Con un milione e mezzo di giovani che vanno dal Papa, la Chiesa Cattolica è davvero in ritirata?

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Hanno fatto impressione. I giovani che sono andati in Portogallo per la GMG, la Giornata Mondiale della Gioventù, sono stati tanti, tantissimi. Una massa tale da rendere ogni confronto impossibile.

Una folla festosa, danzante.

Se c’è un segno del buono che c’è nella globalizzazione, è quella folla: etnie e culture diverse da tutti i continenti assieme, senza distinzioni, senza problemi.

E una tale folla si è radunata non per un concerto, per un momento di spensieratezza e di divertimento e neppure per una proposta di azione, come può essere quella politica o sociale o ambientalista.

No. Si è riunita per una messa. Per un momento di spiritualità, di crescita della propria anima da fare assieme agli altri. A tantissimi altri.

La GMG è stata spettacolare, impressionante. Eppure sarebbe sciocco non vedere che la Chiesa Cattolica, anche da noi, nella nostra provincia e nella nostra nazione, anche con il suo carico di problemi irrisolti, è ancora il motore che muove migliaia e milioni di persone settimanalmente per andare a messa, per partecipare a incontri, per condividere momenti di crescita personale e spirituale.

La Chiesa è tuttora l’unico soggetto che riesce a fare questo: a dare alle persone una motivazione per attivarsi e per cambiare, per crescere e aprirsi agli altri. Per cercare quel qualcosa di più che serva a rendere la vita davvero meritevole e gioiosa.

Di più: è l’unico soggetto che ha un tale proposito.

Per il resto è un rifiorire della filosofia epicurea ma fortemente banalizzata. O di proposte di impegno finalizzate ai soldi e al potere. Che, sia detto per inciso, sono strumenti validi e necessari per chi vuole cambiare le cose. Ma che non sono il fine dell’esistenza, ma il mezzo per fare cose che rendono l’esistenza interessante e meritevole di essere vissuta.

E il mondo di oggi non incentiva i nostri giovani (ma neppure gli adulti) a cercare cose che rendano la vita interessante e meritevole. Dante diceva:

Fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute a caunoscenza

XXVI Canto dell’inferno: incontro con Ulisse

Per Dante ciò che meritava lo sforzo della vita erano virtù e conoscenza. Per la cultura dominante nel nostro mondo sono denaro e godimenti. Il denaro e il potere da un lato, la vita senza pensieri e senza progettualità dall’altro.

Il mondo dei valori di oggi è polarizzato da queste visioni opposte. Entrambe prive di prospettiva, entrambe incapaci di dare un senso all’esistenza. Su queste basi i “pensieri” dominanti fondano il loro messaggio. Che si condisce di buonismo (un «good washing» di cui nessuno si lamenta) quando cerca di rendersi responsabile con contenuti che però riflettono la patologica mancanza di approfondimento.

Nascono così proposte che sono contraddittorie e superficiali. E che quindi non possono trovare una reale declinazione concreta perché mancano di quel supporto di logica e approfondimento che è considerato superfluo e stantio.

Così la “filosofia” di oggi plaude al godimento libero assieme al pauperismo, all’ateismo scientista assieme alle religioni esoteriche o esotiche, all’intimismo religioso assieme al fondamentalismo. Alle scelte di vita assieme alla superficialità programmatica. E neppure si accorge dell’incompatibilità delle rispettive dimensioni.

La cultura main-stream assorbe tutto, tutto giustifica, tutto snatura fino a fare del «tutto» un pastone frullato da dieta fai-da-te.

In questo contesto la Chiesa è ancora un luogo di tradizione e di contenuti: quelli della «dottrina» che ha una secolare conoscenza e una altrettanto lunga esperienza di traduzione in comportamenti sociali. È un luogo di umane certezze: quelle che si conquistano con anni di riflessioni e studi ma che non abbandonano l’idea che ogni pensiero si possa e si debba approfondire e conoscere meglio, che si debba e si possa aggiungervi qualcosa.

La Chiesa appare in ritirata perché è in ritirata.

Eppure le ragioni di questa ritirata non sono nella sua supposta incapacità di dire cose al nostro mondo né nel supponente giudizio di essere superata dalla modernità, da un nuovo umanesimo che, in effetti, non esiste.

La sua ritirata è dovuta alla propria manchevole scelta di non essere più cattolica ossia universale. Di aver ritratto la sua naturale spinta alla predicazione del vangelo, all’annuncio della buona novella, al necessario intento comunicativo della fede prima che delle opere; del rivolgersi all’altro per portare Cristo prima ancora che per portargli il pane (senza per questo smettere di portare il pane).

La Chiesa Cattolica ha perso, da noi, il suo carattere di urgenza del portare il battesimo al mondo. E lo ha perso come mandato che è proposto ai fedeli. Senza il quale la fede è un percorso impoverito e privato della sua dimensione apostolica.

Se la Chiesa vuole rinascere, dovrà riprendere il suo compito di evangelizzare le genti e dovrà rimettere i fedeli in campo non come oggetto della sua azione ma come soggetti operanti di quell’evangelizzazione che si rivolge a chi non conosce Cristo o a chi lo conosce in modo distorto.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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