Pellegrinaggio alla Croce di Brancoli a 125 dall’Anno Santo 1900. Intanto emerge un nuovo degrado del cemento. È indispensabile un restauro completo

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Domenica prossima, 26 ottobre 2025, è in programma un nuovo appuntamento con «Geografie sacre – Pellegrini della conoscenza» promosso dall’Ufficio Pastorale del Tempo libero dell’Arcidiocesi di Lucca con la partecipazione e il sostegno di istituzioni, associazioni e comunità locali. Un pellegrinaggio in ricordo della prima costruzione, che risale a 125 anni fa. Esattamente nell’anno 1900 iniziò, infatti, la costruzione della Croce di Brancoli. La prima, quella che poi fu fatta saltare in aria nel luglio 1944 dalle truppe tedesche: temevano potesse essere presa come un punto di riferimento strategico e militare, per l’avanzata degli alleati. Dopo la Liberazione dal nazifascismo e la fine della guerra, si pensò a ricostruirla – è quella che vediamo ancora oggi – e fu inaugurata nel 1958. L’iniziativa del pellegrinaggio rientra nei programmi per il Giubileo di «Geografie del sacro. Pellegrini della conoscenza», che l’Ufficio per la pastorale del Tempo libero della Diocesi di Lucca sta proponendo da diversi mesi in varie località del territorio diocesano. Per informazioni è possibile contattare il 329 9766470. Alle ore 12 del 26 ottobre sarà celebrata la messa proprio alla Croce di Brancoli. I pellegrini a piedi si ritroveranno dalle 7,30 in Piazza a Ponte a Moriano dove un pulmino li porterà in località Vinchiana. Da qui inizierà il loro cammino di poco più di 9 chilometri. Altri potranno usufruire del pulmino fino alla Pieve di Brancoli e proseguire a piedi per quasi 4 chilometri. Altri ancora potranno fare tutto in macchina parcheggiando lungo la strada prima della Croce. Sarà inoltre possibile usufruire del «percorso inclusività» messo a disposizione con i mezzi delle Misericordie di Lucca: per questo specifico servizio contattare: [email protected].

Al pellegrinaggio prenderanno parte monsignor. Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, monsignor Leonardo Della Nina, vicario generale, e i sacerdoti don Antonio Antonicelli, don Renzo Fontana e don Giuseppe Bernacchioni. L’arcivescovo presiederà la messa.

In ogni caso l’appuntamento, salvo avverse condizioni meteo, è per le ore 12 direttamente presso la Croce di Brancoli. Per conoscere orari, località e dettagli  si deve consultare il sito internet https://www.diocesilucca.it/blog/geografie-sacre/

«Nel 1900 – hanno spiegato i promotori dell’evento – Papa Leone XIII promosse la costruzione di croci e statue del Redentore sulle vette di montagne italiane, come segno di omaggio a Cristo e per celebrare il Giubileo del 1900. Questa iniziativa, che faceva parte di un più ampio programma per l’Anno Santo, vide la partecipazione attiva di comunità locali che eressero monumenti sulle vette più significative delle loro regioni. Presso l’Arcidiocesi di Lucca ci fu l’inaugurazione della Croce di Brancoli. Oggi a 125 anni e nell’Anno Giubilare (1900-2025) il 26 ottobre 2025 rinnoviamo l’omaggio a Cristo con la presenza della nostra Chiesa. Ringraziamo le comunità parrocchiali, le comunità associative e istituzionali per realizzare questo cammino di fede e di speranza verso la Luce Divina».

Come ha scritto Giuseppe De Ramundo nel suo libro «Tesori della Brancoleria» (edito da Maria Pacini Fazzi, Lucca, 2014) la Brancoleria è uno dei luoghi della Toscana «in cui non mancano luoghi caratteristici ed unici dove natura, arte e cultura, armonicamente fusi, riescono a conquistare l’animo di chi li visita. La sua principale caratteristica è quella di riuscire a sedurre l’animo del visitatore proprio con le sue vedute paesaggistiche sfumanti verso i monti pisani, i suoi castagneti secolari, i suoi ulivi sempre verdi, i suoi monumenti, le sue chiese millenarie piene di silenzi, di opere d’arte, di penombre mistiche, di spinte verso l’infinito. Costituisce lo sbocco naturale della Garfagnana e della media Valle del fiume Serchio verso la Piana lucchese ed il mare. Disposta ad anfiteatro, degradante verso sud, sembra fatta apposta per custodire, al riparo degli assalti del tempo, tutto ciò che in essa l’uomo, con la forza delle braccia e l’intelligenza del cuore ha saputo creare».

