23 gennaio 1985: quella sera la TV spaventò tutta la Valle del Serchio

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Ricorre domani, 23 gennaio, l’anniversario di una pagina storica per la moderna Protezione civile italiana. Alle ore 20,15 di quel mercoledì 23 gennaio 1985 Mario Pastore, all’epoca conduttore del TG2 serale della Rai, lesse un comunicato appena predisposto dalla Protezione civile. Quelle parole, apparentemente incredibili, rimasero nella storia: «La Protezione civile, a seguito delle informazioni pervenute dalla sezione sismica della Commissione grandi rischi del Dipartimento e dall’Istituto nazionale di geofisica, ha disposto lo stato di allerta per alcuni comuni della provincia di Lucca e Modena ove esiste la possibilità che si verifichi una scossa tellurica pericolosa entro le prossime 48 ore. I comuni che possono essere interessati sono Barga, Bagni di Lucca, Castelnuovo Garfagnana, Coreglia Antelminelli, Castiglione Garfagnana, Villa Collemandina, Pieve Fosciana e Fosciandora…».

Quella sera ero di turno nella redazione di Lucca de La Nazione che si trovava ancora al piano terra in piazza del Giglio, accanto al Bar Astra. Il telefono venne sommerso subito da una raffica di chiamate. Ma come? Ci sarà un terremoto pericoloso? Abbiamo capito bene? Cosa dobbiamo fare?

Sono passati 39 anni da quella data. Storica non per la capacità di prevedere i terremoti ma per quella di aver avviato un meccanismo virtuoso di prevenzione sismica. È importante farne memoria.

Come avvenne il primo allarme sismico della storia d’Italia. Tutto ruotò attorno all’unica scossa che venne registrata alle ore 11,10 e 17 secondi di quel 23 gennaio di 39 anni fa, un terremoto di magnitudo 4.2 che interessò la Garfagnana. All’epoca si parlava prevalentemente di scala Mercalli, dunque quello del 23 gennaio 1985 venne classificato come terremoto del sesto grado. Le strumentazioni sismiche dell’epoca erano limitate. La rete sismica nazionale dell’allora Istituto nazionale di geofisica (ING), oggi Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) aveva solo una quarantina di sensori che potevano registrare, quando funzionavano, solo la componente verticale dello spostamento. Guardando alla Garfagnana la stazione più vicina era quella di Bagni di Lucca, così l’epicentro venne determinato a circa 8 chilometri a nord di Bagni di Lucca ma l’approssimazione era veramente notevole.

Nel primo pomeriggio di quel 23 gennaio ci fu la svolta storica. Al Dipartimento di scienze della terra dell’Università di Pisa, che aveva valentissimi docenti: tra i quali i professori Franco Barberi, Raffaello Nardi e Paolo Scandone, si tenne una riunione. Venne ricordato come il tragico terremoto del 7 settembre 1920 delle ore 7,56 (già all’epoca c’era l’ora legale e dunque al sole erano le 6,56), magnitudo indicata in 6.48, anche se c’è chi sostiene che in realtà non sarebbe stata superiore a 6.0, venne preceduto il giorno prima (alle ore 16,05) da una scossa, probabilmente di magnitudo 4.0 o 4.2. Si temeva dunque che il movimento mattutino del 23 gennaio 1985 potesse essere un precursore di un altro terremoto ben più forte, entro i due giorni successivi. Insomma che poteva ripetersi quanto avvenuto nel 1920.

Scattarono le comunicazioni in tutte le possibili direzioni. Già alle 17 la Regione Toscana era in pieno allarme. Il professor Franco Barberi informò il professor Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’ING, e fu proprio Boschi ad essere convocato alla Camera dei Deputati dall’allora ministro della Protezione civile, Giuseppe Zamberletti.

(Qui trovate la registrazione audio del suo ricordo di quel pomeriggio: https://youtu.be/vdPGtWPN6Ds)

La domanda di Zamberletti al prof. Boschi fu diretta: «Può escludere una scossa più forte nel futuro immediato»? Ovviamente nessuno poteva escluderla. Il ministro Zamberletti fu categorico: «Preferisco i falsi allarmi alle tragedie». Così si arrivò all’allarme sismico che i cittadini appresero in diretta sul telegiornale della sera.

