Valentina Mercanti: “Il mio programma per le regionali? Potenziamento della sanità territoriale, rilancio delle eccellenze del territorio e sviluppo di un turismo intelligente”

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In vista delle prossime elezioni regionali, Lo Schermo ha deciso di intervistare i candidati che concorrono per un posto in Consiglio al fine di permettere ai cittadini lucchesi di conoscere i rispettivi programmi politici. A tal proposito abbiamo intervistato Valentina Mercanti – attualmente assessore del Comune di Lucca con delega alle attività produttive e allo sviluppo economico – che, oltre ad illustrarci le sue idee per il futuro, ci ha parlato delle recenti turbolenze nel Partito Democratico affrontando anche la questione dei rimborsi percepiti durante il lockdown dai consiglieri regionali in carica.

Valentina Mercanti, in caso di sua elezione quali istanze del territorio porterà in Regione e in che cosa consiste il suo programma?

Innanzitutto ci tengo a dire che quando parlo di territorio faccio riferimento all’intera provincia di Lucca, perché quando si va a ricoprire un incarico regionale si deve necessariamente pensare ad un’area vasta e di ampio respiro. Una delle mie priorità – anche in virtù di ciò che è successo nel periodo Covid – è quella legata al potenziamento della sanità territoriale. Un altro tema a cui tengo particolarmente, poi, è quello della prevenzione rispetto all’uso di alcool e droghe e all’attenzione per le malattie e per le nuove fragilità mentali: io credo molto nella prevenzione, perciò questi saranno ambiti che avrò davvero a cuore. Oltre a questo, i temi economici saranno tra le mie priorità: presterò particolare attenzione, infatti, al settore delle infrastrutture, che è uno dei primi fattori ad incidere sullo sviluppo economico di un territorio. Poi – anche per il ruolo che ho ricoperto fino ad ora nel Comune di Lucca – penserò al mondo dell’agricoltura, dell’artigianato e dei commercianti. A tal proposito ritengo che sia necessario un importante lavoro di valorizzazione della nostra enogastronomia, dei nostri prodotti tipici e dei nostri artigiani, perché in questo ambito non è solo l’area fiorentina ad avere delle eccellenze: la nostra città non ha niente da invidiare ad altre zone della Toscana e perciò vorrei che tutto il territorio della Lucchesia acquisisse un ruolo centrale all’interno della costa tirrenica. Quando parlo di questo mi riferisco, ovviamente, anche alla necessità di sviluppare un turismo intelligente e diffuso: noi dobbiamo essere bravi a fare in modo che i turisti vengano qui non solo per la città di Lucca, ma anche perché siamo in una posizione strategica a livello regionale. I turisti devono venire perché abbiamo il mare, abbiamo i monti, abbiamo le colline, abbiamo le ville e abbiamo la città d’arte. E dobbiamo essere bravi a tenere questa gente nel nostro territorio per più giorni. E sa com’è possibile raggiungere questo risultato? Soltanto con una promozione pensata ed integrata, che preveda mare, monti e città. Perché se io vado in Cina – come mi è successo – non posso limitarmi a parlare soltanto della nostra bella Piazza Anfiteatro, ma devo promuovere tutto ciò che il nostro ricco territorio offre. Quindi, in definitiva, per me i temi centrali saranno quelli appena elencati, con un’attenzione particolare ai giovani, al lavoro e al trasporto.

Talvolta i cittadini lucchesi si sentono lontani – e non solo metaforicamente – dal capoluogo di Regione: il treno che collega Lucca a Firenze impiega un’ora e cinquanta minuti per arrivare a destinazione, poco meno di quanto ci impiegava 75 anni fa. Lei lo sapeva questo? Vuole prendersi, in questa sede, un impegno formale per cercare di migliorare la situazione?