Il testo di Giuseppe De Ramundo prosegue: «Nel 1594 la Repubblica di Lucca, essendo Gonfaloniere Ferrante Sbarra, costruì nella parte più in alto di questo territorio, una torre in grado di trasmettere segnalazioni dal contado verso Lucca. La torre, ben visibile dalla “Torre del Palazzo”, era dotata di strumenti ottici, che in caso di pericolo imminente per la città, comunicava il pe­ ricolo alle altre torri sparse per le “terre” della Repubblica, affinché, se necessario, facessero accorrere a Lucca le varie milizie del contado, oltre 20.000 uomini nel XVII secolo. La torre di Brancoli riceveva i segnali principalmente da un’altra torre situata sul monte Bargiglio (metri 866) nel comune di Borgo a Mozzano e precisamente nella frazione di Cune. La torre del Bargiglio venne chiamata “Occhio di Lucca” perché, grazie alla posizione geografica poteva controllare Castiglione Garfagnana, Lupinaia, Treppignana, Bagni di Lucca, Brancoli, Piano, Chiatri, Vecoli e, naturalmente, Lucca. Oggi non rimane che un rudere a testimoniare la sua importanza nel tempo. La torre di Brancoli, sorvegliata giorno e notte da due sentinelle, venne utilizzata fino alla fine del XVIII secolo. In seguito, la nuova situazione politica, le continue devastazioni causate dai fulmini e, non ultimo, l’avvento della polvere da sparo che determinò il cambio della strategia difensiva della Repubblica di Lucca, costrinsero i lucchesi ad abbandonarla».

«Al suo posto – si legge ancora nel libro – ora sorge una Croce, che, abbracciando la pianura sottostante quasi con materna sollecitudine, rende testimonianza alla fede dei lucchesi. La “Croce di Brancoli” si trova su un colle a quota 687 metri sul livello del mare. In occasione della sua costruzione effettuata nel 1900, Papa Leone XIII scrisse un’epigrafe che fu murata sotto la prima pietra benedetta dal Vescovo ausiliare di Lucca Mons. Giovanni Volpi. La Croce, alta 18,30 metri e progettata dall’ingegnere Gaetano Orzali venne inaugurata il 13 ottobre 1901. Durante la Seconda guerra mondiale, alla fine di luglio 1944, i tedeschi, temendo che diventasse un punto di riferimento per l’avanzata degli alleati, la fecero saltare. Era esattamente il 21 luglio 1944, ore 19,45 come si evince da libro del Comitato Settembre ‘44, “Castellaccio Kaputt” (Maria Pacini Fazzi, Lucca, 1984). Un anno dopo la fine della guerra Mons. Pellegrino Puccinelli e Brancoli Busdraghi, intrapresero le prime iniziative per la sua ricostruzione. Il 29 aprile 1958 il Genio Civile di Lucca avviò i lavori di ricostruzione, che terminarono il 23 Agosto 1958. Oggi la Croce è alta m. 18,40».

La Croce di Brancoli – ha scritto don Marcello Brunini nella presentazione del libro di Giuseppe De Ramundo – è il segno concreto del dolore, della guerra, delle vittime. Il simbolo di un futuro di raccolta dei dispersi. La croce è, per eccellenza, il momento “unitario” della Brancoleria. È quasi un luogo eucaristico, uno spazio da cui si irradia la “Messa sul mondo”. Il Cristo crocifisso si fa pane spezzato e sangue sparso per la salvezza del mondo. Il Cristo risorto si offre come l’albero della vita, l’albero della vittoria, memoria di una regalità divina che vince il dolore e la morte. La Croce è davvero luogo privilegiato che richiama unità e comunione, doni che, offerti dal Dio Amore, chiedono di essere rafforzati nell’amore vicendevole e nella speranza condivisa, in particolare, con gli ultimi e i poveri».

Da evidenziare anche la nuova  «Via Crucis»  ricostruita  in occasione dell’Anno Santo 1975 su impulso dell’allora arcivescovo Mons. Giuliano Agresti e  collocata non sul vecchio tracciato ma sulla nuova strada panoramica.

Da ricordare anche l’interessante “quaderno di fede e cultura” in titolato «La croce monumentale di Brancoli» opera del dottor Luca Ricci, pubblicato nel luglio 1999, praticamente a un anno di distanza dalla fine del restauro della grande Croce e a 153 giorni dall’inizio dell’Anno Santo 2000. Fu anzi il primo volume della collana di studi e ricerche «Quaderni di fede e cultura» realizzato quando era direttore dell’Ufficio Diocesano per la cultura don Piero Ciardella.

Immagine che contiene cielo, edificio, aria aperta, giornata

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.Ripercorriamo dunque alcune delle tappe che hanno portato al pellegrinaggio di domenica prossima, che tra l’altro si apre ad altre celebrazioni, già programmate per i prossimi anni.

