8 dicembre, indetto sciopero dei commercianti: espressa volontà o imposizione dei sindacati?

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Uscito da poco il nuovo Dpcm, che prevede alcune restrizioni per il periodo festivo tra cui il divieto di spostamento fra Comuni il 25, 26 e 1 gennaio e il coprifuoco dalle 22 alle 7 a Capodanno. I ristoranti potranno lavorare a pranzo ma dovranno chiudere alle 18. Le attività commerciali invece resteranno aperte fino alle 21. Forte raccomandazione ad evitare ogni tipo di assembramento.

Ma già da domenica (6 dicembre), la Toscana è diventata arancione e i negozi hanno potuto finalmente riprendere la propria attività. Speranzosi in molti di alleviare almeno temporaneamente quel sintomo di gastrite cronica, altri hanno da ridere lo stesso. 

Quindi, fra tensioni e saracinesche ancora abbassate, oggi (8 dicembre), giorno dell’Immacolata e dell’albero di Natale, i sindacati Filcams Cgil e Uiltucs regionali hanno indetto uno sciopero del settore spronando i commercianti a tenere chiuse le loro attività nei giorni festivi in quanto: “Il lavoro nelle festività civili e religiose individuate dal contratto nazionale non è un obbligo – affermano –. Il lavoratore non può essere comandato al lavoro senza il proprio consenso”. Contrari anche quest’anno quindi, nonostante la crisi e un futuro a punto interrogativo. Di principi, pare, molto lontani da quella che oggi è la realtà dei fatti.  

Garantire il diritto alla festa è il fondamento di una democrazia evoluta, che non deve essere subalterna al consumo. No alle aperture nelle festività”, continua lo slogan.  

Per carità i momenti di festa sono importanti, la famiglia lo è di più, ma in molti hanno ragione di pensare che il lavoro in un periodo come questo sia sacro. Mesi interi di casse integrazioni mai pervenute, a lottare per una riapertura e adesso un’intenzione di sciopero priva di motivazioni consistenti. Perché questo è un periodo che purtroppo prevede dei sacrifici da parte di tutti: altra via non c’è stata data. Sacrifici anche ‘anti-contratto’ (passateci il termine).

A farne una questione di principio sono però, a quanto pare, più i sindacati che i commercianti stessi. Quest’ultimi intenti a trarre più vantaggi possibili da questo ‘lockdown light’, come si dice in Germania, in previsione della nuova divisione a colori post-feste che chissà quale esito ci darà. Criticati da tutti per un’idea che, in parte, non è stata loro, la maggior parte resterà comunque aperta

Certo che una democrazia si basa prima di tutto sulla libertà e non sul ‘consumo’, ma non possiamo dimenticare che molte persone hanno perso il lavoro e molte attività sono tutt’ora rischio visto l’inevitabile calo del fatturato. Una mossa fuori luogo dunque, perché i principi saranno anche giusti, ma a volte contano di più le circostanze, per natura, flessibili.

Foto da tripadvisor.it

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