Lo sapevo perché, ovviamente, anche io ho studiato a Firenze e ho fatto la pendolare. Quindi, purtroppo, so bene cosa vuol dire avere il pullman allo stesso orario del treno. So bene cosa significa stare in coda a Peretola se perdi il bus. Devo essere onesta, in questa consiliatura su questo tema è già stato fatto tanto: il raddoppio del binario fino a Montecatini oggettivamente è una bella conquista e, grazie a questo, il tempo di percorrenza dovrebbe ridursi e scendere intorno ad un’ora e un quarto di viaggio. È ovvio che su questo punto bisogna puntare i piedi per portare a casa anche il completamento del raddoppio del binario fino in Versilia, ma io non sono certo una che non batte i pugni sul tavolo quando è necessario. Mi sento di prendere tale impegno perché credo veramente che questo sia un elemento strategico per il futuro, anche perché per gli spostamenti sul territorio vorrei meno macchine e più treni. In generale vorrei che fosse incrementato il ricorso al trasporto pubblico, che sia treno, autobus o quant’altro. E per fare questo, ovviamente, il servizio deve essere efficiente. Per quanto riguarda la generale sensazione di lontananza dall’Istituzione regionale, invece, credo che la cosa dipenda molto dai singoli rappresentanti politici. Io, per carattere, sono sempre raggiungibile. Sono raggiungibile sui social e il mio numero di telefono ce l’hanno praticamente tutti. Quindi, se sarò eletta, sarò un consigliere sempre presente, sempre a disposizione e sempre rintracciabile. Poi dipende anche dal cittadino, se ti vuole davvero cercare o meno. Ma, così come ho fatto fino ad oggi in Comune, se sarò eletta io sarò disponibile anche quando sarò a Firenze.

Nel suo partito c’è stata, di recente, una vera e propria spaccatura sulle nomine dei candidati per le elezioni regionali. Come mai? Cosa pensa di questa situazione?

Beh, sicuramente non fa mai piacere quando c’è una spaccatura e il Partito Democratico ne esce diviso. Penso che, comunque, il risultato complessivo sia quello di una lista fatta di persone molto autorevoli. I miei colleghi di Partito, infatti, hanno un curriculum di tutto rispetto e storie personali assolutamente significative. A mio avviso è venuta fuori una lista molto competitiva e credibile e, quindi, mi auguro che da qui si riparta verso un rinnovamento vero. Un rinnovamento che, quantomeno, permetta di uscire sui giornali in maniera meno divisa e divisiva. Ritengo che, al nostro interno, ci siano delle grandi potenzialità: siamo una comunità fatta di donne e di uomini in gamba, di amministratori che hanno dimostrato di essere davvero bravi. E credo che questo sia ciò che noi dobbiamo essere in grado di valorizzare. Dobbiamo porre l’accento su quanto abbiamo fatto e non sui problemi personali o sulle spaccature interne al partito, cose che ai cittadini interessano poco.

Lei a Lucca è l’esponente di punta di Area Riformista, e quindi della corrente che fa riferimento ad Andrea Marcucci. Alla luce delle ultime forti divergenze, ha ancora senso la vostra permanenza nel Partito Democratico?

Assolutamente si. Io mi sono iscritta al Partito Democratico e quella è stata la mia prima tessera. Quando è nato questo partito mi sono impegnata politicamente, ci ho creduto e ci credo ancora oggi. Credo in un partito aperto e plurale, una grande casa in cui tutti i pensieri possono convivere, anche se forse dobbiamo imparare a farli convivere un po’ meglio. Quindi si, a mio avviso la nostra permanenza nel partito ha ancora senso. Il PD è casa mia e, a meno che non mi buttino fuori, francamente non avrei nessuna intenzione di andarmene. Certo è che, appunto, il nostro partito deve essere la casa di tutti.

Pare che Stefano Baccelli – suo attuale padrino politico – abbia percepito circa €. 7.200,00 per rimborsi di viaggi mai fatti durante il lockdown. Se fosse vero, a fronte delle attuali difficoltà della gente, non è il caso di fare una seria autocritica?

