Fase 2 e movida: i lucchesi sono davvero così irresponsabili? Ce ne parla Giacomo Bonvino, bar manager della Turandot

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Siamo ormai in piena Fase 2, che potrebbe sembrare già una Fase 3 o 4 per molti. Al centro dell’attenzione c’è sicuramente la questione “Movida” che ha diviso gli italiani tra coloro che vendicano una nuova libertà, spesso agendo irresponsabilmente, e coloro invece che continuano ad agire con prudenza e, considerati da molti, sceriffi.

A Lucca la situazione delle prime due settimane post lockdown è la medesima, tra numeri per segnalazioni, chiusura anticipata dei locali e assistenti civici, e tutto ciò ha inevitabilmente acceso la polemica tra i lucchesi. A dire la sua, tra i tanti, è stato Giacomo Bonvino, volto conosciuto in città e bar manager del bar/caffetteria Turandot in Piazza San Michele. Ha pubblicato sul suo profilo facebook un video, creando un importante dibattito, nel quale ha esposto la situazione vista da chi sta dietro le quinte, raccontando quanto realmente sia critica la situazione nella nostra città, come si comportano davvero i lucchesi, quali provvedimenti sono stati presi e il futuro che ci aspetta.

Alla luce dei primi due week-end di “libertà”: la situazione è davvero fuori controllo come ci viene raccontato?
Credo che in realtà ci si muova all’interno di un terreno ancora inesplorato.  Si dice che la bellezza è negli occhi di chi la guarda e, in questo senso, questo concetto penso possa essere applicato anche a molte altre cose della vita umana, come la paura o i cattivi comportamenti. Sinceramente a Lucca, sia da parte dei commercianti, sia da quella degli utenti, ho notato attenzione, rispetto delle norme, ma soprattutto disponibilità ad adattarsi ad una situazione nuova, che ha stravolto completamente il modo che abbiamo di intendere la socialità. 

Proposta anti-movida: Lucca ha istituito un numero per le segnalazioni. Cosa ne pensi?
Intanto è giusto sottolineare che il promotore di questa “caccia alle streghe” è il Codacons e non la Città di Lucca (inteso come amministrazione). Entrando nel merito della questione credo sia una cosa da stigmatizzare con grande fermezza. Prima di tutto perché legittima il comune cittadino ad ergersi a paladino di una legge che non sempre conosce, o di cui non conosce i limiti. In secondo luogo delegittima (sostituendosi ad essi) tutti quegli organi di controllo impegnati sul territorio, come le forze dell’ordine, sempre più spesso sollecitati a gestire situazioni che di per sé non avrebbero bisogno di essere gestite, con una logica dispersione di energie, di tempo e di risorse economiche che in questo preciso momento storico dovremmo cercare di non dissipare. 

Hai fatto riferimento nel video pubblicato sul tuo profilo facebook al fatto che i “lavoratori della notte” sono considerati di serie B: perché si punta il dito solo contro bar e locali?
Il lavoro notturno, all’interno del mondo dell’hospitality, è da sempre considerato un lavoro “poco serio” o comunque “meno dignitoso” di un lavoro diurno. Mi ricorda un po’ come quegli artisti, musicisti, pittori a cui, quando interrogati sulla loro attività, viene chiesto “Si, ma, che lavoro fai?”. La motivazione per cui si punta il dito, specialmente in questo momento, sui locali notturni risiede proprio in questo: l’aspetto ludico, ricreativo della socialità, è percepito come qualcosa di superfluo, un vezzo, a cui si può facilmente rinunciare. In realtà dentro questo Universo trovano la propria ragione di sostentamento oltre agli imprenditori dei locali, anche dj, bartender, camerieri, musicisti, addetti al servizio d’ordine e tante altre figure professionali, la cui unica colpa è quella di lavorare nella parte di mondo del lavoro “sbagliata”. Molti di loro con famiglie e con figli, che già vivono il disagio di avere orari (e quindi stili di vita) diametralmente opposti rispetto ai propri cari, e che spesso proprio a causa di questo stile di vita così difforme dai canoni tradizionali, sviluppano difficoltà relazionali, semplice impossibilità di progettare il futuro. 

