Città sporca: anche i turisti sono sorpresi per il degrado di alcuni spazi monumentali. Chi deve intervenire? Riscopriamo il rispetto.

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Rispetto. E’ stata la parola dell’anno 2024 scelta dall’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani. Forse una decisione ai più poco nota. Poi è stata recentemente rilanciata con la prova di italiano che ha aperto l’esame di maturità 2025 per oltre 500.000 studenti. Tra le sette tracce proposte ai maturandi c’era infatti una riflessione su “Rispetto”. Il direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani Massimo Bray commentando la notizia relativa all’esame di maturità ha osservato: «Il rispetto deve aiutarci e farci riflettere sulla necessità di coesione sociale, con l’utilizzo di un linguaggio non offensivo. Rispetto che, nel testo di Riccardo Maccioni per “Avvenire” che è stato sottoposto agli studenti, viene descritto come un atteggiamento fondante nella vita di una comunità perché implica il riconoscimento della dignità dell’altro, l’accettazione delle differenze, il dialogo. Il rispetto è tra i concetti fondanti delle relazioni sociali e interpersonali, la base di una convivenza armoniosa e reciproca. Ed è una parola che invita tutti a usare un linguaggio non offensivo in ambito politico, familiare, lavorativo, amicale».

Purtroppo il rispetto è un sentimento sempre meno diffuso e vissuto, sia verso le persone come verso gli ambienti, i monumenti, ecc.

Praticamente non passa settimana senza trovare piazze e strade del centro storico di Lucca, anche di fronte a palazzi o monumenti che dovrebbero essere richiami turistici e culturali, invase da rifiuti di vario tipo, a cominciare dagli scarti di aperitivi e spuntini consumati sugli scalini di chiese e piazze.

Ne avevamo già trattato 19 febbraio 2024. Il fenomeno veniva denunciato già trenta e più anni fa da vari gruppi di residenti, talvolta esasperati per la presenza dei rifiuti ma anche di escrementi umani e/o animali davanti alle porte delle loro abitazioni. A distanza di tempo la mancanza di rispetto si è amplificata.

Capita così soprattutto nei giorni festivi, quando maggiore sembra essere l’afflusso di turisti in città, che molti visitatori si chiedono se Lucca è abbandonata, tanto da essere ancora invasa dagli scarti della vita serale e notturna della città anche nelle ore della tarda mattinata festiva.

Appare veramente difficile difendere l’immagine urbana di Lucca di fronte a immagini come questa qui sopra che abbiamo ricevuto da un turista.

Chi deve provvedere alla pulizia della città? Quando? Possibile non siano identificati i responsabili di questo degrado?

Ma non c’è soltanto il problema degli scarti della movida a rendere meno bello e attraente il centro cittadino. Auto e furgoni parcheggiati un po’ ovunque rendono altrettanto difficile scattare fotografie senza questa invasione in quella che dovrebbe essere una zona a traffico limitato.

D’altra parte ci sono anche problemi di inquinamento acustico per la presenza di attività e di artisti di strada che spesso soprappongono le loro colonne sonore ad altri eventi cittadini.

Riscopriamo dunque il rispetto sperando sia effettivamente “desiderio di costruire, di usare il dizionario non per demolire chi abbiamo di fronte ma per provare a capire le ricchezze, le potenzialità. Perché se è vero che le parole possono essere pietre, è altrettanto giusto sottolineare come siano in grado di diventare il cemento necessario a edificare case solide e confortevoli, la colla capace di tenere insieme una relazione a rischio di rottura”.

«Il termine rispetto, continuazione del latino respectus – hanno spiegato Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani –  va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature, proprio perché la mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale. La conferma arriva dai termini che rimandano al significato opposto, tutti concetti orientati a distruggere le relazioni, a demolire gli altri: indifferenza (che spesso fa più male dell’odio), noncuranza, sufficienza fino ad arrivare all’insolenza, al disprezzo, allo spregio. Rispettare è tutt’altro, affonda le sue radici in respicere che, letteralmente significa guardare di nuovo, guardare indietro, cioè, richiama il dovere di non cedere alla smania del giudizio immediato figlio dell’emotività, che non tiene conto delle storie delle persone, delle loro battaglie interiori. Occorre, invece, allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare in chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana».

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