Non ho padrini, al massimo ho riferimenti politici. Stefano Baccelli lo è, appunto, così come lo è Andrea Marcucci. Così come lo sono, ancora, Luca Menesini e Andrea Tagliasacchi. Credo che la storia dei rimborsi sia stata molto malgestita a livello di comunicazione. Entrando dentro la questione si è visto che si parla di rimborsi che sono riconoscimenti fissi di spese per l’esercizio del mandato che non potevano non essere riscossi dai consiglieri perché sarebbe stata necessaria un’apposita legge. Mi risulta che era già stato trovato un accordo per non usufruire di quei fondi ma che, anzi, era in previsione di devolverli al Consiglio Regionale per fare progetti legati alla ripresa post Covid. Purtroppo la cosa è uscita, probabilmente c’è stata una fuga di notizie che non è stata gestita bene e i consiglieri hanno fatto una brutta figura. Però conoscendo Stefano Baccelli – una persona che nella sua storia politica ha sempre dimostrato di essere intellettualmente molto onesta – io non credo che si sia appropriato di fondi che non gli spettavano. Così come credo che verrà fatto quanto i consiglieri si erano prefissati di fare.

Siamo in chiusura. Secondo lei, per queste elezioni, quali novità politiche, amministrative e legislative chiedono i cittadini lucchesi al Partito Democratico?

Io credo che i cittadini lucchesi non chiedano novità solo al Partito Democratico, ma le chiedano più in generale alle Istituzioni. Il primo problema che vedo oggi – che poi è ciò che veramente frena la ripresa economica e la ripartenza nel paese – è la burocrazia. È necessaria una forte semplificazione: sembra una banalità, ma non lo è. Ogni giorno lo vedo in Comune da amministratore, perché spesso la volontà politica viene prevaricata dai lacci e dai lacciuoli che il nostro sistema si è dato nel tempo. Ecco, credo che questa sia veramente la priorità tra le priorità, e i cittadini lo stanno chiedendo a gran voce. Se non alleggeriamo il sistema, qualsiasi amministratore – anche con la migliore volontà – purtroppo è costretto a frenare. I cittadini, inoltre, chiedono una sanità efficiente. Chiedono un trasporto pubblico locale che funzioni. Chiedono che ci sia un’attenzione al lavoro, ai giovani e agli anziani. Adesso, poi, sono emerse tutte le criticità di un tema di cui si parla poco: quello della disoccupazione femminile. Io non sono nota per essere una femminista convinta, ma i dati del Covid sono davvero impietosi. In questo periodo ci sono stati circa 30.000 licenziamenti di donne dovuti alla chiusura delle scuole. E quindi, benché la nostra sia una Regione in cui l’indice della qualità della vita è abbastanza elevato, credo che su queste partite debba esserci un’attenzione maggiore. Perché il lavoro deve essere un diritto e perché, se vogliamo che questo torni ad essere un Paese in cui si fanno figli, un servizio come l’asilo deve essere assolutamente garantito. Inoltre, considerando anche il progressivo invecchiamento della popolazione, anche il tema della sanità e della cura della persona deve essere trattato con estrema attenzione. Un altro tema che a me è molto caro – e che ha risvolti importanti su tutto ciò che ho appena detto – è quello dell’innovazione. Perché? Perché puntare sull’innovazione significa risparmiare in termini di costi e migliorare la qualità della vita di tutti noi! Io non sono tra quelli che hanno paura e che vivono la tecnologia come un elemento che fa concorrenza al lavoro. Credo, anzi, che siamo in una fase di grande cambiamento. Credo che, con molta onesta, franchezza e coraggio, quel cambiamento si debba cavalcare tutti insieme. Perché solo così salveremo sia le nostre imprese che il nostro sistema di Welfare: un sistema che tutto il mondo ci invidia, e in Toscana in questo siamo davvero un’eccellenza. Però, dato che quell’eccellenza costa, dobbiamo combattere per mantenerla e trovare il modo per riuscire a migliorare la nostra qualità di vita.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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