ANNO SANTO 1900 – Il Papa Leone XIII propose di occupare le più alte vette dei nostri monti con i simboli della redenzione. Sorsero così in ogni parte d’Italia grandi croci. Oltre a quella di Brancoli in Toscana furono realizzate anche sull’Argentario in provincia di Grosseto e sul monte Amiata a cavallo delle province di Grosseto e Siena.

1901 – La costruzione della Croce di Brancoli riprese nell’aprile di questo nuovo anno e fu completata nell’estate. Seguì l’inaugurazione domenica 13 ottobre 1901.

ANNO SANTO 1925 – Il 19 giugno venne illuminata la Croce monumentale e domenica 20 giugno si svolse un grande pellegrinaggio con Sante Messe alle ore 7,30 e alle ore 10,30 in forma solenne con il vescovo di Pescia. Per l’occasione, cento anni fa, Papa Pio XI concesse l’indulgenza plenaria a tutti i pellegrini che avrebbero ricevuto la Comunione ai piedi della Croce.  

ANNO SANTO 1933 – Venne eretta la Via Crucis con le 14 stazioni  da Gignano di Brancoli alla Croce monumentale. Fu inaugurata il 21 aprile di quell’anno, era il Venerdì Santo, dall’arcivescovo Torrini. Le cronache parlarono della presenza di oltre tremila fedeli.

ESTATE 1944 – Il passaggio del fronte della Seconda guerra mondiale per la Lucchesia significò anche la  presenza della “Linea Gotica” che partendo dai monti di Pescaglia e Borgo a Mozzano proseguiva sui monti della Brancoleria e sulle Pizzorne. Nel contesto della guerra la sera del 21 luglio 1944 la monumentale Croce di Brancoli venne fatta saltare dal Genio guastatori dell’esercito tedesco.

1947 – Si arrivò a una solenne cerimonia di posa della prima pietra di una nuova Croce monumentale domenica primo giugno. Era stato annullato un analogo appuntamento inizialmente fissato nel 1946 precisamente per domenica 27 ottobre. Rinvio causato dalle avverse condizioni meteo.

ANNO SANTO 1950 – In mancanza della Croce monumentale non ci furono particolari eventi in Brancoleria.

1958 – 14 anni dopo la distruzione si arrivò all’inizio dei lavori della attuale Croce Monumentale. Il cantiere si aprì il 29 aprile e si concluse il 23 agosto. La spesa per costruire la grande Croce in cemento armato fu di lire 3.690.000. Il collaudo venne effettuato il 21 febbraio 1959. Il basamento è alto 670 metri, la Croce 11,70 metri per un totale di 18,40 metri con i bracci complessivamente lunghi 4,50 metri. L’erezione della nuova Croce Monumentale non suscitò un grande entusiasmo. Così non ci fu alcuna cerimonia ufficiale di inaugurazione.

ANNO SANTO 1975 – Si rilanciò l’attenzione alla Croce Monumentale anche proponendo di costruire un altare nel basamento, recuperando a tal fine parte delle pietre della prima Croce Monumentale, quella distrutta nel 1944. Si trasferì anche la Via Crucis dal suo percorso originario alla nuova strada panoramica della Brancoleria.Il tutto sostenuto dall’arcivescovo monsignor Giuliano Agresti

1976 – Inaugurazione dell’altare della Croce Monumentale e delle Stazioni della Via Crucis lungo la nuova strada panoramica da parte dell’arcivescovo monsignor Bruno Tommasi.

AGOSTO 1994 – LUGLIO 1996 – Venne denunciato a più riprese da Aristide Orzali e Alessandro Carli il progressivo degrado della struttura in cemento armato della Croce Monumentale a causa degli agenti atmosferici che avevano sgretolato il cemento, causando vari cedimenti. Nel novembre 1995 si costituì il Comitato per il restauro presieduto da don Piero Ciardella all’epoca pievano di Pieve di Brancoli.

AGOSTO 1997 – APRILE 1998 – Lavori di restauropoi seguiti il 12 luglio da una celebrazione presieduta dall’arcivescovo Bruno Tommasi, presenti il nuovo sindaco di Lucca Pietro Fazzi, i parroci della Brancoleria (don Lucio Malanca e don Marcello Brunini), i componenti del Comitato con Alessandro Carli.

ANNO SANTO 2000 – Venne promosso un pellegrinaggio diocesano alla Croce Monumentale annunciato dall’arcivescovo Tommasi già dal luglio 1998 e inserito nelle manifestazioni celebrative del grande Giubileo 2000.

