Riprendiamo la nostra storia sulla Linea Gotica.

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A questo punto è necessario, per capire bene, contestualizzare il preciso momento storico, e fare uno sforzo di lettura che ci aiuterà a comprendere meglio. Suddivideremo questo lavoro in altre due parti successive; occorre pazienza per conoscere e capire. Ma ne vale la pena.

Nell’estate del 1944 il pericolo principale per la Germania era rappresentato dal fronte dell’Est, il cosiddetto “fronte russo”.

L’arresto di Stalingrado e la quasi contemporanea la disfatta di El Alamein, punti di massima penetrazione delle forze dell’Asse nel cuore della Russia e in Africa del Nord, segnano l’inizio della fine. Le forze dell’Asse quindi cominciano una pesante manovra di ritirata verso i propri confini, incalzate a breve distanza dalla poderosa avanzata dell’Armata Rossa con direzione Berlino. Questo offensiva sovietica fu realizzabile grazie al poderoso programma “Lend-Lease Act”, che consentiva al Presidente americano Roosevelt di «…vendere, trasferire il possesso, scambiare, affittare, prestare, o disporre in altra maniera, a ognuno dei governi [la cui difesa è ritenuta vitale per la difesa degli Stati Uniti stessi dal Presidente] qualsiasi articolo da difesa», senza esigere il pagamento immediato.

Giusto per dare una idea dimensionale, furono fornite dagli Stati Uniti all’URSS, 1891 locomotive, 14mila aerei, 409’526 veicoli di cui 43’728 jeep, 3’510 mezzi anfibi, 12’161 blindati da combattimento, 136’190 pezzi d’artiglieria leggera, 325’784 tonnellate d’esplosivi, 205 torpedini, 140 cacciatorpediniere, 28 fregate. Inoltre furono consegnate 35’800 postazioni radio, 4’823 km di cavi sottomarini, un milione e mezzo di km di cavi telegrafici.

Per inciso questo programma di aiuti con finanziamento lungo è stato recentemente riattivato proprio dal Presidente Biden per fornire di armi l’Ucraina

Fronte secondario era invece quello Occidentale, quello della Normandia, che vedeva gli Alleati spingersi nella Francia e quindi muovere verso il Reno e i confini della Germania dell’Owest…

La direzione dell’avanzata Alleata era contrapposta a quella russa ma l’obiettivo strategico era identico: Berlino!

A questo punto, sempre con la nostra lente di ingrandimento virtuale, è facile capire che il fronte italiano, quello Sud, assumeva al momento una importanza …diciamo “terziaria”, perché lo spazio operativo di manovra era molto più ampio. Su questo fronte furono destinate pertanto minori forze.

Al fronte italiano i tedeschi assegnarono poche Divisioni tedesche, raccogliticce, composte anche da prigionieri e soldati reclutati nei paesi occupati, rumeni, finnici, slavi, greci, ecc.

19/20 Divisioni, non tutte ad organici completi, raggruppate in due Armate; la 10° a Est e la 14° a Owest; una Armata Ligure in riserva (con personale italiano) e poco più di 100 aerei (gli Alleati ne schieravano 2.900 solo in Italia).

In queste condizioni di uomini e mezzi, il Comandante delle forze dell’Asse, gen. Kesserling, studiò l’unica tipologia di difesa possibile: una difesa del territorio articolata su una serie di linea difensive, tra le quali l’ultima, la Gotica, profonda e organizzata, che gli consentisse, con la rapida manovra delle proprie truppe alle spalle della linea, di poter realizzare la necessaria concentrazione di forze “a ragion veduta”.

Questo significava che la linea difensiva si sviluppava in profondità, anche con ampiezze di 30/40 km… con una serie di posizioni/linee denominate di “frenaggio” posizionate sul davanti, che avevano lo scopo di fermare temporaneamente il nemico, incanalarne gli assi di movimento secondo direzioni prefissate, acquisire informazioni sulla entità, natura, composizione, armamento di chi attaccava, ecc. Quindi sganciarsi e fermarsi di nuovo su posizioni preparate più indietro, denominate di irrigidimento, destinate quindi a una difesa molto più prolungata, fino a ad arrivare alla posizione di resistenza.

