Nicola Fabrizi, uno sconosciuto patriota, da Lucca.

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“…Nicola Fabrizi, una figura di condottiero biblico. Se quest’uomo fosse comparso in un Congresso di Re a domandare giustizia per l’Italia, i Re si sarebbero alzati a riverire in lui il popolo, che può dare a un cittadino della sua sorte. Semplice, non mai accigliato, pare che spanda intorno un’aura di benevolenza: passa, e si vorrebbe mettersi a camminargli dietro, sicuri di andare con lui a buona meta. Se un fanciullo gli si abbracciasse alle ginocchia in un momento che per Fabrizi fosse di vita o di morte, egli si chinerebbe ad accarezzarlo. Dai tempi di Ciro Menotti va innanzi costui! Ha creduto: gli è cresciuta la fede ogni dì; non si è mai volto addietro; gli anni non hanno fatto cadere le penne, ed ebbe sempre la certezza di vedere il gran giorno d’Italia. Ora si comincia a sapere come il dittatore potè lanciarsi in questa impresa; si sa che Fabrizi da Malta, Crispi e Bixio in Genova, gli hanno messo nella coscienza, che l’Italia si deve farla in quest’anno o mai più”

Gli atti ufficiali lo danno come nascita a Modena.

In realtà pare che nasca il 1 aprile 1804, in un piccolissimo paesino delle Apuane, Sassi, nel comune di  Molazzana in valle del Serchio. Quindi lucchese. La sua vera nascita la conferma il Giudice Ferdinando Bernardini di Eglio (Molazzana), morto nel 1910, che ha sempre testimoniato che il Fabrizi era nato a Sassi.

Ma il padre Ambrogio, un avvocato di Modena, appena nato lo carica in carrozza e nonostante la forte avversione della giovane mamma Barbara Pieretti, non essendo in discussione il patriarcato, lo registra dopo quattro giorni (il viaggio era lungo a quel tempo) a Modena, probabilmente per agevolarne l’inserimento nella società civile. Modena è un’altra roba confronto a Sassi.

La famiglia Fabrizi in effetti risiedeva da molti decenni a Sassi, ma il padre Ambrogio nel 1775 aveva spostato la sua residenza a Modena dove, al termine degli studi nel 1796 si era sposato con Barbara.

Nicola dopo alcune disavventure giovanili di salute, si iscrive giovanissimo (17 anni!) alla Carboneria, e diventa ben presto uno dei capi del movimento insurrezionale. Continua a frequentare il paesino di Sassi, nelle vacanze estive, tanto che ben altri quattro patrioti usciranno da quel paese, segno della sua opera di divulgazione e proselitismo patriottico. Formazione sinistra liberale.

Con lui ci sono i fratelli Carlo, Paolo e Luigi che condividono il suo deciso impegno rivoluzionario.

Partecipano tutti alla congiura di Modena, con Ciro Menotti nel 1831 dove credono di realizzare un nucleo dell’Italia centrale, germe di partenza per l’idea nazionale. Verranno traditi dal Duca Francesco IV che li farà successivamente arrestare.

Liberato da una amnistia Nicola scappa in Romagna dove partecipa con il generale Zucchi alle varie rivolte; quindi si imbarca sul brigantino Isotta per raggiungere la Francia. Ma viene intercettato in mare dagli austriaci e arrestato. Nel frattempo il Duca di Modena ha fatto arrestare e condannare a morte il fratello Paolo, e gli altri fratelli, tra i quali Nicola, in contumacia. Come ulteriore pena il Duca fà confiscare i loro beni, lasciando la famiglia povera in canna. Solamente la forte solidarietà carbonara permise alla madre di conservare una piccola parte del patrimonio.

Nel 1832 Nicola viene liberato per intercessione “esterna”.

Non perde tempo e corre a Marsiglia dove assieme a un migliaio di giovani di idee mazziniane, si iscrive alla costituenda Giovine Italia, per dare inizio alle rivolte in Italia. Qui incontra e diventa amico di Luigi Orlando, un nome importante nella storia d’Italia; nel 1866 rileva un vecchio cantiere navale a Livorno e fonda i Cantieri Navali Orlando, tra gli altri…

Fabrizi quindi inizia il suo periodo di amicizia e collaborazione con anche Mazzini, nonostante le iniziali divergenze sul modo di condurre l’azione rivoluzionaria. Alla fine troveranno un forte intento comune. Nel 1833 è a Genova, con Mazzini a organizzare l’insurrezione, ma per la disastrosa direzione del generale Ramorino questa fallisce miseramente.