L’apparente svolta nella conoscenza sismica e addirittura nella capacità di previsione dei terremoti furono smentiti. Ancora oggi – e sono passati 39 anni – è assolutamente impossibile prevedere un terremoto. Ma qualcosa di buono l’allarme sismico del 1985 lo ha lasciato. Quel giorno del 1985 ha innescato un processo assolutamente nuovo in Italia, quello dell’intervento di prevenzione che ha dato i suoi primi effetti positivi a distanza di 28 anni, quando nella zona tra Garfagnana e Lunigiana – nella tarda mattinata del 21 giugno 2013 – il terremoto è tornato a farsi sentire con una scossa molto forte: magnitudo 5.1 come non si registrava, in quest’area, almeno dal 15 ottobre 1939.

A differenza di altri terremoti di identica forza in Garfagnana e Lunigiana nel giugno di nove anni fa non ci sono stati né morti, né feriti, né crolli di edifici; soltanto lesioni più o meno vistose ma comunque riparabili alle case e alle chiese. Lo si deve a quanto venne deciso all’indomani dell’allarme sismico del 1985, prima con i quaranta miliardi di lire destinati alla messa in sicurezza degli edifici pubblici strategici, poi dal 1996, dopo l’ulteriore terremoto del 10 ottobre 1995 in Lunigiana (magnitudo 4.9) anche con gli interventi di messa in sicurezza degli edifici privati. Con 20 miliardi di lire sono state adeguate molte abitazioni, almeno 250 nella sola zona dell’epicentro della scossa del giugno 2013. Edifici che hanno retto lo stress del terremoto. Sicuramente un «piccolo esame» ma importante per capire che è possibile evitare le devastazioni investendo nella prevenzione. Un capitolo che continua ad andare avanti e che si è poi esteso a tutta l’Italia, dopo il positivo collaudo nel «laboratorio» della Garfagnana- Lunigiana, avviato dopo il 1985.

Ecco perché è importante ricordare i terremoti, imparando come sopravvivere al prossimo evento. Ripercorrendo la storia sismica appare evidente come la grande vulnerabilità degli edifici sia la causa degli esiti più disastrosi di alcune sequenze sismiche.

Come spiegato dal prof. Gianluca Valensise, che fa parte del dipartimento terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma, «sul tema della mitigazione del rischio sismico purtroppo si registra una diffusa disattenzione delle istituzioni a cui, in alcuni casi, corrisponde un’attenzione molto alta da parte delle popolazioni. A Norcia per esempio la popolazione si è sensibilizzata attraverso molti decenni per motivi che ora ci sono chiari, a cominciare dall’introduzione del celebre regolamento edilizio dello Stato Pontificio dopo il forte terremoto del 1859: non vi è dubbio che questo regolamento ha contribuito a limitare i danni successivi, come si è visto nel centro storico anche con il terremoto del 2016. La prevenzione è entrata nella cultura collettiva dei nursini, e lo avrebbe fatto anche se le istituzioni non avessero fatto nulla e non esistessero le norme antisismiche. Ad Amatrice è successo il contrario. Le norme che c’erano sono state disattese, ma soprattutto il terremoto non è entrato nella cultura diffusa. Così il centro storico di Amatrice praticamente è scomparso, a differenza di quello di Norcia».

«Le strutture tettoniche della Garfagnana – ha aggiunto Gianluca Valensise – si estendono fino alla zona di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca. Quella che ha generato il terremoto del 1920 è nella parte settentrionale della Valle del Serchio. Non c’è alcun dubbio che ci sia una faglia gemella nella parte sud, cioè tra Castelnuovo Garfagnana e Bagni di Lucca. Le faglie prima o poi si muovono. Accadrà forse fra 500 anni e dunque il problema riguarderà generazioni molto successive alla nostra o forse sarà prima. Questo è un ragionamento. Non possiamo sapere quando ci sarà un forte terremoto nella parte sud della Valle del Serchio, ma sappiamo che prima o poi accadrà».

Dopo l’allarme sismico del 23 gennaio 1985 e il terremoto del 1995 ci sono stati interventi di prevenzione in Garfagnana e in Lunigiana. Lavori che sembrano essere serviti quando ci sono state le forti scosse del 2013. «Sicuramente. Si può dire che l’Italia sismica – ricorda ancora Gianluca Valensise – si divide in due parti. In una parte arriva il grande terremoto, quello sopra magnitudo 5.5, ovvero sopra l’ottavo grado della scala Mercalli: trova edifici mal costruiti e privi di manutenzione e quindi tira giù tutto. Allora si ricostruisce, per forza, perché non c’è più niente in piedi. Di solito si ricostruisce meglio, ma solo perché il terremoto ci costringe a farlo. Poi c’è una parte virtuosa dell’Italia, che include sicuramente la Garfagnana e la Lunigiana ma anche la Basilicata, dove ci sono amministratori illuminati che dicono: “C’è stato un terremoto non forte, che ha spaventato la gente e ha fatto qualche danno; cogliamo questa occasione per riconsiderare lo stato di tutto il patrimonio abitativo”. Normalmente se la casa non è crollata i cittadini dimenticano presto il problema: ma se invece gli amministratori colgono l’occasione per fare prevenzione su vasta scala, magari usufruendo di fondi che arrivano dal Governo centrale, il successivo forte terremoto troverà edifici più solidi e una popolazione più consapevole e preparata. È sgradevole dirlo, ma un terremoto che risveglia un po’ le coscienze è sempre utile. Ma poi non tutti colgono l’occasione. Molti lo dimenticano, finché non arriva il forte terremoto, che miete vittime e rende obbligatoria la ricostruzione. A quel punto, a meno non ci sia il dolo, le case vengono ricostruite bene».