In questa logica militare, si inserisce e si spiega perfettamente la strategia delle stragi, che tanto hanno colpito il nostro paese. S’Anna di Stazzema, Marzabotto, Vinca, Farneta, il Frigido, San Terenzo Monti, ecc. son tutti toponimi a cavallo della Linea Gotica.

Per poter manovrare le poche truppe, in riserva alle spalle della Linea Gotica, in maniera da rinforzare i punti di pressione degli Alleati, Kesserling aveva necessità assoluta di poter muovere in sicurezza le proprie esigue truppe senza temere attacchi. In termini militari si chiama la “Fredoom of Moviment”, la F.O.M., ed è uno dei primi obiettivi che si pone un comandante nel suo territorio.

Poter spostare in sicurezza uomini e mezzi, rapidamente, “a ragion veduta” dove necessario; senza pericolo, senza attacchi ai convogli, senza ponti saltati, senza imboscate dei partigiani.

Per conseguire questo risultato tattico, di primaria importanza, considerata la esiguità delle truppe disponibili, e l’ampiezza dello scenario operativo che andava da Forte dei Marmi a Rimini, Kesserling ricorse al “terrorismo militare”. Instillare il terrore, tramite il “diritto di rappresaglia legittima” prevista dal Codice di Guerra, contro chi avesse attaccato le truppe tedesche.

D’altra parte la percezione della minaccia dei partigiani era chiara e fortemente percepita: “…a gruppi e in azioni singole i partigiani effettuavano continue imboscate nelle montagne e nella pianura padana (Zona delle Retrovie della Linea Gotica ndr.), nelle foreste e nelle strade soprattutto con il favore della notte, evitando però sempre il combattimento aperto… tale situazione provocava un forte senso di inquietudine, da parte nostra perché il soldato tedesco era costretto, nella zona infestata dalle bande, a suppore che ogni borghese di ambo i sessi fosse capace di un assassini a tradimento e che da ogni casa potessero partire dei colpi di arma mortali… i militari tedeschi vivevano sotto una continua minaccia (Kesserling, Op.cit. pp.268-69).

Ancora Kesserling il 17 luglio del 1944, emise un comunicato alla Wermacht e alle SS in Italia: “…La lotta contro i partigiani deve essere condotta con tutti i mezzi a nostra disposizione e con la massima severità. Io proteggerò qualunque Comandante che, nella scelta e nella severità dei mezzi adottati nella lotta contro i partigiani, ecceda rispetto a quella che è la nostra abituale moderazione (…ndr.!). Vale al riguardo il vecchio principio per cui un errore nella scelta dei mezzi per raggiungere un obiettivo è sempre meglio dell’inazione o della negligenza… i partigiani devono essere attaccati e distrutti”.

Figuriamoci se i soldati tedeschi lo interpretarono in maniera riduttiva… Sangue chiama sangue.

La spirale del dolore e della tragedia partì quindi in maniera dolorosa e irreversibile.

La posta in gioco era chiarissima. La sopravvivenza del popolo tedesco.

Geograficamente la Linea Gotica inizia in Versilia (fiume Versilia/Cinquale) e salendo il versante Apuano, entra nella Media Valle del Serchio/Garfagnana, sale verso l’Appennino, lo cavalca fino al passo della Futa/Giogo, per poi obliquare verso valle e puntare su Pesaro-Rimini; il suo percorso reale varierà nel tempo adeguandosi al territorio e agli eventi.

La Linea Verde 2, 15/20 km più indietro è sempre parte della Linea Gotica.

Per dare una idea della dimensione spaziale della linea, consideriamo che un viaggiatore che salga da Pisa verso Nord, incontra, visibili perfettamente ancora oggi sull’Arnaccio una serie di piccoli bunker cilindrici, isolati, ma con ampi raggi di tiro; uno di questi piccoli bunker è ancora visibile all’incrocio della S.S. 1 “Aurelia” con la autostrada A.11 all’incrocio di Migliarino; ancora, salendo la S.S. 12 “del Brennero” da San Giuliano (PI) verso il Foro, sono perfettamente conservati tre bunker, denominati “Tobruk”, che interdicono e fermano gli accessi veicolari della importante strada.