Senza tregue il Fabrizi partecipa l’anno successivo ad una azione in Spagna contro il dispotismo, come addetto allo stato maggiore Reggimento Cazadores de Oporto, comandato dal generale genovese Borso de Caminati,e si distingue come bravo soldato, infaticabile, umile, valoroso. Al termine non accetterà alcuna ricompensa. Con lui combattono in Spagna nomi prestigiosi della futura lotta per l’unità di Italia: Enrico Cialdini, Manfredo Fanti, i fratelli Durando, Nicola Ardoino, Ignazio Ribotti.

il Fabrizi raggiunge successivamente Malta dove si ricongiunge alla madre e ai fratelli.

Nel 1837 costituisce la “Legione Italiana”, una banda armata della Giovine Italia; qui iniziano i contrasti con Mazzini, per la diversa visione tattica. Il suo intento era quello di costituire sul territorio nazionale piccole guerriglie nate dalle bande, sul modello che aveva imparato in Spagna. L’idea era quella che la “banda” fosse la scintilla iniziatrice del moto rivoluzionario più importante; cominciando dal Sud, dalle campagne, e non dalle città.

Il presupposto tattico era che il sud era geograficamente più lontano dalle truppe austriache, e poteva contare sulla forte ostilità dei locali al regime borbonico; inoltre il terreno fortemente compartimentato favoriva la formazione per bande.

Questa visione operativa si scontrava fortemente con il pensiero d’azione mazziniano, che affermava in contrasto: “non le bande avrebbero generato l’insurrezione ma sarebbero state invece esse stesse sorte dall’insurrezione, inserendosi dopo che il movimento fosse scoppiato, e sempre il nord doveva essere chiamato a iniziare; il moto nel mezzogiorno e in Sicilia avrebbe dovuto essere funzione complementare e subordinata in appoggio”.

Due visioni completamente diverse. Queste posizioni sono documentate da un forte scambio epistolare tra i due.

L’insuccesso dei moti precedenti aveva maturato il Fabrizi, arrivando a sconsigliare i fratelli Bandiera dalla disperata impresa di Calabria. Troppo forte era il controllo del territorio da parte dei Borbone, e infatti, appena sbarcati furono catturati, grazie a un traditore, e fucilati. In loro ricordo alcune Logge prenderanno il nome di “Esperia” dal nome della società segreta fondata dai fratelli Bandiera.

Il Fabrizi riuscì a organizzare un unico centro di controllo dell’attività rivoluzionaria nel centro sud di Italia, che dal 1838 al 1860 unificò e organizzò gli sforzi rivoluzionari.

Lo troviamo quindi nel 1848 sulle barricate a Palermo, poi a difendere Venezia con Daniele Manin; successivamente combatte sotto le Mura di Roma, lì inviatovi da Guglielmo Pepe; per il suo comportamento viene promosso Generale d’Armata da Giuseppe Garibaldi; combatte contro i Borboni e i Francesi.

Ma la caduta della breve Repubblica Romana è inevitabile, e il Fabrizzi batterà in esilio prima in Corsica poi a Malta. Nel 1859 lo troviamo a Modena con Francesco Crispi, dove comincia a organizzare i finanziamenti per la spedizione dei Mille. Fabrizi raggiunge Garibaldi, 21 giorni dopo lo sbarco sulla spiaggia di Pozzallo; organizza la Guardia Nazionale di Messina. In pochi giorni organizza un esercito e raggiunge Garibaldi a Milazzo, dove il Generale gli affida la città e successivamente il 16 settembre 1860 viene nominato Ministero della Guerra, del governo provvisorio del Prodittatore Antonio Mordini, un’altro importantissimo personaggio della Valle del quale diventerà amico.

La campagna di Sicilia termina con l’annessione dell’isola al Regno d’Italia. Il Fabrizi, come un Cincinnato, rassegna le dimissioni e si ritira a Malta.