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Intanto nella mia veste di cronista voglio ricordare – con i testi ufficiali dell’epoca, che trovate nelle prossime pagine – quelle incredibili 48 ore che unirono al primo allarme sismico della storia italiana anche la pioggia a tratti intensa, il fiume in piena e anche qualche frana. Il tutto in quello stesso mese di gennaio 1985 che nei giorni precedenti aveva già messo a dura prova la protezione civile per le abbondanti nevicate che ne fecero – almeno per la città di Lucca – il mese più freddo dopo quello da primato assoluto del febbraio 1956.

«Avete fatto compiere un passo avanti a tutto il paese nella difesa dai rischi di terremoto» disse il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile, Onorevole Giuseppe Zamberletti, durante la sua visita in Garfagnana il 1° febbraio 1985.

Precedenti l’allarme

Alle ore 11,10 del 23 gennaio 1985 veniva avvertita in Provincia di Lucca ed anche dalla sede del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Lucca una scossa di terremoto. Questa è la relazione del Comando provinciale dei VV.F. di Lucca dell’epoca.

Immediatamente dopo la percezione della scossa, si prendeva contatto telefonico con la Sala Operativa del Ministero dell’Interno. Al momento non erano in grado di precisare l’entità e l’epicentro della scossa stessa. Si informava intanto via radio l’Ispettorato Vigili del Fuoco della Toscana e via filo la Prefettura di Lucca, dando le prime notizie al Capo Gabinetto. Veniva interessato il Distaccamento di Viareggio, il quale però non aveva nulla da segnalare.

Cominciavano a pervenire intanto le prime segnalazioni dai cittadini, specialmente dell’Alta Garfagnana e Piana lucchese.

Alle ore 11,20 si informava il Pronto Intervento dei CARABINIERI di Lucca e si prendevano contatti con il Comandante la Compagnia CARABINIERI di Castelnuovo Garfagnana, il quale si impegnava a fare una ricognizione attraverso le stazioni dipendenti.

Via radio si chiedevano notizie ai Comandi limitrofi di Pisa e Pistoia. Da Pistoia informavano che l’epicentro era situato nell’Alta Valle del Bisenzio tra Vernio e Castiglione dei Pepoli e che la scossa era del 4° grado Mercalli.

Alle ore 11,22 una squadra della Compagnia CARABINIERI che si trovava in Castiglione Garfagnana per altro intento comunicava che la popolazione aveva avvertito la scossa e si era riversata sulle strade. Nessun danno a case o persone.

Alle ore 11,28 si comunicava nuovamente con il Capo Gabinetto della Prefettura, il quale ci informava che la scossa era stata del 5°-6° grado della scala Mercalli.

Intanto la squadra che si trovava in zona veniva messa a disposizione per eventuali interventi presso i CARABINIERI di Castelnuovo Garfagnana. Nessuno intervento effettuato.

Alle ore 11,45 si comunicava nuovamente con la Sala Operativa, la quale informava che l’epicentro era stato localizzato nella zona di S. Marcello Pistoiese, l’Abetone e Bagni di Lucca. La scossa era stata del 5°-6° grado.

Alle ore 11,50 veniva chiamato il Comando della Polizia Stradale di Bagni di Lucca, il quale informava che la scossa era stata avvertita abbastanza violentemente ma che al momento non c’era nulla da segnalare.

Alle ore 12,06 si contattava di nuovo il Comando di Compagnia di Castelnuovo Garfagnana: il Capitano riferiva che non c’era stato alcun danno a cose o persone, solo apprensione tra la popolazione.

Alle ore 12,50 circa il rappresentante della Protezione Civile di Pieve Fosciana informava che aveva effettuato una ricognizione nel Comune di competenza, senza però segnalarvi danni.

