Nicola Borrelli, viaggio attraverso il tempo del cinema

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A partire dal manifesto di quest’anno – un omaggio a Monica Vitti, ad Uccellacci e Uccellini di Pasolini, a Il Sorpasso con Gassman e Ctherine Spaak – il Lucca Film Festival si è presentato e si presenta come un sincrono di intenzioni, passioni e volontà che aprono gli occhi della città all’orizzonte internazionale. Con Nicola Borrelli, presidente del Festival, chiudiamo un capitolo su questa edizione ma ne apriamo subito un altro: che porta sul set, a breve, del film “Lucca Mortis”, con la regia di Peter Greeneway, interamente ambientato nella nostra città.

Se fosse un film questo 2022 quale sarebbe?

Penso potrebbe assomigliare ad un film di fantascienza, dove il viaggio nel tempo sia motore centrale, un po’ proprio come ne “La macchina del Tempo” di Wells. Se pensiamo ai nostri avi, un secolo fa, si sono trovati ad affrontare pandemie, guerra, periodi di profonda tristezza e poi anche di speranza. Ecco, oggi è forte, come riflessione culturale, il tema della ciclicità, dove il senso del viaggio resta predominante.

Il Lucca Film Festival è nato nel 2005 durante una cena fra amici, giusto?

Anche a me fai fare un viaggio nel tempo, e mi appare ancora nitido il ricordo di quella sera, insieme ad amici che sono stati appunto i primi a condividere con me questo straordinario viaggio direzione Festival. Un progetto inseguito con determinazione, abnegazione, consapevolezza che il cinema potesse ( ed è) volano di amplificazione e crescita per l’affermazione della mia città. Ricordo quindi con piacere quella cena, insieme a Philippe Dijon De Monteton, Andrea Bernardini, Andrea Puccini, Stefano Giorgi, Andrea Monti, Alessandro De Francesco. Fu insieme a loro che affiorò e si strutturò questo sogno, che rispondeva anche alla passione alla voglia di riuscire a vedere i film sperimentali che i circuiti commerciali non consentivano di conoscere.

Quali sono le “anime” che hanno contribuito a farlo crescere?

Tantissime e in modo diverso ma ugualmente importante. Ringraziamo da subito Marcello Bertocchini dellaFondazione Cassa di Risparmio, Paolo Tacchi Private Wealth Management Banca Generali e Giambattista Chiarelli di Banca Pictet, per tutta la fiducia. E poi facciamo ancora un piccolo viaggio nel tempo. Da quella sera del 2005 finimmo con il confrontarci e trovare ispirazione da Alberto Tempi, personalità luminosa, insolita, grande uomo e organizzatore di cinema. Attraverso lui arrivammo a Marco Melani e quindi ad Enrico Ghezzi, che disse “se convincete Adolfo Arrieta a partecipare, vengo anche io!”: Arrieta, grande regista sperimentale spagnolo, in realtà venne nell’edizione 2006, ma da allora Ghezzi rimase un grande amico del Festival ed è sempre venuto fino a che le sue condizioni di salute l’hanno permesso. Ricordo ancora le sue registrazioni di “Fuori Orario” dal corridoio del Teatro San Girolamo e anche quest’anno abbiamo condiviso con il pubblico il suo ultimo film da regista, avendo ospite Alessandro Gagliardo. Più ci penso, più è chiaro che sono tantissime le persone che hanno contribuito a una decisa evoluzione del Festival. Da Luca Modena, riferimento per il concorso dei cortometraggi, a Francesco Giani, nostro responsabile della comunicazione e del marketing, fino al 2013 all’ingresso di Stefano Giuntini e Cristina Puccinelli, per la sezione delle performance live, con Lucca Effetto Cinema ( quest’anno, poi, è subentrata Irene Passaglia che ha coordinato con successo le 25 esibizioni del 1 ottobre scorso, dove ne sono emerse alcune eccellenti). E tantissimi altri, come Alessandro Romanini per la sezione delle mostre e delle esposizioni d’arte ( sezione che torneremo an implementare), Galassi per il fondamentale mondo scuola, e moltissimi che si sono affiancati negli anni. Rachele Pollastrini sempre al concorso dei cortometraggi, insieme a Laura Da Prato e Dario Ricci. Martina Martinelli e Stefano Giorgi, che dal 2016 (last but not least) che seguono tutto il concorso dei lungometraggi. Una parte molto importante del nostro Festival, che è partita solo quando poteva essere sostenuta, e che sta fruttando grandissime soddisfazioni. Mi fermo ma non voglio non nominare anche i tanti volontari, stagisti e collaboratori, studenti universitari e non solo, che costituiscono la linfa vitale del Festival.