Cosa rispondi a coloro che tu definisci “sceriffi del terzo millennio” ?
Dico loro che il loro atteggiamento è controproducente e pericoloso. Abbiamo un sistema che prevede la presenza di organi di controllo dedicati e che trovano la propria legittimità all’interno del quadro normativo. Sentirsi nel diritto di affiancarsi (se non addirittura di sostituirsi) ad essi, rappresenta una totale mancanza di rispetto e di fiducia nei loro confronti, ma soprattutto innesca un meccanismo di controllo verso il prossimo che può letteralmente sfuggire di mano prima e ritorcersi contro poi. Immaginate cosa succederebbe se, una volta chiusi i bar e i locali che di fatto rappresentavano zona di assembramento irregolare, si cominciasse a spiare nel giardino o in casa del vicino, reo di aver chiamato qualche amico a casa dopo due mesi di isolamento… Come sarebbe possibile definire un limite? Diventerebbe un tutti contro tutti. 
Infine e soprattutto concludo dicendo che la Caffetteria Turandot, proprio per tutta la serie di attività poste in atto affinché le cose si svolgessero in maniera ordinata e secondo protocolli, non è rimasta particolarmente contenta che la sua immagine scattata da una privata cittadina, sia stata utilizzata a mezzo social per certificare, a colpi di hashtag, una situazione fuori controllo, quando fuori controllo non è mai stata. Per questo la società si riserverà il diritto di tutelarsi da un punto di vista legale (ex ante ed ex post) per tutte quelle immagini che verranno ritenute lesive del marchio di cui sopra. Mi auguro che tutti i locali o i singoli privati che legittimamente si sentiranno lesi come noi, per essere apparsi in un’istantanea pubblicata sui social senza il loro consenso, possano sentire lo stesso bisogno di stabilire da un punto di vista legale, quanto sia giusto oltrepassare quella sottile linea che intercorre tra il voyeurismo e la diffamazione. 

Nel video inviti spesso i clienti al buonsenso e responsabilità: credi davvero che i cittadini, o almeno la stragrande maggioranza, seguano le regole dettate?
Credo che le persone si dividano in responsabili ed irresponsabili, allo stesso modo di come si possono dividere tra brave persone e cattive persone. Nello specifico gli irresponsabili si dividono ulteriormente in due sottogruppi: gli irresponsabili consapevoli e quelli inconsapevoli. Inconsapevolmente o meno, ogni giorno tutti noi commettiamo errori da un punto di vista del rispetto dei protocolli da seguire. Lo facciamo continuamente, il più delle volte senza rendersene conto. Basti pensare a chi fa un prelievo al bancomat senza guanti, o chi in fabbrica da un buffetto sulla nuca ad un collega, salvo poi mangiarsi nervosamente le unghie. Serve quindi una politica di sensibilizzazione e di promozione attiva di comportamenti corretti, specialmente in contesti potenzialmente rischiosi, non la repressione, che storicamente ha portato sempre risultati mediocri. 

Cosa pensi delle regole dettate dal Governo, vi sentite tutelati o credi che sarebbe stato utile avere più attenzione per un settore così importante per l’economia italiana?
Credo che abbia poco senso esprimere un giudizio di merito sull’efficacia o meno delle misure adottate dal Governo per gestire il ritorno alla normalità e quindi la ripresa delle attività di hospitality. Ogni realtà ha caratteristiche differenti, esigenze differenti e ritengo quindi impossibile dettare una regola generale e allo stesso tempo pensare che possa essere efficace per tutti. Ha sicuramente avuto senso delegare alle Regioni la stesura delle linee guida, perché più vicine al territorio e quindi più in grado di adattare le indicazioni generali al contesto a cui applicarle. 