Alle ore 12,56 giungeva al centralino una chiamata telefonica dalla Sala Operativa, la quale avendo avuto notizie che nel Comune di Barga si erano verificati alcuni crolli chiedeva conferma.

Interessato l’Ufficio Tecnico del Comune di Barga si veniva a conoscenza che erano cadute alcune tegole, un camino e si era creata qualche crepa in vecchi edifici. Successivamente si informava di ciò la Sala Operativa.

Si precisa che è stata segnalata alla Sala Operativa solamente una scossa, e precisamente di 5°-6° grado della Scala Mercalli, come riconfermato dalla Sala Operativa stessa (ore 14,15).

Successivi all’allarme

Gli avvenimenti successivi sono noti; la stampa ne ha parlato a lungo e dettagliatamente. Il Ministro per il coordinamento della protezione civile, alle ore 19,20 del 23 gennaio 1985, avverte il Prefetto di Lucca che «si hanno fondati motivi di temere la possibilità che si verifichi una pericolosa scossa sismica entro le prossime 48 ore»; elenca i Comuni interessati e poi, alle 20,15 fa trasmettere dalle TV di Stato il comunicato.

Nei giorni successivi il Presidente della Comunità Montana della Garfagnana affermò che era stato informato dell’evento verso le ore 19.

La decisione di trasmettere il comunicato, presa d’accordo con il Presidente ed il Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri, era scaturita dall’esame dell’appunto di valutazione redatto dalla Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile.

PREFETTURA DI LUCCA

Il Prefetto di Lucca riunisce i suoi più diretti collaboratori (Vice Prefetto, Capo di Gabinetto, Segreteria, Addetti alla Protezione Civile) e procede nel contempo ad avvertire i Sindaci dei Comuni:

  • Bagni di Lucca (Comune capo zona della Media Valle: all’epoca abitanti 8.000)
  • Barga (abitanti 10.500)
  • Castelnuovo Garfagnana (Comune Capozona della Bassa Garfagnana, abitanti 6.000)
  • Castiglione Garfagnana (abitanti 2.000)
  • Coreglia Antelminelli (abitanti 5.000)
  • Fosciandora (abitanti 700)
  • Pieve Fosciana (abitanti 2.500)

Non si riesce però di avvertire gli altri Comuni che vengono così sorpresi e allertati dal comunicato TV:

  • Giuncugnano (abitanti 600)
  • Piazza al Serchio (Comune capo-zona dell’Alta Garfagnana, abitanti 2.500)
  • S. Romano Garfagnana (abitanti 1.500)
  • Villa Collemandina (abitanti 1.300)

I seguenti Comuni, non elencati nella fascia di rischio delineata dalla Commissione, si allertano autonomamente:

  • Borgo a Mozzano (abitanti 7.000)
  • Camporgiano (abitanti 2.500)
  • Careggine (abitanti 800)
  • Gallicano (abitanti 4.000).

In Prefettura, attivata la Sala Operativa e costituito il Centro Coordinamento dei Soccorsi (C.C.S.), vengono definiti i criteri da seguire per i primi interventi e conseguentemente si dispongono i seguenti provvedimenti urgenti:

  • invio nei tre Comuni più popolosi di Bagni di Lucca, Barga e Castelnuovo Garfagnana di un nucleo misto interforze quale dimostrazione della presenza dello Stato, con il compito di collaborare con i Sindaci per: servizio d’ordine, primi eventuali interventi di emergenza, soddisfacimento di ogni possibile esigenza. Composizione: 30 uomini tratti dalle forze locali di Carabinieri, Corpo Forestale, Esercito, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco;
  • messa in esercizio delle reti radio predisposte ed attivazione della Sala radio di emergenza (a suo

tempo installata e più volte provata in esercitazioni) per la costituzione di comunicazioni alternative (in caso di interruzione della rete SIP) e dirette;

  • invio in zona di carrozze ferroviarie per il ricovero della popolazione (vengono scartate le

roulottes e le tende, le prime per la difficoltà nel trasporto, le seconde per la situazione metereologica, è gennaio e sta piovendo/nevicando);

  • utilizzazione di autobus da impiegare nelle frazioni lontane dalla linea ferroviaria;
  • sgombero degli ospedali di vecchia costruzione (Coreglia) e trasferimento dei malati degli Ospedali di Barga e di Castelnuovo nei padiglioni sicuri di più recente costruzione;
  • realizzazione di linee telefoniche SIP dirette e complementari;
  • riduzione dei carichi sulle dighe;
  • libera viabilità ma controllo del traffico;
  • allertamento delle forze locali;
  • organizzazione per interventi immediati, con squadre allertate, in caso di interruzione di energie elettrica e di smottamenti e/o frane;
  • allertamento dei Vigili Urbani di Viareggio per le predisposizioni del caso nella eventualità di

ricovero di parte della popolazione in alberghi della Versilia;

  • impiego del volontariato sanitario e socio-assistenziale;
  • censimento, allertamento e coordinamento (in caso impiego) del volontariato tecnico-logistico;
  • specifica assistenza per gli anziani ed i bambini.