Non vi resta a lungo; la passione politica lo fa rientrare nella Camera italiana, eletto alle supplettive nel collegio di Trapani.

Assieme ad altri garibaldini, si pone all’opposizione. Nel 1862 con Antonio Mordini, Calvino e Cadolini si recano in delegazione da Garibaldi per convincerlo da desistere dal pericolo di uno scontro armato con i regolari piemontesi dopo i fatti dell’Aspromonte.

Il Ministero come spesso accade, fraintende questa iniziativa, e crede che questa missione sia invece sia una azione tesa a favorire la guerra civile; non appena sbarcano a Napoli durante il viaggio di ritorno, li arrestano. Vengono rinchiusi nel Castel dell’Ovo e dopo 40 giorni, grazie all’amnistia per le nozze della Principessa Maria Pia con il Re del Portogallo, escono.

Il Modini deplorò fortemente in Parlamento questo ingiusto e scorretto comportamento del Ministero; ricordò lo spessore morale di questi uomini, la loro levatura, gli errori e le inesattezze della commissione ministeriale che aveva giudicato il loro operato; “Nicola Fabrizi, signori, è uno dei più benemeriti veterani della causa della libertà e della indipendenza e unità d’Italia. Amico e compagno di Ciro Menotti, la sua vita merita di essere citata alla gioventù italiana come modello. A conferma di questi miei detti parleranno gli uomini che furono in contatto con lui per negozi politici e militari; parleranno gli onorevoli Farini e Melegnari, gli onorevoli Durando, Ribotti e Cosenz!”

Ma il Fabrizi è un guerriero, un patriota italiano!

Non si mette a riposo, nel 1886, è Capo di Stato Maggiore con Garibaldi a Bezzeca, l’anno dopo a Terni, e quindi a Mentana, sempre in combattimento attivo!

Nel 1870 è tra i fautori della presa di Roma. Ormai anziano, proseguirà quindi la sua attività parlamentare per otto mandati; famosa la sua frase “Io non sono un oratore, ma una coscienza che parla”.

Era rimasto legato alla Garfagnana. Nel 1883 fece un ultimo soggiorno a Marignana. Il ricordo nel “Corriere della Garfagnana” che riporta: “Andammo da lui per domandargli il suo appoggio nella questione della aggregazione della Garfagnana alla provincia di Lucca. Ci accolse con molta deferenza e parlandoci in un fil di voce, indizio della malattia che lo tormentava, promise il suo appoggio alla Camera. Nella questione, e non esitò punto ad apporre la sua firma nella petizione diretta al parlamento. Avete ragione, disse, trovo giusta al vostra domanda”.

Giustizia, Uguaglianza, Libertà. Le parole chiavi della vita di questo straordinario e sconosciuto personaggio da Sassi ( LU).

Muore a Roma il 31 marzo 1885, e quindi verrà sepolto a Modena.

Massone, come quasi tutti i protagonisti delle lotte risorgimentali, della loggia romana “Propaganda massonica” del G.O.I.; gli è intitolata la Loggia “Nicola Fabrizi” di Modena.

La Marina Militare gli ha intitolato tre navi. Un cacciatorpediniere, un dragamine e una torpediniera.

A Castelnuovo G. in Via Vittorio Emanuele troviamo un suo busto in marmo.

A Modena e a Roma numerosi sono i suoi ricordi; un’intera statua, una targa, un busto, e un bassorilievo ricordano questo leggendario e sconosciuto patriota, soldato e italiano; Nicola Fabrizi.

Ps

Nel 1987 a cura di un gruppo storico della Garfagnana venne realizzata una piccola pubblicazione che ricordava il Fabrizi; il Prof Sereni Umberto aprì i lavori con una lezione dal titolo “La Garfagnana nel Risorgimento”.

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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1 commento

  1. Bella l’ultima scultura del Campo di Battaglia. E’ un po’ sul genere di quella che sarebbe dovuta essere fusa per Tito Strocchi, a celebrare la conquista della bandiera del 61° Fanteria Prussiana, ma un intervento epistolare, pare di Ricciotti presso un parlamentare (sempre pare) scongiurò il “pericolo” di attribuire per la Storia la cacattura del Vessilo prussiano al nostro Tito anzichè ad altro personaggio del Comando garibaldino.

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