E le istituzioni lucchesi?
Rispetto al passato ho trovato una disponibilità maggiore al dialogo, su determinate tematiche. Nello specifico va comunque sottolineato che tutte le iniziative prese dai locali, come l’assunzione di Steward qualificati, per far rispettare i regolamenti durante le serate, la riorganizzazione degli spazi commerciali per renderli più fruibili e meno rischiosi, la distribuzione di mascherine rilasciate gratuitamente a quei pochi che ne erano sprovvisti, hanno trovato nell’amministrazione lucchese un semplice ascoltatore attivo, più che un risolutore di criticità, ma viste le tensioni del passato, scaturite da decisioni unilaterali che hanno avuto come effetto il peggioramento delle condizioni di lavoro generali (basti pensare all’impossibilità di organizzare situazioni di piccolo intrattenimento attraverso la musica live o l’aumento del 110% sulla tassa del suolo pubblico istituita lo scorso anno) mi sembra già un piccolo passo avanti, da cui partire per riallacciare un dialogo necessario e propedeutico allo sviluppo della collaborazione tra le parti in causa. Certo è che le ultime vicissitudini hanno denotato una completa mancanza di coraggio nel dettare una linea difforme e più ragionevole rispetto a quella adottata da Pisa e Pistoia giorni fa. Si dice che “chi segue sempre gli altri, non arriva mai primo”. Direi che non corriamo questo rischio. 

Che prospetto hai della situazione futura? Come pensi si evolverà?
Beh il primo effetto dopo la prima serata non è stato sicuramente incoraggiante. A causa delle tante segnalazioni di cui sopra, i locali di alcune zone identificate come “a rischio”, tra cui ovviamente la Caffetteria Turandot, hanno deciso volontariamente di ridurre l’orario di apertura, sospendendo la somministrazione a mezzanotte. È stato un gesto di grande responsabilità che va nella direzione di non alimentare polemiche in questa prima fase, rinunciando dopo quasi tre mesi di stenti ad una fetta di fatturato più che considerevole. Sia chiaro, questa è una soluzione che non può essere considerata permanente, per più motivi. Prima di tutto perché ai fini di un eventuale (e logico) aumento dei contagi, non si può pensare che la responsabilità possa essere attribuita ai locali notturni. Secondariamente perché i due prossimi step operativi (la riapertura dei viaggi interregionali prima e la riapertura delle frontiere poi) imporranno la gestione di un flusso di persone all’interno della città senz’altro maggiore. In questo contesto, togliere a loro servizi di intrattenimento serale sarebbe controproducente allo sviluppo turistico e metterebbe in serio pericolo ancor più lavoratori, in quanto colpirebbe in maniera simmetrica la nostra capacità ricettiva, che già ha subito un impatto i cui effetti dovranno essere valutati nel prossimo futuro. E dubito che saranno conti piacevoli da fare.

Lo so è un po' lungo. Ma l'idea è quella di far capire alle persone che i commercianti stanno facendo tutto il possibile per favorire il ritorno alla normalità. Soprattutto dobbiamo sottolineare che ognuno deve fare la propria parte: i clienti, rispettando le misure che ci sono state imposte e gli esercenti, mettendo a disposizione della comunità ogni strumento per favorire il regolare svolgimento della quotidianità. Spero che condividiate questo messaggio e che i miei colleghi, come molti hanno già fatto, facciano uno sforzo nel sensibilizzare le persone che nei prossimi giorni torneremo finalmente ad incontrare.Il lavoro notturno NON È un lavoro di serie B. È ora di chiarirlo.Se vi ritrovate in questo pensiero, CONDIVIDETE l video. Se ritenete giusto commentate. Criticate, se serve. Ma prima di tutto responsabilizziamoci.

Pubblicato da Giacomo James Bonvino su Giovedì 21 maggio 2020

Foto di repertorio della Caffetteria Turandot in Piazza San Michele

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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