Un osservatorio sulla sommità del Monte di San Giuliano controlla tutti e tre i bunker e li protegge dall’alto. Essi facevano parte inizialmente di una linea chiamata “Heinrich” che faceva tutt’uno con la Grune-Line, essendone la sua linea di difesa iniziale.

Queste opere di fortificazione erano in effetti, come si è detto, i primi contrafforti della Linea Gotica.

Erano integrate in zone precise, da “Panther-Turm”, postazioni di carri armati interrati, in cemento armato, dalle quali sporgeva la torretta del carro con la bocca da fuoco, e ancora fossati e muraglioni anticarro, campi minati, anticarro e antiuomo, difesi e battuti dal fuoco delle armi leggere poste a retro, per elevare il potere di arresto, posizioni di sbarramento –Riegstellung- a livello compagnia disposte in profondità per non essere oltrepassate!

Lo sforzo logistico generale si può riassumere in: 3’604 trincee, 2’375 nidi di mitragliatrici, 479 posti cannone, 16’000 postazioni, 95’689 mine antiuomo e anticarro; 900 km di fossati e 117 km. di filo spinato. In certe zone dove si prevedeva una forte concentrazione di mezzi corazzati, erano stati interrati fino alla torretta dei carri armati. Sul davanti erano schierati campi minati ad alta densità, con funzione protettiva.

Una trincea “intonsa “della linea Gotica, località “Pradoscello”, Barga (LU).

La tattica tedesca prevedeva un immediato contrassalto in caso di attacco; se questo non riusciva era previsto lo sgancio e il ripiegamento sulla posizione più arretrata, che avrebbe tenuto ad oltranza.

Alcuni tratti di fronte, definiti impraticabili per la morfologia del terreno, aveva forze di presidio più esigue, rarefatte. È il caso della Pania o del Monte Romecchio, dove le postazioni erano distanti l’un l’altra addirittura 300/400 mt, ma d’altra parte l’asprezza e la ripidità della montagna limitava di fatto il movimento. Semplici pattuglie appiedate presidiavano saltuariamente queste zone.

Le opere murarie, le fortificazioni, i muri anticarro, le strade logistiche interne, erano state costruite dalla O.T., Organizzazione Todt diretta dall’ Ing. Fritz Todt, una organizzazione di lavori campali, di natura paramilitare, che assumeva localmente maestranze e ditte civili locali per far eseguire le opere di scavo, sterro riporto e blindamento.

La organizzazione iniziale delle forze di Kesserling prevedeva lo “Schwerpunkt” l’organizzazione difensiva nello schieramento delle sue Divisioni secondo uno schema classico “2/3 delle Divisioni (quindi 13) sulla linea del fronte, a presidio della Linea Gotica, e il rimanente 1/3 (le altre 7 Divisioni, in Riserva) in posizione arretrata o sulla linea costiera.

Successivamente, preso atto della maggior pressione sul settore adriatico, Kesserling farà convergere, (faticosamente e solo di notte, per timore di attacchi aerei e partigiani) le divisioni in riserva sul settore adriatico dove riusciranno a fermare la potente spinta offensiva britannica.

Di fronte, contrapposte, le forze Alleate schierano due Armate; la 5° Armata Americana, al comando del Gen. Mark Clarck, che è schierata dal Mar Tirreno fino al Passo della Futa, e la 8° Armata Britannica al comando del Gen. Oliver Leese, che va dalla Futa al mar Adriatico.

All’interno delle due Armate, un crogiuolo di eserciti di diverse nazionalità.

Quasi a tutte le nazioni che erano in contrasto con le forze dell’Asse, verso la fine della guerra fu concesso l’ingresso in teatro, per potersi poi sedere al famoso tavolo… e quindi troviamo gli americani, i britannici, i canadesi, gli irlandesi, gli australiani della Nuova Zelanda, gli indiani, i francesi, i Gurka, quelli del Punjab e i Sik, i sudafricani, i brasiliani e i polacchi, una brigata ebrea, i greci, e addirittura un reggimento, glorioso, di giapponesi: i “Nisei”( giapponesi delle Hawaii di seconda generazione) che saranno determinanti, per il loro coraggio e aggressività, nello sfondamento della Linea Gotica settore occidentale-tirrenico nell’aprile del 1945!

