Quella narrazione parziale sul DDL Zan

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Nel tardo pomeriggio di ieri, presso la biblioteca Agorà di Lucca, è stato presentato il libro “Senza paura” scritto dall’onorevole Alessandro Zan, che ha conversato con il senatore Andrea Marcucci, con il consigliere Daniele Bianucci, con il professore Luca Baccelli e con Romina Incorvaia, presidente dell’Associazione LuccAut.

È stata una serata molto partecipata, che ha visto la presenza di vari esponenti del centrosinistra (compresi Ilaria Vietina e Francesco Raspini, già con i motori caldi in vista delle elezioni) e anche di vari influencer e pensatori lucchesi che dovevano timbrare il cartellino per i propri canali social. Una serata passata tra selfie e complimenti per le belle parole, durante cui – com’era prevedibile – è stato sciorinato alla perfezione tutto quell’insopportabile mantra che sta accompagnando il noto DDL, con quella solita attitudine che da sempre caratterizza una certa sinistra.

Da un lato ci siamo noi progressisti che lottiamo per i diritti, dall’altro ci sono loro, che sono tanti e sono tutti barbari”: una narrazione parziale ed evidentemente non veritiera, che tuttavia si vende benissimo come prodotto politico in tempi in cui non si ha tempo né voglia di studiare i testi legislativi e la loro genesi.

Una posizione a cui pian piano (soprattutto dopo le molte accuse ricevute in quest’ultimo anno, che sono state rispedite al mittente con l’infamante marchio di benaltrismo) se n’è andata aggiungendo un’altra:“Attenzione perché noi non ci battiamo solo per i diritti civili, ma per tutti i diritti, compresi quelli sociali, perché vogliamo un mondo con più diritti”. Altra narrazione evidentemente contraddittoria, purtroppo smentita dalla storia.

E Alessandro Zan alla fine lo ha detto espressamente:”Dove ci sono più diritti civili ci sono anche più diritti sociali!”. Vivaddio che, nell’unico sussulto che ha avuto nel corso della serata, il Prof. Baccelli gli ha subito fatto notare che “non è proprio così”, generando un leggero imbarazzo nell’onorevole sceso in città per presentare il suo libro-vangelo dei diritti civili.  

Sgombriamo subito il campo da equivoci, pena il lancio dei soliti anatemi: è vero, chi scrive non si è molto appassionato alle questioni sulla pluralità delle definizioni che si è sviluppata nel mondo LGBT, e neppure al rischio di conseguenti frammentazioni che spaventa certi movimenti. Tuttavia – e lo diciamo senza problemi – c’è una tendenziale condivisione di tutta quella parte del DDL che si occupa di combattere l’omotransfobia passando dalla cultura e dall’istruzione. Ben venga tutto questo, perché nell’anno 2021 è impensabile che si verifichino episodi di odio e violenza per motivi legati all’orientamento o all’identità sessuale.

Però preoccupa il fatto che durante tutta la serata nessuno – neppure il Prof. Baccelli, docente di Filosofia del diritto che probabilmente era stato invitato per legittimare anche giuridicamente, e non solo politicamente, la discussione – abbia parlato di tutte le obiezioni e le critiche che sono piovute addosso all’altra parte del DDL, quella che passa dal diritto penale e che si innesta su un impianto legislativo infruttuoso come quello della legge Mancino.

Critiche che sono state mosse non certo da barbari con la clava che fanno battaglie di retroguardia per evitare l’affermazione dei diritti, ma da moltissime personalità autorevoli e di indiscutibile rilievo. Vari esponenti della dottrina, dell’accademia, della giurisprudenza e gran parte della galassia radicale – i veri paladini dei diritti civili – hanno più volte invitato il PD a fermarsi un attimo prima, evidenziando la contraddizione insita nel pensare di garantire i diritti civili introducendo nuove fattispecie penali, reati d’opinione del tutto rarefatti e indeterminati.

Ha perfettamente ragione Alessandro Zan quando dice che non è vero che una legge di compromesso è necessariamente meglio dell’assenza di una legge. Proprio per questo sarebbe stato bello se accanto al senatore Marcucci ci fosse stato, ad esempio, il Prof. Padovani – che si è detto inorridito dalla parte del DDL che prevede l’introduzione di nuovi reati -, o quantomeno qualcuno dei molti esponenti del mondo di qua (quello non barbaro, per capirsi) che hanno manifestato forti perplessità sul disegno di legge. Purtroppo non c’è stato tempo e modo neppure di fare domande dal pubblico, peccato, ma questo è un problema più di metodo che di merito.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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