Successivamente la Prefettura, a conferma delle molteplici direttive a suo tempo emanate ed a richiamo delle prescrizioni riportate nei piani (provinciali e comunali), raccomanda (a mezzo messaggio) a ciascun Sindaco, nell’ambito delle proprie competenze, di attivare il piano di emergenza per quanto attiene tra l’altro al reperimento ed alla disponibilità dei seguenti strumenti di pronto soccorso:

  • medici ed attrezzature sanitarie;
  • ambulanze ed infermieri;
  • imprese dotate di mezzi pesanti di escavazione, trasporto e ripristino viabilità con relativi operatori e manovratori;
  • predisposizione luoghi atterraggio elicotteri;
  • luoghi dove concentrare affluenza forze soccorso.

Il Prefetto conclude raccomandando l’osservanza di tutto quanto previsto nel predetto piano di protezione civile. Ovvero del piano provinciale di protezione civile redatto dalla Prefettura di Lucca nel 1982 e più volte provato a tavolino.

In sintesi la Prefettura di Lucca, considerando possibile un terremoto senza vittime e con pochi danni alle persone, si prepara a far fronte ad una emergenza che avrebbe interessato in particolare:

  • l’assistenza alla popolazione;
  • la viabilità;
  • le esigenze sociali proprie delle Unità Sanitarie Locali.

Anche ai rappresentanti della Regione Toscana e della Amministrazione Provinciale, giunti a Lucca nella tarda serata del 23, in Sala Operativa, il Prefetto di Lucca illustra i propri intendimenti e raccomanda a ciascuno l’assolvimento dei compiti di competenza, con particolare riferimento alla viabilità ed alla sanità.

Durante la suddetta riunione viene anche deciso che la Regione Toscana proceda, con squadre di tecnici, alla ricognizione di vulnerabilità delle vecchie costruzioni dei paesi interessati all’allarme.

Il Prof. Barberi, geologo della Commissione Grandi Rischi e trasferitosi da Pisa a Lucca nella tarda serata del 23 chiarisce la interpretazione dell’allarme e prepara delle norme di comportamento che vengono distribuite alle popolazioni nella giornata del 24 gennaio.

Sono stati direttamente allertati ed impiegati dalla Prefettura:

  • I Radioamatori del servizio OM-CER e gli appassionati CB del FIR-SER (con i compiti previsti nel piano provinciale);
  • Le tre sottosezioni della Croce Rossa Italiana. Per queste ultime, per coordinare l’impiego con le Misericordie, le Croci Verdi ecc., il Prefetto affida all’Avv. Bicocchi dell’Amministrazione Provinciale, il compito di procedere all’allertamento ed all’impiego tenendo a base il criterio di assicurare la presenza di almeno una autoambulanza presso ciascun Comune compreso nella fascia di rischio.

ESERCITO

Il Comando Regione Militare Tosco-Emiliana intanto, a seguito dello Stato di allertamento disposto dal Ministro per il coordinamento della protezione civile, invia nuclei di collegamento presso ciascun Comune interessato e, aderendo alle richieste della Prefettura – a cui compete la direzione degli interventi

– fornisce nelle 48 ore agli stessi Comuni, le cucine rotabili per la confezione e distribuzione di pasti caldi. L’ufficiale di collegamento tattico inviato dal Comando Presidio Militare di Lucca, fin dalla costituzione del C.C.S., assume il compito di coordinare gli interventi delle FF.AA. sulla base delle richieste del Prefetto ed in relazione alle disponibilità dell’Esercito.

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE

Il Rendiconto del Servizio Protezione Civile dell’Amministrazione Provinciale di Lucca dispone quanto segue:

23 gennaio

ore 21 Il responsabile del Servizio Protezione Civile (S.P.C.), dr. Lumbrici, si mette immediatamente in contatto con la Prefettura, dando la reperibilità e mantiene contatti telefonici con il Presidente della Provincia, dr. Cima, e con il Presidente del Comitato Provinciale di studi per la Protezione Civile dell’Amministrazione Provinciale, Avv. Giuseppe Bicocchi.

