gli Stati italiani. Era il 14 febbraio del 1548. Lucca mantenne la sua indipendenza, mentre in Toscana continuò a regnare la pace.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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