Soldati NISEI a Lucca a rapporto con il gen. Clark, Comandante la 5° Armata .

Un vero e proprio miscuglio multirazziale, che segnerà nella nostra gente una forzosa condivisione di lingue, costumi, cibo e usi che rimarrà a lungo nella nostra memoria condivisa.

La Linea Gotica. Crogiolo di razze.

Essa, senza volerlo, assume una eccezionale importanza geopolitica già dal luglio del 1943, quando nella Conferenza “Symbol” di Casablanca, i tre “G”, il Presidente americano Roosvelt, il Premier Britannico Churchill e il Presidente russo Stalin, pongono come base futura della alleanza una condizione (imposta da Roosvelt!) e “obtorto-collo” accettata multilateralmente: la “Unconditional Surrender”, la resa senza condizioni della Germania.

I tedeschi lo vengono a sapere. È in gioco la loro sopravvivenza.

Ma è anche in gioco, da parte degli Alleati e dei sovietici, il futuro prossimo dell’equilibrio mondiale.

L’esito del conflitto è ormai delineato. Tutti sanno perfettamente come si concluderà.

La strabordante potenza logistica americana garantisce nel tempo, il materiale bellico necessario per vincere. “L’argent fait la guerre”.

Per dare una idea dimensionale della smisurata potenzialità logistica degli Alleati, riporto di seguito la testimonianza di un pilota italiano abbattuto sul Mediterraneo e catturato: “…credo ci avessero sistemati un centinaio per nave; da allora ci accorgemmo di essere ridiventati uomini a tutti gli effetti, e trattati come tali. A bordo funzionava una infermeria e potemmo inoltre, per tutta la durata della traversata, gustare in abbondanza l’ottimo scatolame americano, compreso di caffè e “ice-cream!” Solo dopo Gibilterra potemmo salire sul ponte, …incrociamo un altro convoglio diretto ad est, tra le nostre navi dirette ad Owest e quelle dirette ad Est, ci saranno state centinaia di navi! Sembrava un ponte galleggiante sull’Atlantico…! Paradossalmente avremmo potuto raggiungere la costa americana semplicemente camminando da una nave all’altra da poppa a prua, tanto era ininterrotto il loro flusso; e a noi avevano insegnato a cantare “vincere, vincere”… (I PRIGIONIERI ITALIANI NEGLI STATI UNITI di Flavio Giovanni Conti pp.32-37).

Tanto per dire, le maestranze navali americane riuscivano a costruire una nave Liberty in soli 40 gg. di lavoro continuativo, con la tecnica degli elementi scatolati; da banchina vuota a nave in uscita 40 gg… ne costruirono così 2’700. Con un paio di quelle (Nave Grado e Nave Caorle, ex “Liberty”…) siamo andati in missione in Libano nel 1983. Alcune navigano ancora oggi.

Questo estratto esprime con efficacia la potenza logistica degli Alleati, in confronto con quella logistica residua dell’Asse…

Anche Churchill sa come finirà il conflitto, e da europeista convinto, titolare “morale” del destino del Regno Unito e della Vecchia Europa, ha individuato da tempo il nemico “futuro”, quello che arriverà immediatamente dopo la fine della Germania: il comunismo sovietico.

Il suo scopo politico adesso, ancor prima che termini il conflitto mondiale, è cercare di proteggere il più possibile la Vecchia Europa, la Mittleuropa, il cuore del Vecchio Continente, dall’aggressività e dalla soverchiante potenza sovietica, che non lascerà ulteriori spazi finita la guerra.

Le condizioni e gli accordi tra i leaders sono ormai chiare e accettate: “dove arriveremo, ciascuno controllerà il territorio” … “Questa guerra non è come le altre del passato. Chi occupa un territorio vi impone anche il suo sistema sociale. Tutti impongono il loro sistema fino a che il loro esercito ha la forza di farlo. Non può essere altrimenti” (Stalin a Tito, in Djilas – Conversation with Stalin)

Churchill vuol tentare di salvare la Vecchia Europa dal pericolo del comunismo.

Vuol salvarne quanto più territorio europeo; per farlo, deve anticipare con le forze Alleate l’orda dei carri armati T 34 russi che dilagano nelle pianure dell’est, tutti diretti verso un unico punto.

