

12 agosto 1915 ore 02.00
Poligono di tiro di Sharbeek, vicino Bruxelles – Belgio.
Un plotone di esecuzione tedesco fucila, con fatica e disgusto, un’infermiera britannica.
La Signora Edith Lousia Cavell, infermiera professionale diremmo oggi, di nascita inglese, aveva frequentato con profitto la prima scuola in Belgio per infermiere laiche, l’Ecole Belge d’Infirmières Diplòmèes.
Nata a Swardeston (UK) il 4 dicembre 1865, era da piccola impegnatissima nelle attività sociali del suo paese.
Durante una vacanza in Austria nel 1888 ebbe l’occasione di visitare un ospedale dove rimase colpita dal lavoro delle infermiere, a quel tempo quasi esclusivamente religiose.
Passò poi cinque anni a Bruxelles a lavorare presso una famiglia e studiare il francese.

«Un giorno, in qualche modo, farò qualcosa di utile, qualcosa per la gente. Molte persone sono così indifese, così colpite e così infelici.»
Rientrò a casa nel 1895 per assistere il padre ormai infermo e cominciò cosi la sua attività infermieristica. Si iscrisse al London Hospital per un periodo di addestramento, dove, giusto per farla impratichire, la spedirono con altre cinque colleghe a gestire un’epidemia di febbre tifoide a Maidstone, dove su 1700 ammalati solo 132 persero la vita!
Quindi l’impiego come infermiera presso l’Ospedale di Bruxelles.
Fino all’arrivo dei soldati tedeschi, il 20 agosto 1914.
Erano diretti in Francia, e per far prima presero la scorciatoia del Belgio, aggirando così la poderosa Linea Maginot.
La Gran Bretagna che appoggiava il Belgio, non la prese bene, e dichiarò guerra alla Germania e quindi all’Austria-Ungheria e di lì la faccenda precipitò rapidamente, ma questa è un’altra storia.
Torniamo alla signora Edith Cavell, infermiera.
Aveva rifiutato il rientro in patria al momento dell’invasione tedesca ed era rimasta a lavorare per assistere gli ammalati in ospedale riconvertito dalla Croce Rossa; curava tutti indifferentemente fossero tedeschi, belgi o inglesi. Chiunque avesse necessità.
Ma aveva iniziato un secondo lavoro, occulto.
Aiutare i prigionieri inglesi catturati, che riuscivano ad evadere dai campi di prigionia, a raggiungere la madre patria; gestiva una straordinaria rete di collaboratori, tra essi la Principessa Marie de Croÿ e la Contessina Jeanne de Belleville, che provvedevano ad aiutare, assistere e proteggere i prigionieri fino al loro rientro.
Naturalmente i tedeschi non apprezzarono questo lavoro straordinario e quindi, dopo un anno di indagini, riuscirono con uno stratagemma ad arrestarla assieme a altri trentatré collaboratori, e ad incriminarla per favoreggiamento.
Accusa pesantissima.
Intervennero in suo favore l’Ambasciatore Americano Brand Whitlock (l’America nel 1915 non era ancora in guerra), e l’Ambasciata spagnola, ma non ci fu niente da fare.
La Signora Cavell durante il processo cadde in un tranello dell’accusa ed in maniera sincera ammise che alcuni prigionieri che lei aveva aiutato le avevano scritto dalla madre patria e quindi l’accusa di favoreggiamento fu confermata.

La sua morte provocò un enorme scalpore e ci fu un’impennata di richieste di arruolamento nell’esercito di Sua Maestà Britannica.
Così come si verificò un immediato aumento di bambine battezzate con il nome di Edith, tra le quali la famosa cantante Edith Piaf.
L’impatto mediatico della notizia dell’esecuzione fu eccezionale!
Dopo la guerra, il suo corpo, sepolto frettolosamente per evitare pubblicità, fu stumulato il 13 maggio 1919 ,e scortato fino a Norwich, sua contea di origine.
Comandava il plotone di scorta un certo Maggiore Montgomery!
Ai suoi funerali in patria intervenne tutta la famiglia Reale Britannica!
Una sua statua è stata posta a St. Martin’s Place, nei pressi di Trafalgar Square!
Si narra, ma non è confermato, che uno dei soldati del plotone di esecuzione, tale Rammel, si fosse rifiutato esplicitamente di sparare e fosse a sua volta stato ucciso con un colpo di pistola, dall’ufficiale comandante il plotone,
“In piedi come faccio in vista di Dio e dell’eternità,
mi rendo conto che il patriottismo non è sufficiente: non devo avere odio o amarezza verso nessuno.”
(Edith Cavell ad un’amica poco prima della morte.)