Ore 21 / 24 Il responsabile del S.P.C. allerta le Associazioni di Volontariato più rappresentative ed alcuni insegnanti delle Scuole.

24 gennaio

ore 00 / 02 Il responsabile del S.P.C. mantiene contatti telefonici con l’Avv. Bicocchi che nel frattempo si è recato nella Sala Operativa della Prefettura, essendo incaricato dal Prefetto di coordinare il Volontariato. L’Avv. Bicocchi provvede come prima necessità ad inviare nelle zone interessate dei presidi sanitari di pronto intervento.

Ore 0l / 08 Su indicazione dell’Avv. Bicocchi, giungono presso le Sale Operative dei Comuni interessati i mezzi e le squadre delle Associazioni più rappresentative.

Ore 08 Incontro in Provincia tra l’Avv. Bicocchi e il dr Lumbrici in cui viene concordata l’organizzazione della Sala Operativa della Provincia per il coordinamento del Volontariato, funzionante 24 ore su 24 (i numeri telefonici dell’emergenza sono: Centralino 91931 – Emergenza in genere 55241 – Emergenza solo Volontariato 56790 – Emergenza solo strade 56002, Sala operativa del Volontariato 91931 interno 275.

La sala operativa viene organizzata con turni di 8 ore fra dipendenti dell’Amministrazione Provinciale e Volontari delle Associazioni della provincia.

Ore 09 / 13 Compiti assolti dalla Sala Operativa:

  • coordinamento delle risorse (dati sulle Associazioni di pronto intervento già sul territorio e dati sulle Associazioni in allerta e disponibili per varie emergenze;
  • collegamento con la Prefettura a mezzo telefono e a mezzo portatile CB-SER (per rispondere alle

richieste delle risorse);

  • segnalazioni delle disponibilità agli Uffici competenti (Prefettura, Comuni);
  • segnalazioni alle Associazioni di Volontariato delle richieste dei Comuni e delle Prefettura;
  • informazioni alla popolazione (in particolare alle Scuole) a mezzo comunicati radio in diretta (Radio Lucca – Radio 2000 – Radio Babilonia – Radio Fornaci One).

Indicazioni date alle Associazioni:

  • partire SOLO su indicazione della Prefettura, Comuni o Provincia;
  • segnalare l’evoluzione degli interventi e delle risorse;
  • mettersi a disposizione delle Sale Operative dei Comuni interessati. Ore 13

Rapporto del S.P.C. alla Giunta Provinciale sulla situazione attuale con un piano particolareggiato (censimento delle forze di volontariato già sul posto, in allerta e disponibili per varie emergenze) da cui risulta che le zone interessate sono coperte dall’intervento o possibile intervento delle Associazioni (il metodo di lavoro è quello di creare dei canali di distribuzione di forze e non semplice trasferimento di forze senza che si sia verificata l’emergenza).

Ore 14 / 24 La Sala Operativa del Volontariato e l’Ufficio Protezione Civile dell’Amministrazione Provinciale sono funzionanti 24 ore su 24 in base ai turni predisposti. Vengono mantenuti costantemente contatti con la Prefettura (a mezzo portatile CB-SER) e con il Provveditorato agli studi. Vengono aggiornati i dati del censimento e finalizzati in base alle richieste dei Comuni e della Prefettura.

25 gennaio 1985: ore 12,30 E’ RISTABILITA LA NORMALITA’. AMMINISTRAZIONI COMUNALI

Le Amministrazioni comunali, già allertate dalla scossa di terremoto avvertita al mattino, avevano effettuato sopralluoghi alle Scuole ed agli edifici pubblici. Esse, in relazione alla situazione, avevano anche predisposto dei turni pomeridiani di presenza presso gli uffici tecnici comunali.

Il Comune di Bagni di Lucca, capo-zona della Media Valle, inoltre aveva contattato l’Istituto Nazionale di Geofisica ed aveva provveduto a trasmettere le notizie ricevute e le predisposizioni di reperibilità ai Comuni compresi nell’area geografica di competenza; aveva infine avvertito gli operatori del servizio emergenza radio per una eventuale utilizzazione.

Ore 14 – Il componente della Commissione di Protezione Civile di Bagni di Lucca, Enzo Lanini, chiede la convocazione della Commissione “perché venga diffusa copia dei dispositivi di emergenza ai componenti con le valutazioni sul terremoto”.

Il Sindaco, sentita la Prefettura e l’assessore alla protezione civile non ritiene necessario convocare la Commissione.

