Pompeo Batoni: il pittore lucchese del papa

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Il rapporto con Lucca si potrebbe definire di amore e odio, per uno dei più importanti pittori del ‘700, Pompeo Batoni. Nacque sulle sponde del Serchio il 25 gennaio del 1708, da Paolino Batoni noto orafo della città. Pompeo fu famoso per il suo stile autentico e creativo, imparò dal padre l’arte di maneggiare i metalli preziosi e come prima opera realizzò un calice per Benedetto XIII, il papa. Le sue capacità aumentarono e cominciò a specializzarsi in varie discipline artistiche prima su tutte la pittura. La sua bravura fu tale che riuscì a conquistare la fiducia di sovrani e papi. Furono ben ventidue i monarchi europei a farsi immortalare dalla sua mano, così come tre furono i vicari di Pietro. Un talento che non poteva passare inosservato e una firma ‘Lucensis’ che richiamava le sue origini.

Nella sua città natale, Pompeo Batoni diede vita all’Estasi di Santa Caterina, un’opera potente contenuta in origine nella chiesa di Santa Caterina e poi conservata al Museo di Palazzo Mansi. Questo rimane il più grande frutto dell’ingegno di Batoni a Lucca, perché il pittore andò a vivere a Roma, rifiutando commissioni e protezione da parte della Repubblica di Lucca.

I dissidi nacquero per attriti con i mecenati lucchesi, primo su tutti il suo padrino Alessandro Guinigi, che tolsero la pensione all’artista a causa del suo matrimonio, ritenuto fuori luogo. Batoni aveva sposato a 22 anni la figlia del custode della Farnesina. Questa condizione portò Pompeo Batoni a vivere per sempre lontano dalla sua piccola e nobile patria, ma tenendola presente nelle sue opere con la dicitura latina ‘Lucensis’, come veniva chiamata la Repubblica di Lucca. Morì a Roma nel 1759 e venne sepolto nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. Furono oltre 600 i dipinti che riportano la sua firma, opere mirabili che si possono trovare in tutto il mondo, da San Pietroburgo a Lisbona.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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