“Dell’Elmo di Scipio nessuno sa niente.”

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…E non è proprio un vanto, caro Rovazzi.

Questa graziosa canzoncina, orecchiabile e di consumo, la dice lunga sullo stato culturale del nostro tempo.

Un pochettino basso, invero.

Il sapere più o meno circa l’Elmo di Scipio, una frase del Canto degli Italiani, non risolve certo la vita, è vero.

Scipione l’Africano era un generale romano, che nel 202 a.C., al termine della II Guerra Punica, presso Cartagine in Algeria, sconfisse Annibale, un famoso condottiero dell’esercito africano, che già aveva scorrazzato in lungo e largo per l’Europa arrivando fino in Italia attraverso le Alpi, mettendola a ferro e fuoco per quindici lunghi anni, e minacciando seriamente Roma.

Scipione lo costrinse a tornare in Africa per affrontarlo; calzò l’elmo e lo sconfisse. Salvando il paese. Il nostro paese, il territorio italiano.

Tutto qui. E non è cosa da poco.

Però sembra vero; alla fine il saperlo o non saperlo non ci cambia la vita, Certamente.

Così come tante altre minuzie storiche; tanto ormai son passate, è vero, indietro non si torna, la vita è avanti, pensiamo al futuro, ecc.-ecc.

Ma come diceva il Principe De Curtis nel celebre film “Totò i Fabrizi e i giovani d’oggi: “È la somma che fa il totale!”, il conoscere molte di queste “minuzie”, frammenti di Storia, fornisce informazione, consapevolezza, coscienza storica di un senso di “italianità” che non può certo essere considerato negativo, se usato nel senso migliore del termine. Fornisce una identità, una memoria identitaria, che è prodromo per ogni successiva percorrenza in avanti nella vita.

Però è faticoso. Richiede energia.

Anche Dante, per tornare a “riveder le stelle” dovrà risalire con fatica i molti gironi disposti in salita, attraversarli tutti, per salire verso l’alto. Come una scala composta da molti scalini, per arrivare alla cima. E qui ci frega la forza di gravità. Ogni passo in salita, verso la conoscenza, richiede energia, impegno, volontà. È certamente più facile scendere verso il basso, le gambe van da sole, la gravità aiuta. Si fatica di meno. Così come il sapere richiede impegno, energia, sacrificio, rinuncia, tempo, determinazione.

Alla fine il non sapere chi era Scipio e perché portava ‘sto accidente di elmo, è quasi lo stesso, no? Si campa uguale.

NO.

Si sopravvive, non si vive.

È diverso.

Eccoci allora con questa rubrica che parte per raccontare cose che forse non tutti conoscono ma che, invece, sarebbe bene che conoscessimo tutti. Perchè le guerre sono sì cose orribili, ma, se servono per difendere tutti noi, i nostri confini e i nostri cari, allora sono davvero necessarie. E sapere qualche cosa di chi quelle guerre le ha combattute è un dovere.

Il prossimo articolo si occuperà quindi di un lucchese che ha fatto la Grande Guerra e la cui storia è molto interessante.

A Presto!

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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