ANNO SANTO 2025 – Le condizioni della Croce Monumentale sono nuovamente degradate, con svariati distacchi di alcune parti del cemento, anche con uno spessore di alcuni millimetri. Tanto che sono visibili grandi macchie scure dove il cemento si è staccato. Il pellegrinaggio di domenica 26 ottobre – sperando in condizioni meteo idonee – diventa dunque occasione anche per varare una nuova opera di restauro a cui abbinare ulteriori miglioramenti della viabilità e del fondo stradale costituto da percorsi stradali sconnessi, con pietre sporgenti, alberi pericolanti, ammassi di rovi, ecc.

Merita concludere questo articolo riportando alcune parti della prefazione scritta all’epoca da don Piero Ciardella nel libro di 26 anni fa dell’amico dottor Luca Ricci.

«Un monumento (la Croce di Brancoli) che consente di rileggere anche la storia non soltanto dei paesi e delle popolazioni della Brancoleria ma dell’intera città di Lucca e della sua Chiesa, nonché portare alla luce i travagli e le speranze di un popolo offeso da due guerre mondiali e impegnato nella ricostruzione del tessuto sociale, politico ed ecclesiale in continuità con quegli antichi valori che rappresentano, ancora oggi, la più nobile radice del popolo lucchese. In questa opera di rinascita ha avuto un posto particolare il monumento che i nostri antenati vollero edificare sulle alture della Brancoleria, tanto da diventarne una chiara testimonianza. Infatti, l’importanza di queste opere non sta primariamente nella struttura architettonica, che – almeno per l’attuale – non si può certo considerare di grande pregio artistico, ma nel loro carattere simbolico. I simboli, si sa, fanno parte dell’uomo e sono la normale forma espressiva attraverso la quale esso comunica i valori più profondi e quelle convinzioni capaci di dare significato all’esistenza.

La Croce brancolina, collocata nel punto più alto delle colline lucchesi, visibile anche da lontano per la sua imponente mole, è un segno che esorta ognuno a non dimenticare il valore di una esistenza fermamente radicata nella fede in Cristo, e a tener sveglia una attenta ed impegnata coscienza civile.

Questa fu l’intenzione che mosse coloro che pensarono e realizzarono con impegno la costruzione della prima croce e la ricostruzione della seconda, questo è, parimenti, a distanza di un secolo, lo spirito che ha animato quanti recentemente si sono lodevolmente impegnati al restauro del monumento pericolosamente danneggiato dall’opera insistente e corrosiva degli agenti atmosferici.

Quando ci accorgemmo dello stato di degrado della struttura e incominciammo a prevedere un intervento di restauro, la spesa preventivata apparve immediatamente proibitiva; l’idea sembrava una vera utopia per alcuni, un inutile dispendio di energie e di soldi per altri. Ma non potevamo rischiare di perdere un monumento che, per il già ricordato valore simbolico, non rappresenta, per la popolazione brancolina, solamente il ricordo di tempi ormai lontani, ma può ancora continuare a rappresentare, per le nuove generazioni, un monito a trovare il senso all’esistenza e la spinta a progettare il futuro con un’attenzione particolare verso quegli antichi valori umani e cristiani, che i nostri padri ci hanno vitalmente trasmesso, e di cui la Croce è un segno eloquente. Per questo, messa da parte ogni esitazione, grazie all’opera infaticabile di alcuni brancolini, all’incoraggiamento di molti, e ai preziosi contributi dell’Ente Cassa di Risparmio di Lucca e della Banca del Monte di Lucca, l’ambizioso progetto è stato tradotto in realtà.

È da ritenere veramente lodevole l’impegno che ha ridato al monumento brancolino nuova luce. Ciò perché, in una cultura come la nostra, irrimediabilmente soggetta ad un diffuso pragmatismo che depotenzia la forza comunicativa dei simboli e la sensibilità ad essi, e in cui l’economia – unico valore oggi riconosciuto tale – spinge l’uomo ad una affannosa e logorante ricerca unicamente di ciò che produce profitto e può essere piegato ad interessi privati, la Croce, nella sua muta presenza, può richiamare il valore di una esistenza che riconosce nell’amore «fino alla morte» di Cristo (cf Fil 2,8) l’offerta di un senso ultimo e definitivo; restituire nuovamente forza ad un impegno civile capace di gesti coraggiosi; motivare lo sforzo di dar vita, abbattuti finalmente i muri della diffidenza e del­ l’inimicizia, a rapporti interpersonali più fraterni, amicali e disinteressati.

Dunque, passato, presente e futuro si intrecciano nella storia centenaria della Croce di Brancoli, e la ricerca con cui Ricci affianca l’opera di restauro dà finalmente il giusto valore ad un monumento che continua ad essere, ancora oggi, meta di molti pellegrini che non temono la fatica della salita per avere il conforto di sentirsi, così in alto, più vicini a Dio, e di migliaia di turisti che cercano il silenzio che sottrae al rumore della città, spinge a guardarsi dentro ed a prendere familiarità con la propria vita interiore».

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