Dalle ore 19,45 alle ore 24 – Ricevuta la telefonata dalla Prefettura i vari Comuni, nelle persone dei Sindaci o dei dipendenti allertati, provvedono a riunire in Comune gli addetti alla protezione civile ed i componenti dei Comitati Comunali di Protezione Civile.

Superati dalla notizia trasmessa dalla TV di Stato, i Sindaci provvedono a:

  • definire i locali sicuri dove installare la Sala Operativa Comunale o il Centro Operativo Misto (C.O.M.);
  • allertare le squadre comunali di intervento tecnico; installare posti di pronto soccorso;
  • far controllare il funzionamento dei mezzi tecnici comunali: gruppi elettrogeni, impianti sussidiari con particolare riferimento a quelli ospedalieri, gruppi antincendio, macchine operatrici
  • inviare nel centro e nelle frazioni un automezzo con altoparlanti per la diffusione di un comunicato del seguente tenore: «A seguito delle notizie pervenute dal Ministro della Protezione Civile, pur senza creare allarmismo alcuno, si invitano i cittadini che abitano case di vecchia costruzione ed in condizioni statiche non perfette, ad evitare, per quanto possibile, la permanenza in tali abitazioni per le prossime 24 ore»;
  • far conoscere alla popolazione i luoghi designati per ritrovo e pernottamento;
  • allertare le imprese in possesso di mezzi per la rimozione di materiale affinché predispongano i mezzi stessi per un eventuale intervento (pale meccaniche, ruspe, macchine operatrici, ecc.);
  • reperire pullman, brande e materassi per il ricovero di anziani e bambini.

In Coreglia, in particolare, vengono costituiti tre centri operativi in considerazione dell’ampiezza dell’area comunale: Coreglia capoluogo, Piano di Coreglia, Ghivizzano.

Man mano che le Guardie Forestali ed i Volontari del SER e del CER si presentano vengono assicurati i collegamenti alternativi in ambito locale (Comuni e frazioni; Comuni capi-zona e Comuni di area geografica; Comuni e Prefettura).

Particolare cura è inoltre posta per il controllo della viabilità a causa della pioggia torrenziale con forti raffiche di vento e del traffico stradale, specie nei punti più critici (traffico sensibilmente aumentato

ed in alcuni punti disordinato).

La Prefettura, intanto, ripresa la disponibilità dei collegamenti, sia per le reti alternative di Corpo Forestale, SER, CER e Forze dello Stato, segnala ai vari Comuni:

  • l’invio del nuc1eo interforze;
  • l’afflusso delle carrozze ferroviarie (di cui alcune, componenti un treno, sarebbero state riscaldate, altre, quelle isolate, potrebbero essere riscaldate a cura dei Comuni) che, per i tempi tecnici necessari a riattivare la linea Lucca-Aulla (di notte disabilitata) sarebbero giunte nella nottata;
  • la opportunità di assicurare bevande calde alla popolazione e di costituire le prescritte unità assistenziali di emergenza (U.A.E.);
  • la necessità di: sgomberare l’Ospedale di Coreglia, portare i malati degli Ospedali di Barga e

Castelnuovo Garfagnana (nelle aree sicure), l’invio di almeno una autoambulanza per ciascuno dei Comuni allertati utilizzando CRI, Misericordia, Croce Verde.

Dalle ore 01 del 24/1 alle ore 05 – I Sindaci, ripresi i collegamenti, prendono il controllo della situazione e, con il nucleo misto interforze, procedono ad organizzare un regolare servizio nei vari C.O.M. e ad assicurare i necessari:

  • interventi nel campo sanitario e socio-assistenziale;
  • controlli nei centri storici e nelle aree abbandonate.

Mentre i malati di Castelnuovo e di Barga vengono trasferiti, con l’utilizzazione di Volontari, dalle aree vecchie nelle infrastrutture nuove, quelli di Coreglia vengono in parte trasferiti nell’edificio scolastico ubicato alla periferia del paese e in parte, su decisione della Prefettura, presso l’Ospedale di Lucca dove il medico di guardia, avvisato, aveva provveduto ad allestire 50 posti letto.

Vengono comunicati alla popolazione, a cura dei Sindaci, la disponibilità di vagoni ferroviari e le notizie relative alla situazione.

Particolare preoccupazione si è avuta per le frane e per i livelli d’acqua dei fiumi:

  • per le frane i solleciti interventi dell’ANAS e del personale dell’Amministrazione Provinciale hanno assicurato la viabilità in ogni momento, ricorrendo anche a percorsi alternativi;
  • per i livelli dei fiumi, l’opera di svaso dell’ENEL, svolta con il continuo controllo sugli alvei ha permesso la riduzione del livello, senza inconvenienti.

