“Servono giornalismo di qualità e pensiero critico”, le riflessioni di Claudia ed Elia, bersagliati sui Social da un noto giornalista

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Se c’è qualcosa che oggi sembra coinvolgere e travolgere tutto allo stesso tempo, quella è la rete. In particolare i Social Network, ormai piattaforme primarie dell’informazione. Informazione che però, molte volte, non approfondisce, non analizza, non crea e rischia quindi di concretizzarsi in giudizio più che in contenuto.  

Ne è un esempio quanto successo ieri (10 gennaio) a Claudia, una giovane ragazza di Lucca che, dopo aver espresso il suo parere riguardo quanto avvenuto venerdì sera scorso (8 gennaio) a Porta dei Borghi, è stata duramente attaccata e presa di mira da Gabriele Parpiglia, un noto giornalista italiano di gossip che l’avrebbe accusata, tramite Social, di essere anche lei al festino scatenando l’ira dei suoi fan.

Io non ero assolutamente alla ‘festa’ – afferma Claudia -. Ha scritto cose non vere fomentando giudizi sgradevoli e commenti su di me. Non ha gradito le mie Storie in cui avevo semplicemente espresso il mio punto di vista su quanto accaduto sottolineando la mia delusione nel vedere come, in un periodo come questo, il tutto si sia esaurito a due giorni di odio verso i giovani, verso Lucca. Pur quanto gli ultimi avvenimenti siano privi di giustificazione, certi messaggi non alimentano alcun dibattito sano, nessuna crescita. Puntano il dito e basta. L’informazione dovrebbe fare di più, sviluppare il pensiero critico: è questo quello che intendevo dire”.  

E’ vero dunque che il giornalismo ha il dovere di raccontare, tanto quanto è vero che tra il Diritto di cronaca e quella che viene giuridicamente chiamata Diffamazione a mezzo stampa c’è un labile confine che la corretta informazione non dovrebbe oltrepassare. Considerando che ormai, soprattutto nella cultura giovanile, non c’è più differenza fra carta stampata e rete, anche sui Social nessun post dovrebbe alterare la verità dei fatti privilegiando piuttosto la neutralità dell’espressione, il sano confronto e l’interesse pubblico. Ne abbiamo parlato direttamente con Claudia e con il suo fidanzato Elia, che hanno espresso il loro parere sull’accaduto e su tale modo di fare informazione. 

Alla luce di quanto successo, quali sono secondo voi le maggiori lacune di questo modo, ormai diffuso, di fare giornalismo sui Social? 

“In questi giorni sui Social ho notato molta ipocrisia, tanto odio e poco senso critico – dice Claudia -. A proposito di ipocrisia, sono anche stata minacciata dal giornalista in questione solo per aver ricordato che pure lui quest’estate era in un noto locale in Sardegna a festeggiare senza alcun rispetto per le normative anti-Covid. Ha usato il mio volto e le mie affermazioni solo per farsi pubblicità e come molti altri ha strumentalizzato la questione per creare consensi senza argomentare o promuovere un sano confronto su quanto accaduto a Lucca. Adoro la mia città e mi dispiace che sia stata denigrata in quel modo perché non tutti i giovani sono così. Siamo immersi nel caos mediatico più totale e vorrei che il giornalismo tornasse ad essere ‘cronaca reale’, che ispirasse l’atteggiamento critico; non l’odio e il giudizio a prescindere dalla veridicità di quanto viene postato. In questo modo si alimenta soltanto ignoranza. Credo ognuno di noi, in tutta questa confusione, debba imparare a ragionare su quello che vede e sente, mettendo in discussione anche la fonte quando serve. Ma per creare tutto ciò c’è bisogno di distaccarsi da quell’informazione costruita con frasi brevi e scioccanti atte solo alla sponsorizzazione personale.  

“In tutto questo disordine informativo – aggiunge Elia – il giornalismo dovrebbe essere una bussola e invece si trasforma troppo spesso in spettacolo perdendo il suo intento originale. Nessuno mette in dubbio che quanto successo venerdì sera sia sbagliato, ma le informazioni vanno usate bene. Non dovrebbero servire a danneggiare gratuitamente qualcuno senza alcuna veridicità.  

Dopo le critiche e gli attacchi subiti, che riscontri hai avuto all’esterno? 

“Ho avuto la riprova del fatto che c’è ancora chi sa ragionare e distinguere. Tante persone che conoscevo e anche molte di cui non sapevo neanche il nome mi hanno supportata chiedendo giustizia e mostrandosi in accordo con il mio punto di vista. Quando succedono cose del genere è sempre difficile distinguere fra giusto e sbagliato ma spetta a noi giovani, che siamo il futuro, dare l’esempio e promuovere una criticità di pensiero più calibrata che si basa sul confronto e non sul giudizio. La solidarietà che ho ricevuto mi ha dimostrato che Lucca è di più, che i giovani sono di più e che si può anche cambiare idea. Porsi delle domande e rinnovare il proprio modo di pensare è sempre sinonimo di intelligenza. Vorrei che quanto successo a me servisse a capire dove stiamo sbagliando per migliorarci, soprattutto adesso che c’è bisogno di ordine, verità.  

Approfondire senza presa diretta, analizzare, confrontarsi, è questo quello che molti si aspettano dalla corretta informazione e, promuovendo notizie attraverso i Social, è ancora più importante formare e coltivare il proprio pensiero e quello degli altri, prediligere la qualità. Sono piattaforme che dovrebbero essere utilizzate per dialogare senza rischiare che la propria opinione sia soggetta a ricatti e senza urtare la sensibilità di nessuno.  

Passata la rabbia dunque e ‘puniti i colpevoli’, forse dovremo chiederci con lucidità perché venerdì sera è successo quello che tutti abbiamo visto, dove abbiamo sbagliato e cosa avremmo potuto fare perché non succedesse. Oltre a ricordarci che anche Lucca è piena di quei giovani intelligenti, volenterosi e capaci, che rispettano le regole e che sanno distinguere.  

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