Venendo al Borelli spettatore, quali sono gli italiani che continueranno a scrivere la storia del cinema secondo te?

Vedo la storia del buon cinema intrecciata tra passato, presente e futuro. Quindi i Maestri Visconti, Fellini, Petri, che amo particolarmente,  li sento vivi nelle firme del nostro racconto presente di Sorrentino, Guadagnino, Garrone, Bellocchio, i fratelli Taviani. Ecco, è indubbio, poi, che gli ospiti del Festival ( e tutti quelli che verranno) incarnano al meglio il nostro sentire artistico. E adesso non mi dilungo, ma penso anche all’intensità espressiva della Rohrwacher, alla freschezza di Valentina Bertani. Il cinema italiano è una sorgente continua.

Lungometraggi e cortometraggi…non è solo una questione di budget. Cosa significa, sia come strumento culturale che di intrattenimento, fare un film nel 2022 e quali i linguaggi di riferimento? 

Oggi chi fa un film si confronta con un orizzonte esteso da cui attingere. Da Godard in poi tutti i codici di scrittura sono stati affrontati, superati e riscritti. Emerge quindi sicuramente l’autenticità e la padronanza di una personale naturalezza nella firma stilistica, come abbiamo visto anche nel concorso di lungometraggi.

Mi spiego meglio: resistere ancora la figura umana o la filosofia del virtuale e del game sarà predominante?

Questo è un tema centralissimo sul quale ci stiamo interrogando. Proprio quest’anno ( al secondo anno) abbiamo avuto in programma un incontro sulla cultura cross-mediale, a cura di Federico Ercole e Matteo Lupetti, sul nostro canale Twitch. Ci interroghiamo su quale continuerà ad essere il ruolo dell’attore ma anche dello spettatore, che chiaramente interagisce con l’azione variandola a seconda delle proprie scelte sul piano virtuale. Aspetto di riflessione estremamente interessante per capire come continueremo quindi a sviluppare gli aspetti di scrittura e rappresentazione. Io credo che quando la virtualità diventerà fin troppo accessibile, sapremo valorizzare al meglio la figura umana e soprattutto non potremo perdere l’aderenza con l’incontro e la socialità. Almeno lo spero.

E dopo il Festival, oltre a pensare al 2023, quali progetti?

Diciamo che ormai ci siamo, lo possiamo dire… Dieci anni di lavoro di tutto il Festival hanno stimolato la scrittura e la realizzazione del film “Lucca Mortis” con la regia di Peter Greenaway e un grande cast internazionale, che vedrà probabilmente Morgan Freeman tra i protagonisti. Un film scritto e interamente girato a Lucca, che si trasformerà in un set davvero importante. Ricordiamo che ad eccezione di “Giovani Mariti” di Bolognini film come “Ritratto di Signora” o “Il Marchese del Grillo” presero a prestito degli scorci, come il meraviglioso Palazzo Pfanner, ma qui si tratterebbe di tutta la storia ambientata e girata a Lucca.

Infine, facciamo un casting ideale per un film ispirato alle recenti vicende lucchesi: quale attore sceglieresti per interpretare il sindaco Pardini? Quale per Raspini? E chi, invece, per la Meloni?

Per questo ci vuole un super direttore di casting, non il presidente del Festival..

Concludiamo con un invito diretto al pubblico, per questo va benissimo il direttore del Festival 🙂

Invito ad andare a visitare la personale di Marcello Scarselli “Good Morning Taviani”, dedicata ai Fratelli Taviani, ancora in corso a Palazzo Pfanner. E infine ringrazio tutta la città per l’accoglienza rivolta al Festival e prometto che continueremo a portare in città i nomi del grande cinema internazionale.

Debora Pioli
Debora Pioli
Pianista e italianista di formazione, con specializzazione in comunicazione politica, dell’arte e della differenza di genere. Librettista d’opera, autrice di prosa e poesia, lavoro come content strategist e personal writer. Madre di Viola e Leonardo. Mi piace stare “Oltre Lo Schermo.”

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