Berlino! Il cuore dell’Europa.

E per far questo ha bisogno dell’appoggio di Roosevelt. Ma Roosevelt da quell’orecchio… ci sente male. Vedremo perchè…

Ha studiato un piano strategico: l’Operazione “OLIVE”, dal nome del comandante britannico della 8° Armata, Gen. Oliver Lesse, da effettuarsi principalmente con truppe britanniche, con una forte puntata offensiva che sfondi l’ultima linea di resistenza tedesca in Italia, la Linea Gotica nel settore –Rimini–, per puntare velocemente verso Trieste e attraverso il valico di Lubiana, puntare ad est di Vienna, e guadagnare ad est, quanto più terreno, anticipando le orde dei mezzi corazzati sovietici in marcia verso il cuore dell’Europa, sbarrando loro il percorso!

E guadagnare così quanto più territorio ad est prima di trovarsi di fronte i russi!

…un colpo strategico decisivo con truppe interamente britanniche e sotto comando britannico… Io spero di sfondare la Linea Gotica, irrompere nella valle del Po e poi avanzare su Trieste e su Vienna attraverso il varco di Lubiana…” (Churchill…)

Questa pesante offensiva è conosciuta anche come Battaglia degli Appennini da parte dei tedeschi o Battaglia di Rimini da parte degli inglesi.

Ma l’esito non è così scontato… La manovra prevede un classico “Upper-cut”!

Una prima avanzata “di inganno, nel settore adriatico, costringerà Kesserling ad affrontare gli Inglesi su quel fronte e a distrarre forze rapidamente.

Quindi subito dopo una potente spinta offensiva, effettuata dalla 5° Armata nel settore tirrenico puntando sul passo della Futa, direzione Bologna, costringerà i tedeschi a richiamare velocemente le truppe di riserva dal settore est, sguarnendo il fronte orientale per fermare questa potente avanzata alleata centrale.

A quel punto, con le Divisioni inglesi in riserva e nascoste, avendo sguarnito il fronte adriatico, ci sarà la ripresa del primo sforzo per sfondare e proseguire dilagando nella pianura padana e verso Trieste; quindi su diretti verso est attraverso il valico di Lubiana.

Una forza leggera britannica sarebbe sbarcata sulle coste greche per salire verso nord e ricongiungersi a Trieste continuando la penetrazione verso nord.

Un classico uno-due, prima un colpo a occidente, e quindi il colpo decisivo a oriente per sfondare.

Un lavoro di pianificazione meticoloso, una preparazione accurata…

“…Ormai siamo all’ultimo balzo. Rapidamente e segretamente abbiamo mosso un esercito di forza immensa, e potenza dirompente per infrangere la Linea Gotica. La vittoria nelle prossime battaglie significherà l’inizio della fine per gli eserciti tedeschi in Italia (Proclama di O.Leeese del 23 agosto 1944)”

E qui cambia rapidamente la “ Strategy” della Grande Storia. Il fronte italiano, ritenuto fino ad adesso un fronte di importanza terziaria nel conflitto globale, diviene per gli inglesi e per la “Strategy” europeistica di Churchill, un fronte importantissimo! “Io credo che questo fronte possa diventare un fronte decisivo. Ho soltanto da sfondare il varco di Lubiana ed esso lo diventerà. (Gen. Alexander a Brooke Luglio 1944 Bryant- Triumpfh in the west, pg. 203)

All’offensiva prenderanno parte 1’200’000 soldati; migliaia di carri armati, aerei e cannoni.

La “battaglia di Rimini” dal 25 agosto al 30 settembre 1944 è considerata la più grande battaglia di mezzi mai combattuta in Italia, al prezzo di 100’000 perdite tra morti, feriti, dispersi (compresi i civili italiani).

La vera battaglia della Linea Gotica è in effetti questa.

Nelle prossime puntate vedremo come la Linea Gotica entra nella nostra piccola Storia.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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4 Commenti

  1. Un grazie a Vittorio per averci ancora una volta dato preziose informazioni con minuziosi dettagli militari. Colgo l’occasione per augurare al colonnello Biondi una serena Pasqua

Rispondi a Mariacristina Pettorini Betti Cancella la risposta

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