“Perché io, mamma, ho deciso di non vaccinare mio figlio contro il Covid”

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La scorsa domenica, 23 gennaio 2022, presso l’hub di Campo di Marte si è tenuto l’open day per la vaccinazione di bambini da 5 a 11 anni. Risultato: 47 vaccinazioni in tutta la mattinata, un numero bassissimo. Ma quali sono i motivi per cui molti genitori non stanno vaccinando i propri figli: quarantene scolastiche, la preferenza di vaccinazioni ambulatoriali o paura? 

La situazione è complessa e variegata, le spiegazioni molteplici. Da un lato è vero che molti bambini in età scolastica sono costretti in quarantena preventiva, per la presenza di almeno 2 casi positivi in classe. Intere sezioni e quasi intere scuole su tutto il territorio lucchese, ad oggi, stanno ricorrendo alla didattica a distanza. 

Parallelamente molti genitori per la vaccinazione contro il Covid-19 hanno deciso di rivolgersi al proprio pediatra, una figura che il bambino già conosce e che sa il modo più giusto per approcciarsi a lui.

C’è però un nutrito gruppo di genitori che ad oggi ha scelto di non vaccinare i propri figli, per paura delle conseguenze ancora ignote del vaccino. 

MV, mamma di P, bambino di 7 anni che frequenta una delle scuole primarie dell’Istituto Comprensivo Lucca7, è una di loro: “Non siamo no-vax, mio marito ed io abbiamo la volontà di vaccinare nostro figlio. Il timore sono gli effetti a lungo termine, che potrebbero emergere da qui a 10 o 20 anni – ci ha raccontato – “Noi adulti della famiglia siamo tutti vaccinati con la terza dose: la preoccupazione c’è, ma lo abbiamo fatto per tutelare il bambino. Sentiamo un misto di paura e consapevolezza: su di lui abbiamo una responsabilità ancora più grande e preferiamo aspettare, prima di correre dei rischi”.

Foto creata da Pressfoto per Freepik

Aspettare cosa esattamente? “E’ di questi giorni la notizia che Pfizer sta lavorando a un nuovo vaccino specifico per i bambini – continua MV – “Tra qualche mese dovrebbe essere pronto. Alla fine, considerando i tempi di attesa e il richiamo, nostro figlio sarebbe coperto dal vaccino in primavera; a questo punto preferiamo aspettare e fare dei sacrifici adesso, per poi vaccinarlo con un prodotto più adatto a lui. Non siamo i soli a pensarla in questo modo, l’80% dei genitori dei compagni di classe di nostro figlio sta aspettando questo nuovo vaccino, così come la maggioranza dei nostri amici con bambini piccoli.

Nel frattempo, però, è dura la vita dei bambini non vaccinati. Secondo la normativa attuale, non possono utilizzare il pullman scolastico; inoltre la quarantena, in caso di contatto con un positivo, è di 10 giorni anziché 5. “Queste restrizioni” – dice MV – “così come quelle per gli adulti, vogliono costringere i genitori a vaccinare i propri figli. Il punto non è non vaccinarsi, bensì la mancanza di fiducia verso questo vaccino. Poi da genitore analizzi tutta la situazione e vedi che così facendo, non vaccinandolo, togli molte cose a tuo figlio… Il sistema ti obbliga e lo fai, ma prendi tempo in attesa che la scienza dia qualcosa di più sicuro. Se vedo che la vaccinazione è una tutela e non un rischio, la faccio. E’ per questo motivo che io, come molti altri genitori, non ho aderito all’open day a Campo di Marte, sebbene fossi a conoscenza dell’iniziativa”.

Le notizie riguardo ai casi di bambini positivi al Covid-19, poi, sostengono il ragionamento di questa parte di genitori. Fortunatamente i più piccoli vengono colpiti in modo più blando dal virus, con sintomi e manifestazioni simili a quelli di un’influenza stagionale. Alla fine, per genitori come MV, il rischio viene percepito in modo più basso per i figli, mentre sono le complicazioni burocratiche di tamponi, voucher, quarantena a incidere maggiormente sulla gestione familiare. La sfera lavorativa ed economica delle famiglie è davvero tragica, soprattutto per i liberi professionisti. La norma attuale prevede che se hai almeno 2 dosi di vaccino, puoi andare a lavoro anche se tuo figlio è positivo. Ottimo, ma chi guarda un bimbo di 6-7 anni malato o in DAD? Però poi pensi alle conseguenze che la comunità scientifica non può prevedere adesso, pensi al fatto che dopo un paio di giorni di febbre starà meglio e così, alla fine, prendi il rischio in attesa di un vaccino più sicuro”.

Chiara Bini
Chiara Bini
Classe 1988, Lucchese per nascita e per passione. Giornalista ed esperta di marketing e comunicazione, amo raccontare storie e giocare con le parole. Profondamente curiosa, sono sempre in cerca di nuove realtà, prospettive e punti di vista. A “Lo Schermo” per andare oltre la notizia e scoprire qualcosa di più.

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