Alla fine si sono inginocchiati. Federico Buffa racconta l’unione fra sport e diritti ad Altopascio

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Alla fine si sono inginocchiati. Nonostante tutte le polemiche, allo stadio di Wembley, prima della partita decisiva, gli Azzurri si sono inginocchiati per il Black Lives Matter. Come più volte dichiarato, si sarebbero inginocchiati solo se anche gli avversari lo avessero fatto, in segno di solidarietà e così, anche per l’Inghilterra, è stato. Ma le polemiche non sono comunque mancate tra chi ha compreso la decisione e chi ha guardato in malo modo l’indifferenza del ‘ci sono altri modi per combattere il razzismo’.

Lo sport torna quindi al centro del dibattito politico, proprio come successe alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Lo racconta Federico Buffa, giornalista e telecronista sportivo, accompagnato al pianoforte dal pianista Alessandro Nidi, nello spettacolo Due pugni guantati di nero che si terrà domani sera (14 luglio), alle 21,25 ad Altopascio in piazza Ricasoli (o al teatro Puccini in caso di maltempo). L’evento si inserisce nel programma L’estate adosso che prevede iniziative e spettacoli fino a settembre.

Al centro del monologo, i velocisti Tommie Smith e John Carlos che alle Olimpiadi del 1968 arrivarono primo e terzo e dopo essere saliti sul podio per ritirare i premi, una volta iniziato l’inno, alzarono un pugno chiuso indossando dei guanti neri. La foto, scatatta dal fotografo John Dominisi, è ancora una delle più famose del ‘900 e simbolo delle proteste per i diritti civili, in particolare quelli del popolo afroamericano. Quando scenderanno da quel podio, la loro carriera sarà finita e subiranno minacce, saranno perseguitati. Ci vorranno anni prima che quella protesta silenziosa sia riconosciuta.

Il Black Lives Matter è invece un movimento attivista internazionale contro il razzismo tornato a riempire gli schermi, i Social e le pagine di giornale dopo l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto a Minneapolis.

I pugni di Smith e Carlos, come il ginocchio a terra del quarterback dei San Francisco 49ers Colin Kapernick, il primo che nel 2016 non si alzò durante l’inno statunitnese ma rimase in ginocchio e dei calciatori impegnati nella battaglia contro il razzismo e uniti per il Black Lives Matter, sono gesti silenziosi, ma simbolici.

Tra i due pugni cuntati di nero e i calciatori che si inginocchiano all’Europeo, secondo Federico Buffa, c’è un filo rosso: lo sport che fa da voce a chi non ne ha. Una partita dei diritti. Ma allora chi non si inginocchia è razzista? O il libero gesto è solo stato strumentalizzato dal primo politico e attivista Social di turno solo per polemizzare contro ‘il pensiero unico’? E’ giusto che lo sport si occupi di politica? Si ritorna alla potenza dei simboli contro l’indifferenza e alla voglia di azioni concrete, si ritorna, con Federico Buffa, all’ormai inevitabile unione fra sport e diritti civili.

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