Tali notizie passate di volta in volta ai Sindaci delle aree interessate, vengono da questi fatte conoscere alla popolazione.

Dalle ore 05 alle ore 12

Le Amministrazioni Comunali, dopo gli opportuni contatti con gli operatori e le forze locali provvedono a:

  • distribuzione colazione e successivamente pasti caldi con l’utilizzazione delle mense comunali e delle mense scolastiche;
  • richiedere il pane per quei Comuni nei quali i panificatori, per la scarsa sicurezza dei locali, non avevano provveduto a panificare;
  • distribuzione del volantino redatto dal Prof. Barberi della Commissione Grandi Rischi e fatto stampare dalla Prefettura di Lucca, contenente le norme di comportamento in caso di terremoto;
  • avvertire la popolazione della disponibilità di locali sicuri (preventivamente controllati da tecnici

inviati dalla Regione Toscana) e di autobus per il ricovero;

  • censimento di autobus da inviare nelle varie frazioni, di prefabbricati, medicinali, mezzi di sgombero, effetti letterecci, viveri e derrate in genere, gruppi elettrogeni per illuminazione di emergenza;
  • controllo delle disponibilità di posti negli ospedali dell’area limitrofa alla zona interessata all’evento calamitoso;
  • invio di squadre, dove necessario, per il rapido sgombero di frane e terriccio per assicurare in ogni

istante la viabilità;

  • schierare le forze giunte in loco (nuclei di collegamento dell’Esercito, CRI, Misericordia e Croce Verde);
  • redigere e far trasmettere alla popolazione notiziari sulla situazione;
  • affiancare con operatori comunali i tecnici del Genio Civile per il controllo della stabilità degli edifici pubblici e delle abitazioni più moderne.

Successivamente, con l’arrivo di altri autobus e di altre carrozze ferroviarie, ci si preoccupa della migliore sistemazione della popolazione per affrontare la seconda notte dell’emergenza.

Bagni di Lucca, previ contatti, invia all’Ospedale di Pescia un paziente abbisognevole di operazione di appendicite.

Messe in funzione le cucine da campo inviate dall’Esercito, si provvede alla distribuzione dei pasti caldi alla popolazione.

I Sindaci compiono ricognizioni presso le varie frazioni per assicurarsi della situazione degli abitanti. Alle ore 4 del 25 gennaio arriva in Castelnuovo Garfagnana un nucleo del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, richiesto dalla Prefettura di Lucca, particolarmente idoneo all’assistenza di anziani e bambini.

Alle ore 12, ricevuto il comunicato da Roma, la Prefettura di Lucca segnala ai Sindaci dei Comuni Capi- zona: «E’ ristabilita la normalità»; si sente però l’esigenza che siano proseguite le operazioni degli accertamenti tecnici in atto.

Si smobilita e si procede alla rimessa in ordine dei locali scolastici e di quelli di uso pubblico utilizzati. LA POPOLAZIONE

E’ l’unica protagonista che ha subito l’evento con dignità e lo ha affrontato con serenità. Dopo la scossa della mattina del 23 gennaio che aveva provocato l’affollamento delle vie e delle piazze dei vari Comuni, la popolazione aveva trascorso tranquillamente il pomeriggio.

A sera, a seguito della trasmissione televisiva (ed alcuni perché avvertiti dagli altoparlanti comunali), la popolazione è uscita dalle proprie case, incredula e per informarsi meglio.

I più si sono sistemati nelle autovetture; altri hanno abbandonato la zona portandosi verso parenti o amici. Nel complesso non vi sono scene di panico; vi sono invece resistenze ad accedere nei luoghi di ritrovo indicati dalle autorità comunali. Tutti comunque, con coperte, cappotti ed altro, si preparano a superare la notte fuori casa. Molti automobilisti raggiungono i distributori, fatti aprire dai Sindaci, per fare rifornimento di carburante.

Superati i primi momenti tutti i cittadini si mettono a disposizione delle Autorità seguendo i consigli che man mano venivano dati e dimostrando piena fiducia nella organizzazione di protezione civile locale.

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1 commento

  1. L’Italia deve seguire l’esempio del Giappone.Questo Paese è altamente sismico, ha terremoti frequenti e distruttivi, ma i danni alla fine sono contenuti. Ciò è dovuto alla politica intelligente di costrire da decenni rispettando criteri antisismici.Certo, prevedere per tempo i terremoti è ancora impossibile, ma seguire l’esempio nipponico giova molto. Il nostro Paese ha intrapreso questo cammino virtuoso ed è già qualcosa

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